AttualitaDall'Italia

Coronavirus in mare, fare il bagno sarà sicuro? E in piscina? Le risposte

Il 4 maggio, data fissata per iniziare la fase 2 si avvicina. L’estate, quella che siamo abituati a pensare con lunghi bagni in mare e tintarella sulla spiaggia è dietro l’angolo. Ma la prossima estate potremo fare un bagno al sicuro da Covid-19? Potremo immergerci in tranquillità? E che cosa succede se ci si soffia il naso dopo una banale immersione o se ci si schizza in acqua giocando? L’Istituto Superiore di Sanità e il ministero della Salute con la consulenza della Società Nazionale di Salvamento, presieduta dal professor Giuseppe Marino fondata 150 anni fa a Genova, che da una decina d’anni si occupa anche di medicina di balneazione, stanno studiando un piano ragionato su come poter aprire le attività balneari con regole che verranno poi dettate dal governo.

Operazione bagno sicuro

Il mare non è di per sé contaminato dal coronavirus: se Sars-CoV 2 è in mare è perché ce lo porta l’uomo. Ma se c’è bassa concentrazione come appunto in mare,le capacità infettanti sono estremamente ridotte. In mare aperto quindi, così come lungo i litorali non adiacenti a sversamenti, il bagno è sicuro. «Il virus è infatti presente a livello critico solo nelle aree marine adiacenti allo sversamento e nelle acque reflue di scarichi organici a causa della trasmissione fecale, proprio come succede per altri virus e batteri» spiega Alfredo Rossi, medico e direttore sanitario della Società Nazionale di Salvamento . Questo vuol dire che si può fare il bagno in tranquillità, ma attenzione a evitare queste zone «pericolose» in genere ben visibili e segnalate

RNA virale nelle reti fognarie di Roma e Milano

A conferma della presenza del virus nelle acque reflue c’è uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità che ha rilevato RNA virale del nuovo coronavirus in alcuni campioni raccolti nelle reti fognarie di Roma e Milano. Materiale genetico che i ricercatori ritengono utile come «spia» per intercettare in modo non invasivo la presenza di focolai epidemici. «Aver trovato RNA virale, che quindi non necessariamente rappresenta un virus infettivo, nelle acque di scarico è un risultato che non sorprende e non implica alcun rischio per la salute umana» chiarisce Luca Lucentini, direttore del Reparto di Qualità dell’Acqua e Salute dell’Iss .

Nuotare distanti

La questione della persistenza del coronavirus in acqua e, in generale nelle acque destinate alla balneazione, è dibattuta e attualmente allo studio. In letteratura esiste un solo studio olandese che dimostra la persistenza di Sars CoV 2 nelle acque nere ai quali si associano altre piccole indagini svolte in Massachusetts, Australia e Francia Ma come regolarsi quando si nuota? «In acqua la trasmissione virale da un individuo portatore a uno sano non avviene attraverso l’acqua stessa – precisa Alfredo Rossi – ma attraverso l’aria espirata e il contatto umano qualora i due nuotatori si trovassero troppo vicini. Una persona infetta infatti può rilasciare il virus nella fase espiratoria mentre nuota. Ma è molto probabile che il virus non sopravviva perché la carica virale si disperde velocemente grazie anche all’azione delle correnti, dei raggi ultravioletti e grazie alla salinità dell’acqua che crea per il virus un ambiente sfavorevole. Il mare ha un potere auto depurante enorme». Mantenere le distanze in mare è dunque importante (e possibile visti gli spazi) proprio per evitare il contagio esattamente come accade fuori dall’acqua attraverso tosse, starnuti e respirazione ravvicinata.(corsera)

Mostra Altro

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button