Archeologia e storia del territorio gelese

Mostra di Ulisse: la nave è arrivata, ma i reperti trasferiti a Caltanissetta?

Alla conferenza di presentazione della mostra sul mito di Ulisse, tenutasi ieri mattina a Bosco Littorio, al tavolo come relatori erano presenti il Presidente della Regione Nello Musumeci, l’assessore Alberto Samonà , il direttore del parco archeologico di Gela, Architetto Luigi Maria Gattuso, la soprintendente di Caltanissetta architetto Daniela Vullo e il sindaco di Gela Lucio Greco. Il primo a prendere la parola è stato proprio il primo cittadino, che dopo aver ringraziato le autorità presenti ha speso qualche parola sulla mostra, sul rilancio turistico della città e della ricchezza del suo patrimonio storico-archeologico, con sollecitazione alle autorità presenti a continuare le ricerche per portare alla luce quanto ancora il sottosuolo della città conserva. L’avvocato Lucio Greco, in un breve passaggio, parla dell’industrializzazione e della monotematica attenzione della classe dirigente gelese verso questo settore come probabile causa della mancata considerazione del patrimonio storico e culturale della città.

Il nostro sindaco si ricorda dei reperti gelesi presenti nei “musei nazionali, europei ed internazionali ” dimenticando quelli regionali e soprattutto quello di Caltanissetta in cui migliaia di reperti del museo di Gela sono stati “temporaneamente” trasferiti e lì sono rimasti da oltre vent’anni, in molti casi finendo direttamente nelle vetrine del museo nisseno. Il primo cittadino conclude il suo intervento parlando del rilancio turistico, mai culturale però, rivolto in primis alla collettività locale, la prima questa, oltre ai turisti, ad avere estremo bisogno di contenitori culturali e di vedere in loco valorizzare il suo patrimonio storico. Il sindaco conclude con una frase lapidaria: “non abbiamo più alibi“.

Avrebbe dovuto il primo cittadino fare un’accenno a questi reperti, oltre 900 cassette, più tutti quei reperti rinvenuti negli ultimi anni in città che rimangono nei depositi della soprintendenza di Caltanissetta, reperti mai restituiti alla fruizione dall’ente in questione attraverso il nostro museo, cosa che ha sempre e puntualmente fatto la soprintendenza del mare. Il nostro sindaco recentemente, in tema di sanità, ha stigmatizzato l’attività della cittadinanza attiva , non condivide il clima di “denunzia” , base di ogni sistema democratico , ed è forse per questo che ha completamente snobbato ogni campagna di sensibilizzazione messa in atto dalla cittadinanza per ottenere la restituzione dei reperti di Gela trasferiti a Caltanissetta e in parte in altri enti museali siciliani.

Molto simili i contenuti, dell’intervento del presidente della Regione Nello Musumeci, soprattutto per quello che riguarda le responsabilità dell’industrializzazione “La folle industrializzazione che ha contaminato Gela alla fine degli anni cinquanta e gli inizi degli anni sessanta , avesse oscurato o reso impossibile un futuro di cultura o città d’arte “, lo stesso dimentica che è recentissima, presa in tempi che hanno scavalcato qualsiasi ostacolo burocratico, la decisione del suo governo di trasformare in collettore di rifiuti provenienti da tutta la Sicilia la discarica di Timpazzo e di proporre Gela come sede di un’impianto per la trasformazione e il riciclo dei rifiuti.

Il presidente lamenta i criteri espositivi del museo, vetusti ed obsoleti e poco attrattivi, propone inserimenti tecnologici nel percorso espositivo, 3D e roba simile, perché no delle macchinette mangiasoldi, garantirebbero una certa affluenza di visitatori. Normale che un percorso espositivo vada rinnovato, innanzitutto ripristinando l’originario assetto espositivo del museo, ideato su rigorosi principi storico- scientifici stravolto dall’inspiegabile trasferimento a Caltanissetta voluto dalla dottoressa Rosalba Panvini.
Funzione principale dei musei è quello di illustrare la storia attraverso le testimonianze materiali, nel nostro caso abbiamo reperti del territorio contestualizzati in maniera assurda al museo di Caltanissetta. La tecnologia aiuta sicuramente, ma sarebbe opportuno almeno riprendere l’aspetto estetico del museo , da oltre un anno lasciato deturpato dai lavori di demolizione del vecchio ampliamento, non è certo una bella cosa nemmeno in termini di estetica e decoro urbano.
Hanno preso la parola dopo il presidente, sia la soprintendente che il direttore del parco, la prima che per quanto riguarda il ritorno dei reperti ha già detto che nelle disponibilità dell’ente da lei diretto, ci sono solo una ventina di cassette, solo materiali da studio, il secondo in una recente intervista ha dichiarato che al museo di Caltanissetta non ci sono reperti del museo di Gela, aggiungendo che qualora se ne dovessero incontrare, questi rientreranno al museo di Gela.
Dove sono i materiali delle oltre 900 cassette trasferiti a Caltanissetta?
Molto semplice: la gran parte esposti nel museo del capoluogo, cosa innegabile e già ampiamente dimostrato. Il direttore del parco a questo punto deve mantenere la promessa fatta pubblicamente iniziando a mantenere  proprio uno di questo reperti che da Caltanissetta è stato portato a Gela in occasione della mostra, si tratta di un cratere attico a figure rosse proveniente da Vassallaggi, storicizzare un tempo esposto ed inventariati nel museo di Gela. All’architetto Gattuso non sarà difficile verificare attraverso il numero di inventario, 9242, la veridicità di quanto detto e di agire di conseguenza trattenendo a Gela questo reperto, in attesa che arrivino tutti gli altri reperti trasferiti in barba ad ogni principio di storicizzazione , e musealizzazione, ed ai criteri della corretta contestualizzazione territoriale e scientifica dei reperti.
Conclude la conferenza di presentazione l’assessore Samonà, protagonista di clamorose, nonché giustissime, restituzioni da musei siciliani ad altri musei regionali, oltre al noto caso di restituzione di un frammento del fregio del Partenone, conservato al museo Salinas di Palermo, al museo dell’acropoli di Atene. Sono tanti i reperti trasferiti dal museo di Gela, suscettibili di restituzione escludendo i materiali gelesi che storicamente compongono le collezioni di altri musei siciliani, l’assessore Samonà ad oggi non si è mai occupato del caso Gela però. L’erma in bronzo conservata a Ragusa, frutto di un madornale errore scientifico, come proveniente da Gela, non da Camarina come segnalato nel museo di Ragusa, ancora resta a Ragusa e perpetua l’errore scientifico e di contestualizzazione, nonostante da anni sia stata riconosciuta la provenienza da Gela.
Questo reperto, simbolicamente , basandosi sul solo concetto di ritorno, tema principale dell’odissea, sarebbe dovuto rientrare in questa occasione, qualcuno potrebbe affermare che non è un reperto in tema con la mostra, qualcuno potrebbe però replicare che molti dei reperti in mostra, per loro natura interessanti e meritevoli di ammirazione, non sono proprio così intimamente legati al mito di Ulisse, con l’aggiunta di molti altri reperti , gelesi, tema che tratteremo in un’altra occasione, perfettamente pertinenti al tema della mostra ed ignorati.
Si è parlato tanto in questa conferenza di rilancio turistico, di occasioni perse del passato, di responsabilità, ommettendone la gran parte, di posti letto, di attività febbrili e titaniche per arrivare all’organizzazione dell’evento, ma nessuna parola è stata spesa riguardo l’ingiustizia e la mortificazione subita dalla città, unico museo al mondo smembrato , in tempo di pace, a favore di altri musei, soprattutto quello di Caltanissetta. Tra tutti i ritardi ed i rinvii, consapevoli dell’inadeguata , se non assente , campagna promozionale della mostra e sul sospetto che sotto l’aspetto scientifico non sia stato fatto il massimo , ci auguriamo sinceramente che la mostra abbia successo e che serva a colmare in parte il debito di immagine della nostra città. Riparta metaforicamente la nostra città insieme alla sua antica nave, oltre 30 anni per essere , ancora parzialmente, ammirata, un’odissea vera . I gelesi devono pretendere ancora altro, i reperti trasferiti in primis, che per quantità, valore storico e artistico rappresentano solo un patrimonio paragonabile alla nave arcaica.
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