Archeologia e storia del territorio gelese

GELA LA NEW YORK DEL MEDITERRANEO. LA CULTURA, IL TEATRO E LE SARDE A BECCAFICO.

La visione della terza puntata del documentario animato “Gela antica. La New York del Mediterraneo”, come le precedenti, oltre a non riuscire ad entusiasmare, si caratterizza per una serie di errori grossolani nel racconto della storia di Gela, errori che producono preoccupazione solo all`idea che questo contributo sia stato ideato a scopo divulgativo con occhio particolare alle scuole.

EUCLIDE MATEMATICO

Il primo punto da trattare e quello su Euclide matematico. Sulla sua vita non esistono fonti dirette, non si conosce nulla, perfino l’epoca della sua nascita è incerta, gli studiosi ritengono plausibile sia vissuto intorno al 300 a.C e molti degli aneddoti che lo riguardano, possono essere considerati poco, o per nulla, realistici. Nel groviglio delle opinioni e delle congetture, qualcuno si è spinto addirittura a dubitare della sua stessa esistenza.

La notizia che vuole Euclide nato a Gela, proviene da fonti relativamente recenti, se confrontate con l’epoca in cui ipoteticamente visse il matematico e recentissima per quello che riguarda la sua diffusione in ambito cittadino. A molti gelesi dispiacerà sapere che questa notizia è frutto dell’enorme confusione creatasi già in antico, proseguita poi nel medioevo, per poi subire riadattamenti e aggiustamenti, spesso senza una corretto esame filologico ed arrivando a conclusioni estremamente sbrigative, dal XV secolo ai nostri giorni.

Anche con tutti limiti in materia filologica, campo di ricerca complicatissimo per i profani, proveremo a ripercorrere le tappe di questa storia, augurandoci di non sbagliare troppo su autori e date, riportando, per quanto possibile la correttezza di contenuti.

Uno dei dati più antichi, per dirimere la questione su Euclide nato a Gela, lo fornisce lo storico Diogene Laerzio (Vita di Platone), che generalmente si ritiene sia vissuto a cavallo tra il II e il III secolo d.C . Il passo è il seguente: “Euclide proveniva da Megara , presso l’istmo , o da Gela, secondo alcuni“. L’Euclide citato in questo passo, non è L’Euclide matematico, ma L’Euclide filosofo, detto pure Euclide il Socratico, a prova di ciò, nell’opera di Diogene Laerzio, non ci sono riferimenti ad attività di matematico, ma tutto si limita all’ambito filosofico. L’Euclide in questione è ritenuto il fondatore della scuola filosofica di Megara.

Nel medioevo, questo passo storico, verrà interpretato male e accentuerà la confusione, che aumenterà ulteriormente dal XV secolo in poi, tra le figure di Euclide di Megara, il filosofo e l`Euclide matematico. Occorre dire, che in precedenza, fonti arabe indicavano come luogo di nascita di Euclide matematico, la città di Tiro, nell’attuale Libano. Giorgio Valla , nel XV secolo, lo definisce “Siculus”, circa un secolo dopo, con il Maurolico, siamo già alla “sicura” attribuzione di Gela come luogo di nascita di Euclide. In seguito, il dato è riportato da altri storici siciliani, Mongitore, Vito Amico, Candioto e Pizzolanti.

La diffusione moderna, limitata al solo ambito gelese, del dato storico che vuole Euclide come nato a Gela, è relativamente recente ed è da attribuire esclusivamente a storici locali. I punti che hanno portato, in ambito sempre strettamente locale, ad assegnare come certo luogo di nascita Gela, sono vari e spesso forniti in maniera un po’ affrettata, soprattutto attribuendo dignità di certezze assolute, a discutibili congetture. Il fatto che nessuna città greca abbia reclamato d’aver dato i natali ad una grande figura come quella di Euclide matematico, secondo gli storici locali è da attribuire al fatto che non fosse nato in Grecia. Poi si liquida immediatamente la notizia di fonte araba circa la sua nascita a Tiro, dicendo semplicemente di non credere a questa fonte, non proprio un approccio scientifico.  Per arrivare all’assoluta certezza, seguendo la linea adottata dagli storici siciliani dei secoli precedenti, che non potendo essere Euclide il filosofo “Siculus ” di Megara Hyblaea in Sicilia, ma di Megara in Grecia, il dato riferito a Gela si deve attribuire per forza ad Euclide il matematico.

Perchè non allora ad uno dei tanti Euclide tramandatoci dalle fonti antiche?

Le notizie fornite dagli storici siciliani, che hanno inizio dal XV secolo, vengono adottate come prova certa sul fatto che Gela può fregiarsi di avere dato i natali al grande matematico. Sempre ad autori locali, è da attribuire l’ipotesi che, in seguito alla distruzione della città, per mano dei cartaginesi nel 405 a.C, un Euclide bambino abbandono la città insieme alla famiglia, per fare quadrare i conti poi, si pensa che essendo vissuto almeno 90 anni (dato non riscontrabile in nessuna fonte storica antica) i conti tornavano.

Se volessimo, per assurdo, formulare una teoria speculare a quella degli storici locali, potremmo dire che l’Euclide filosofo , vissuto dal 435 a.C al 365. a.C , più compatibile con un’ipotetica fuga da Gela, avanzata dagli storici locali, potrebbe essere nato a Gela e non il matematico, Del resto la notizia più antica che abbina Gela ad Euclide e quella che riguarda proprio il filosofo.

Lo stesso tipo di ragionamento si può fare sulle fonti arabe che indicano Tiro, in Libano, o ad Alessandria, città in cui sicuramente visse e a cui spesso in letteratura è associato come Euclide di Alessandria. In teoria anche queste città possono vantarsi di aver dato i natali ad Euclide, sorgono pure fuori dalla Grecia.

Questa di Euclide gelese è una cosa ripetuta tante di quelle volte, che in ambito locale hanno finito per crederci in molti. Una cosa è sicura, nessun filologo serio potrebbe mai accogliere e mai ha accolto, questa tradizione, come mai è stata accolta l’assurdità sostenuta dai Licatesi, che vogliono il sito dell’antica Gela a Licata, convinzione ancora viva nonostante la disarmante evidenza.

Un breve accenno, sempre in tema di rivendicazioni e teorie, non proprio basate su corretti metodi di analisi storica, sono le dispute scatenatesi in passato tra i centri di Caltagirone e Piazza Armerina riguardo alla paternità del sito dell’antica Gela, formulando in alcuni casi, interpretazioni folli.

Nel campo delle ipotesi si può fare e dire quello che si vuole, ma un cartone animato nato con l’obbiettivo della divulgazione storica, soprattutto da diffondere nelle scuole, dovrebbe discriminare le tradizioni locali basate solo sull`approssimazione, tanto raccontate da essere entrate nell’immaginario e nel sapere collettivo, dal reale dato storico che una ricerca seria può fornire.

TIMAGORA FILOSOFO E MATEMATICO

Andando avanti con gli incontri, nel cartone animato ecco apparire la figura di Timagora, definito nel contributo animato, filosofo e matematico.

Siamo sicuri che si tratti di un matematico? Viene tramandato che Timagora fu allievo di Teofrasto e Stilpone.

Questa notizia ci viene fornita ancora una volta da Diogene Laerzio, il quale, non dimentichiamolo, ha scritto solo in riferimento ad Euclide di Megara filosofo e non del matematico, aggiunge: “Stilpone di Megara di Grecia fu alunno di alcuni dei seguaci di Euclide, secondo altri dello stesso Euclide“.

Cosa possiamo dedurre da ciò? Stilipone di Megara è nato nel 360 a.C, ed è stato allievo di Euclide, ma di quale Euclide? Del matematico nato intorno al 300 a.C, cosa improbabile e anacronistica, oppure più correttamente dell’Euclide Socratico nato nel 435 a.C e filosofo?

Ecco spiegato il perché Timagora non è stato tramandato dalle fonti come matematico, perché non lo era. Questo non significa che non avesse appreso nozioni di matematica, ma era conosciuto solo per essere un filosofo. L’errore, di abbinare Timagora ad Euclide matematico, non è cosa rara se si considerano i contenuti di alcuni siti in rete, ma in filologia questo è un’abbinamento impossibile. Quanta confusione può creare una omonimia.

Il cortometraggio animato, presa per buona l’idea che Timagora fosse un matematico, oltre che filosofo, pone l’interrogativo di come mai tanti matematici vissero a Gela. La circostanza viene giustificata con il fatto che: “una potenza navale, commerciale e agricola, aveva bisogno della matematica e della geometria“.

Deduzione plausibile, ma lo è altrettanto quella delle competenze dirette degli agricoltori e dei marinai, che per molta parte del loro lavoro potevano provvedere con l’esperienza, certo sempre basata su principi matematici, ma sugli stessi principi si può basare pure un analfabeta per contare il denaro o la quantità in chili o in litri di un prodotto.

Un agricoltore sapeva benissimo, attraverso soprattutto la sua diretta esperienza, quanta parte del raccolto doveva trattenere per le future semine e quanto poteva destinare al consumo.

Un carpentiere attento, non teneva accanto un matematico ogni volta che era impegnato nella costruzione di navi, aveva un bagaglio di conoscenze accumulato con l’esperienza, sempre sulla base di calcoli ed ovviamente, non è possibile ipotizzare, che ci fosse un matematico ogni volta che andava caricata una nave.

Alla potenza navale, commerciale ed agricola, sarebbe meglio sostituire la definizione di città inserita in importanti rotte commerciali, con conseguente traffico marittimo, non come potenza navale, le potenze navali nel mediterraneo antiche erano ben altre e tutte ampiamente documentate, documentazione che per questo tipo di attività manca quasi totalmente per Gela, cosi come per altre realtà del mondo antico, questo non toglie che ogni città avesse una sua marineria, ma non è proprio corretto definire potenza navale ogni città inserita in un`ampia rete di scambi commerciali.

Anche tenendo per buono il fatto che Gela avesse estremamente bisogno di matematici, questi non sarebbero potuti essere, ne Timagora, ne Euclide matematico. Ammettiamo anche per un solo momento che Euclide il matematico fosse di Gela , quale contributo potrebbe aver dato a tanta “potenza” se già piccolissimo abbandona la città. Tutto questo quadretto di matematici è accompagnato nelle illustrazioni ad un evoluzione di forme geometriche che variano da quelle di un vaso che ricorda un pallone da calcio e da stelle a cinque punte capovolte che spaziano dell’ambientazione animata.

L’ANFITEATRO

Appare ora il teatro, uguale a quello della puntata precedente, definito in quell’occasione “a forma di anfiteatro”, ora più correttamente definito a gradinata semicircolare, ma pur sempre un teatro su modello di quelli del I secolo a.C, incompatibile con un qualsivoglia teatro greco esistente a Gela, la città cessò di esistere nel primo quarto del III secolo a.C.

ESCHILO ERA DI GELA?

In questa parte del cartone viene fornita un’informazione completamente errata, un errore gravissimo, si afferma che Eschilo fosse gelese. Eschilo era di Eleusi, in Attica, e passò solo gli ultimi anni della sua vita a Gela, dove poi, intorno al 456 a.C. mori. Davvero incomprensibile un’errore del genere.

ARCHESTRATO E SARDE ALLA BECCAFICO.

Completato il ciclo narrativo sul teatro, è arrivato il momento di incontrare Archestrato, compositore di quello che è considerato il primo poema di argomento culinario, la Hedypatheia.

Vediamo il nostro Archestrato ad un certo punto seduto a tavola e su quello che sembra un foglio di carta, l’interpretazione è ovviamente soggettiva, inizia a scrivere, in italiano, quella che sembra la ricetta per lesarde alla beccafico“. La narrazione prosegue, appunto, subito dopo, con una singolare descrizione: “Grazie a lui (Archestrato), possiamo sapere cosa mangiavano gli antichi ,ad esempio sarde alla beccafico”.

Si passa poi alla descrizione della preparazione : “I pesci (sarde) venivano avvolti con le bucce di fico e messi a cuocere nella brace“. Consigliamo vivamente di non provare a casa un esperimento del genere, oltre alla dubbia combinazione di sapori, potrebbe rimetterci in reputazione il povero Archestrato.

In realtà Archestrato con le sarde a beccafico non c’entra nulla, ma nemmeno i fichi a dire il vero.

La ricetta delle sarde a beccafico, non “alla beccafico“, considerate piccole variazioni che si possono incontrare nelle diverse parti della Sicilia, utilizzando un chilo di sarde, è la seguente:

  • sarde ,come detto un chilo,
  • pangrattato 220 grammi,
  • 6 cucchiai di olio extravergine di oliva,
  • 100 grammi di uva sultanina,
  • 60 grammi di pinoli,
  • uno spicchio d’aglio,
  • un cucchiaino di zucchero,
  • un’arancia,
  • un pizzico di sale,
  • un ciuffo di prezzemolo,
  • pepe e alloro quanto basta

I fichi dove stanno? Semplicemente non ci sono.

Alle sarde, arrotolate intorno all’amalgama del pangrattato e degli altri ingredienti, viene fatta assumere la forma di un uccellino, il beccafico appunto.

Archestrato con i fichi e i pesci allora cosa c’entra? A differenza dell’interpretazione, inspiegabile, degli autori e dei consulenti storici del documentario animato, Archestrato non suggeriva né la polpa di fichi, ma bensì le foglie del fico, ne le sarde come pesce, ma l’amia, cioè la leccia. Ecco di seguito il passo dell’Hedypatheia in questione:

L’amia in autunno, quando son calate
Ver l’occaso le Plejadi apparecchia
Come ti piace: e perchè dir più oltre?
Quella guastare, se ne avrai pur voglia,
Tu non potrai. Ma se desir ti spinge,
O caro Mosco, di sapere il modo
Con cui vien più gustosa, io pur dirollo.
Nelle foglie di fico la prepara”.

Le ragioni che hanno spinto gli autori di questo lavoro animato, la cui diffusione è stata vivamente consigliata per le scuole dagli organizzatori del progetto “Gela le radici del futuro “, a formulare una cosa del genere sono incomprensibili.

Si passa velocemente all’inquadratura di una scena in cui si vedono uomini seduti a tavola a mangiare. La scena, più che un’ambientazione antica, sembra quella di un gruppo di amici seduti in trattoria, il corredo della tavola poi, nella sua composizione, priva di ogni elemento che caratterizzava la tavola antica , ricorda più un contesto moderno.

E` il momento di una sommaria descrizione della società greca antica, in cui si include anche quella di Gela, tra gli aspetti descritti vi è quello del ruolo della donna.

Dopo aver fornito l`elenco delle discriminazioni, a cui era sottoposta la donna nel mondo greco antico ,salta agli occhi l’immagine di una bancarella di insaccati, con accanto una ragazza in abiti d’epoca, con funzione di venditrice, che impugna un coltellaccio.

Gli abiti indossati ricordano molto un top femminile moderno ed una minigonna. La scena, con le dovute differenze di esecuzione stilistica, ricorda più un’ambientazione da fumetto di Manara che una scena che riproduce uno spaccato di vita quotidiana in antichità. Ai piedi della ragazza una cosa che dovrebbe essere un maialino ,vista la bancarella, ma che somiglia più ad un bull terrier. Una delle cose, oltre alla figura della ragazza, che colpisce di più, è la forma dei salumi, anch’essa più vicina alla modernità che al mondo antico, salsicce escluse.

Un prosciutto, cosa ci fa la riproduzione di un prosciutto come lo conosciamo oggi , esposto e messo in vendita all’aperto nell’antica Gela?

Partiamo dalla premessa, che nell’ampissimo panorama dell’arte figurativa greca, mai sono stati rappresentati prosciutti e salumi, lacerti di carne animale, parti smembrate di animali e scene di macellazione si possono trovare, ma di prosciutti, almeno per quello che riguarda lo scrivente, non sembra esserci traccia.

GLI SCHIAVI SI POTEVANO UCCIDERE?

Il video si conclude con la scena cruenta di un omicidio. Un padrone uccide un suo schiavo. Il commento alla scena animata è davvero laconico: “e i padroni avevano diritto di fare con loro qualunque cosa, compreso ucciderli”.

Le fonti antiche ci dicono altro. Già nel VII secolo a.C ad Atene, tra le leggi formulate da Dracone, vi era quella che puniva l’uccisione di uno schiavo. Non era prevista la pena capitale, ma l’accusa era di omicidio e se provata, poteva avere pesanti conseguenze.

Questa terza puntata di “Gela antica. La New York del Mediterraneo” , lascia le stesse impressioni delle precedenti, molti errori, molta confusione e una generalizzazione diffusa di modelli societari applicati trasversalmente a tutte le diverse realtà del mondo greco antico.

Alle tante cose in comune , corrispondevano altrettante differenze. Diversi sistemi di leggi, forme di governo che variavano da città a città e differenze nella gestione del potere politico ed economico, non era un mondo globalizzato. La città di Locri Epizefiri regolata da un sistema di norme fissato da Zaleuco, aveva una legge che stabiliva il divieto di possedere schiavi.

Le critiche a questa iniziativa, non sono dettate dal desiderio incontrollabile di confutare, ma dalla necessità di proteggere una storia, vera o verosimile, quando si parla di storia le certezze sono l’elemento più scarso di cui si dispone, una storia molto più grande e suggestiva di quella raccontata da questo cartone. Si ha l’impressione di un frequente ricorso all’esagerazione narrativa che nel computo del racconto risulta oltremodo stucchevole.

L’esasperazione epica degli aspetti legati alla guerra e all’opulenza, appare quasi maniacale e sfocia spesso in anacronismi imbarazzanti. Assurde associazioni tra produzioni moderne o del passato recente con le produzioni antiche, cotone e ,”olive conciate”, come si pretende di fare divulgazione in questo modo?

I gelesi, il cui desiderio atavico di riscatto d’immagine, trova pochi confronti, proiettano le loro speranze, su ogni cosa può far balenare un’idea di rivalsa.

Il Comune di Gela ha dato il patrocinio a questo progetto con entusiasmo e senza fare le giuste valutazioni, questo ad ogni modo non rappresenta una novità, unendosi al coro ,”i gelesi devono prendere consapevolezza della loro storia“, sarebbe questo il mezzo per raggiungerla? Questi i maestri?

Pure reazioni sui social, fatte attraverso semplici commenti che esprimono giusta disapprovazione, vengono marchiati come illazioni nei confronti di un serio lavoro scientifico fatto da “fior di professori,” peccato che non vengano mai nominati questo luminari.

Permette alla gente di dissentire, non biasimate chi giustamente non condivide certi contenuti ed esercita il suo diritto di critica. Una collettività non è un organismo piatto e accomodante su cui si può depositare di tutto. C’è gente stanca di vedere promuovere contenuti storici di un territorio e vedere contemporaneamente aree archeologiche, beni monumentali in abbandono e musei chiusi .

Molti trovano deprimenti certe idee : il paese pieno di fiorellini, offrire ai turisti e alle scolaresche la possibilità di viaggiare nel tempo risalendo a forza di remi il fiume Gela grazie al modellino di nave antica realizzato in materiali moderni, la creazione di un parco a tema cittadino ricostruendo la piazza di Gela greca ,con ragazzi e ragazze che si vestono in antichi costumi e artigiani che riproducono gli antichi mestieri, portare cavalli , mucche e galline , nelle vicinanze avere un ristorante che prepari i piatti di Archestrato, magari non quelli proposti nel cartone animato, negozi con le eccellenze agricole , per poi quando viene Natale mettere un bambinello ed avere così il presepe interattivo più bello del mondo.

MA CHE IDEE SONO QUESTE?  Nemmeno i palinsesti tv per coprire i buchi tra un programma all’altro oramai ricorrono a certe soluzioni.

Come annunciato dagli ideatori del progetto, la rete adesso è piena di messaggi positivi su Gela, l’algoritmo è stato addomesticato, non facciamo più piangere.

Il rischio adesso, tra rinoceronti, abitatori di loculi, grandi produttori ed esportatori in epoca greca di cotone e olive “conciate”, teatri a forma di anfiteatro, Archestrato padre delle sarde “alla” beccafico, piramidi sicule, Eschilo gelese, e tanto altro, rischiamo seriamente di fare ridere.

Aspettiamo la prossima puntata e complimenti sempre alla consulenza storica, vi siete superati, difficile fare peggio.

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