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La teoria filosofico-sociale del Gender spiegata dallo psichiatra Franco Lauria – video

Gela –  C’è una teoria che è entrata nella società postcapitalista. Viene percepita dai più, in maniera semplicistica come libertà di transitare da un sesso all’altro con disinvoltura, come espressione di assoluta autonomia dell’uomo che comanda su sè stesso e non obbedisce più a sovrastrutture vincolanti. Eppure la Teoria del gender è molto altro; un neologismo (prestito linguistico dall’inglese gender theory) coniato in ambienti conservatori cattolici negli anni novanta del XX secolo per riferirsi in modo critico agli studi di genere: chi fa uso di tale espressione sostiene che gli studi di genere sottendano un progetto predefinito mirante alla distruzione della famiglia e di un supposto «ordine naturale» su cui fondare la società. In sostanza l’espressione teoria del gender è un termine ombrello usato come parola d’ordine d’opposizione ai movimenti femministi e LGBT e alle lotte, rivendicazioni, saperi e teorie che tali movimenti hanno elaborato e prodotto.

Al gender (presentato a seconda delle occasioni come filosofia progressista, teoria sociologica o ideologia di sinistra) viene imputato di propagandare l’inesistenza di qualsivoglia differenza tra i sessi biologici, da ciò discendendo la variabilità del proprio sesso a piacimento. Tale costruzione mescola elementi propri della sociologia costruzionista (il genere e i ruoli sociali come costrutti della società), degli studi di genere, della teoria queer (il superamento del binarismo di genere), del femminismo (l’uguaglianza tra uomo e donna), e degli studi sul transessualismo (la differenza tra identità di genere e sesso biologico), finendo per disegnare un sistema di pensiero unitario che, invero, non appartiene né è propugnato da alcuno degli ambiti culturali e di ricerca citati. Altresì il termine teoria del gender è largamente usato (e denunciato) come espediente retorico al fine di prendere posizione contro i diritti LGBT e il femminismo, inferendo che i movimenti che propugnano tale teoria, benché eterogenei, nascondano una strategia politica unitaria.

In ambito accademico qualsiasi riferimento a teorie strutturate come anzi descritto – quando non esplicitamente presentate come «ideologia gender» – è generalmente considerato un tipico argomento fantoccio da leggere nel contesto di una teoria del complotto. In Italia il termine è usato talora con varianti quali teoria gender, ancora ideologia del gender, gender theory, gender ideology, ideologia del genere e ideologia di genere. Nei paesi anglosassoni, per riferirsi al fenomeno che in italiano viene denotato come «teoria del gender», si usò inizialmente un’analogia con l’espressione gender feminism, per poi adottare l’espressione “gender ideology” o talvolta anche “gender theory”, ma quest’ultima per dare un’indicazione letterale quando dal contesto è chiaro che non si riferisce al concetto anglosassone traducibile in “teoria del genere” .

Le refluenze socio-psico-economico che ci sono state e che ci potrebbero essere nel nuovo assetto sociale ci sono state spiegate dallo psichiatra e psicoterapeuta direttore dell’Area dipartimentale dei servizi psichiatrici di Gela, Franco Lauria, cofondatore del gruppo ‘No gender’ di Gela.

 

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