Attualita

Il Comitato ‘Fuori Caltaqua’ ci va pesante con il Commissario dell’Ato

La rabbia comincia a salire

Ecco la risposta del Comitato spontaneo ‘Fuori Caltaqua’ al Commissario dell’Ato

“Gentile Signora Panvini,

sul gentile siamo azzardati, perché ripercorrendo la sua storia professionale degli ultimi vent’anni lei non è stata molto gentile con il territorio di Gela….

Abbiamo letto con rammarico i contenuti della sua nota trasmessa in qualità di Commissario straordinario liquidatore dell’ATO CL6, in cui redarguisce il sindaco di Gela per aver rilasciato dichiarazione troppo avanguardistiche sulla possibile risoluzione del contratto trentennale con Caltaqua.

Lei ha avuto anche l’accortezza di sottolineare che “non sussistono le accertate inadempienza per proporre la risoluzione di che trattasi…” Orbene, considerato che Lei si è occupata finora di storia ed archeologia e probabilmente non ha le competenze giuridiche per trovare le possibili inadempienze, noi fra i nostri 9534 iscritti più gli amici che ci attorniato, abbiamo un centinaio di avvocati e le inadempienze le abbiamo trovate! Del resto non ci vuole un avvocato per capire quali e quante inadempienze macroscopiche saltano all’occhio degli utenti sul servizio scadente che da 13 anni subiscono! Basta aver completato la prima elementare per capire che un contratto scritto in 10 faldoni di 3000 pagine ciascuno, non serve a fornire un servizio essenziale adeguato alle esigenze più elementari dell’uomo in quanto tale.

L’uomo ha bisogno di acqua dalla notte dei tempi il suo corpo è composto dall’80% acqua;  il globo terrestre è formato da una massa acqua che lo ricopre per il 75%, perfino Gela che si apre in un golfo di 25 km è bagnata dall’acqua, però la sua popolazione è condannata a non vedere acqua dai rubinetti. Quindi Sig.ra Panvini, se lei non trova le inadempienze, gliele suggeriamo noi.

Nel contratto fra la provincia ed il gestore idrico, si legge che la società è tenuta a fornire acqua potabile 24 ore su 24, tanto più in quanto, a 6 anni dalla firma del documento-trappola, la società avrebbe dovuto completare il progetto di rifacimento della rete idrica.

Bene, anzi male: sono passati 13 anni dal quel nefasto 2006 e il gestore non ha né completato la rete idrica bucherellata da tempo immemorabile né fornisce acqua h 24. Se non è inadempienza questa ci spieghi il significato della parola “inadempienza” lei che ha il titolo di dottoressa.

Sempre nel contratto è prevista l’erogazione di acqua potabile; basti guardare le foto o i video del nostro gruppo per capire che tipo di acqua viene erogata: marrone, giallastra, densa di scorie, praticamente fango. Certo sappiamo che alla fonte è meno torbida, ma, di fatto, i gelesi ricevono questo liquido indefinibile, ma sicuramente non potabile.

Né bevibile tantomeno; ci provi lei a bere l’acqua dal rubinetto e costaterà di persona se è bevibile….magari dopo qualche giorno di degenza in ospedale al reparto di gastroenterologia oppure provi a fare una doccia da noi:  l’allergologo sarebbe felicissimo…..

Certo non è facile offrirle una doccia viste le poche gocce che escono dai nostri rubinetti: metteremo insieme 4 secchi e ce la faremo!

Se non è inadempienza questa ci spieghi il significato della parola “inadempienza” lei che ha il titolo di dottoressa.

Parliamo di cifre. Sappiamo che il contratto di Caltaqua  prevede l’aumento ciclico annuale del canone; sappiamo anche che ha ricevuto il suo avallo. Normale visto che è previsto dal contratto.

Sappiamo pure che in tutti i comuni del mondo si  pagano cifre che vanno dalla dai 10 ai 20 € al mese, non capiamo perché da noi arrivano bollette che vanno dai 300€ ai 20.000€.

Senza voler essere scientifici, è lapalissiano che le cifre vengono trentuplicate.

Poi ci sono le spese dell’energia elettrica, perché qui ci vogliono le autoclavi e queste funzionano ad energia. E l’energia si paga, sa?

Bastano questi esempi per definire il contratto inadempiente e speriamo di averle fornito gli elementi per poter capire questa parola. Certo,  capiamo pure che lei, alla sua età ormai matura, continui a voler mantenere il suo incarico. Capiamo pure che per mantenere il suo incarico, difende un sistema vessatorio di cui noi siamo le vittime, ma a voi cosa importa, tanto paga il cittadino!

Conosciamo la sua storia: Sovrintendente ai Beni culturali ed ambientali della Soprintendenza di Caltanissetta, è riuscita a mettere nel sacco assessori e dirigenti per trasferire i reperti che, in ogni occasione, emergono dal sottosuolo gelese, per trasferirli a Caltanissetta dove devono essere “studiati”. Bello studio! Nel frattempo il nostro patrimonio archeologico che tutti ci invidiano, viene depauperato.

Lasciate le sue competenze archeologiche avallate dalla politica, il posto di lavoro deve essere assicurato sempre e si passa alla miniera-acqua: quindi approda all’ATO CL6 in liquidazione che però si  liquida mai. Commissario straordinario e liquidatore dell’ATO idrico, presidente della commissione tecnica non ultimo commissario della provincia regionale di Caltanissetta e chi più ne ha più ne metta.

Non vogliamo mettere le mani nelle sue tasche ma le sue indennità forse superano quelle delle più alte cariche dello Stato. E’ normale che lei pronunci queste sentenze per mettere le sue mani nelle nostre tasche che al massimo guadagnamo 1500 al mese quando va bene..! E non importa se la vecchina via  Butera percepisce una pensione di 500€ e deve pagare conguagli di 700. Che gliene frega;  l’importante è mantenersi il proprio posto d’oro.

Cara Signora sappiamo che presiede tutti gli enti inutili della provincia, dove non ci sono soldi per scuole ma ci sono soldi per il personale;

dove non importa se i ragazzi, vivano in aule che cadono a pezzi e scioperano per una settimana per mancanza di manutenzione: non ci sono soldi per le scuole ma ci sono  per il personale.

E  non importa se le strade della provincia siano trazzere, dove i nostri ragazzi, mariti ed autotrasportatori perdono la vita; l’importante è mantenere l’ente inutile provincia, che poi si chiama libero consorzio, e poi torna a chiamarsi provincia.  A che serve un ente che non ha fondi che deve mantenere i servizi che deve  assicurare?

Non importa, l’importante è mantenere il personale per gestire il nulla, perché le nostre scuole cadono a pezzi e le nostre strade sono colabrodo, ma lei percepisce sempre lo stipendio, anzi gli stipendi.

Eh no, cara dottoressa, non funziona più così, noi non ci stiamo e non sopportiamo neppure che lei risponda stizzita al nostro sindaco, che per la prima volta si erge a difesa dei cittadini.

Adesso ci denunci pure, siamo 9543 persone, sapremo rispondere e le sue sostanze raggranellate nel servizio presso enti inutili non basteranno a risarcire i nostri danni”.

 

Il comitato spontaneo ‘Fuori Caltaqua’

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