Archeologia e storia del territorio gelese

Il governo regionale compie nobili atti di restituzione, Gela sempre discriminta e dimenticata .

La restituzione del frammento alle autorità greche, resterà solo un fatto isolato , che ha catturato, vista la notorietà del tema, l’attenzione internazionale, oppure avrà un seguito ispirato dall’idea genuina di porre riparo a grandi ingiustizie?

Il frammento di fregio del Partenone conservato al museo archeologico Antonio Salinas di Palermo, dopo la temporanea restituzione, del Gennaio di quest’anno, al museo dell’Acropoli di Atene, torna definitivamente in Grecia. L’assessore ai Beni culturali e dell’identità siciliana, Alberto Samonà, ha ufficialmente annunciato, che il programmato prestito pluriennale del frammento al museo dell’Acropoli di Atene, va considerato da oggi come restituzione definitiva del reperto allo Stato e al popolo greco. Nella volontà di compiere questo atto di riconciliazione storico- culturale, restituendo e ricongiungendo, un reperto al suo originario contesto, l’assessore Samonà è stato sostenuto dal Presidente di Regione Nello Musumeci e dal Ministro alla cultura Dario Franceschini.

Il gesto è stato ovviamente assai apprezzato in Grecia, il fatto che un museo estero restituisca, privando le sue collezioni di un frammento del Partenone, è stato visto, oltre che come atto nobile, anche come sostegno ed esempio morale nella lunga battaglia che lo Stato greco combatte per la restituzione dei marmi del Partenone conservati al British Museum di Londra. La Sicilia, nella persona dell`assessore Alberto Samonà, ha compiuto un gesto coraggioso e carico di significati. L`amara vicenda dei marmi del Partenone, anche se momentaneamente, vede uno spiraglio di speranza per la restituzione totale di quanto sottratto, oltre due secoli fa dall`acropoli di Atene, da Lord Elgin.

L`assessore Samonà, insieme al Presidente Musumeci, per dare più senso e valore a questo gesto , sono adesso obbligati , soprattutto moralmente , a continuare in questo proposito di riconciliazione culturale che passa attraverso la restituzione dei reperti archeologici, ovviamente trattando solo i casi suscettibili di restituzione, o che per le loro vicende , possiedono requisiti non dissimili a quelli dei marmi del Partenone, che se pur non paragonabili per notorietà e livello artistico, per importanza e valore storico ed identitario di un luogo, sono meritevoli di attenzione e di riconsegna ai contesti di provenienza.

Ci sono migliaia di reperti gelesi, limitandoci alla sola realtà siciliana, ospitati in altre sedi museali. Questo accadeva in passato in tutti quei siti, che nonostante la loro ricchezza archeologica, non possedevano strutture adeguate o musei per accogliere collezioni archeologiche. Nel Municipio di Gela, allora Terranova di Sicilia, già dal primo decennio del novecento, aveva sede un museo civico in cui erano ospitati un ingente quantitativo di reperti, frutto degli scavi dell`archeologo Paolo Orsi , che nei primi anni della sua attività di ricerca in città raggiunse l`accordo, con l’allora amministrazione comunale, della divisione a metà dei reperti recuperati.

A questo punto sorge spontanea una domanda: che fine ha fatto il museo civico e, soprattutto, che fine hanno fatto i reperti? La risposta ce la fornisce un preciso avvertimento. Nel 1928, l’archeologo Paolo Orsi, con tanto di lettere, elenchi ed atti protocollati, fece richiesta di trasferimento momentaneo di un grande quantitativo di reperti, dal Municipio di Gela al museo di Siracusa. La richiesta di trasferimento temporanea venne avanzata basandosi sulla necessità di restaurare e studiare i reperti in questione; venne assicurata la restituzione all’anno seguente.

I reperti vennero trasferiti, tra essi tutte le decorazioni fittili rinvenute durante lo scavo del Tempio B sull’acropoli di Gela. Questi reperti non sono mai stati restituiti, e l`operazione segno l`annullamento di questo primo museo, così come nessuna delle istanze di restituzione è mai stata soddisfatta. Un primo tentativo, negli anni cinquanta, venne fatto dall’archeologo, Pietro Griffo, in occasione dell’istituzione del museo di Gela. Seguì poi l’istanza avanzata dal Professore Nuccio Mulè, dopo che lo stesso aveva scoperto i plichi contenenti la corrispondenza e gli atti dell’operazione di trasferimento, sostenuto da un legale nominato dal Comune di Gela. Nonostante l’iniziale rifiuto del museo di Siracusa, giustificato dal fatto che i principi di storicizzazione e musealizzazione impediscono ogni forma di restituzione, si era quasi arrivati ad un’accordo, ma il cambio dei vertici alla direzione dei beni culturali regionali blocco tutto; da aggiungere che reperti della stessa decorazione, rinvenuti nelle successive campagne di scavo e conservati al museo di Gela, vennero trasferiti al museo di Siracusa per integrare il resto dei reperti in bella mostra al museo di Siracusa. I gelesi si chiedono ancora perché gli stessi principi che impediscono ogni forma di restituzione al museo di Gela, quando si è trattato di privare il nostro museo di importanti nuclei di reperti, inventariati, storicizzati ed esposti al museo di Gela sono stati trasferiti al museo di Caltanissetta.

Un percorso espositivo curato ed ideato per illustrare la storia di Gela e del suo territorio di pertinenza storica, totalmente stravolto ed annullato. A fare questo figure istituzionali incaricate della tutela e della diffusione di cultura, la cosa peggiore non è il trasferimento, ma il fatto che gli stessi enti di tutela non sentono il dovere di porre rimedio ad un danno simile, sordi come sono ad ogni richiesta di restituzione, minimizzando e giustificando un’atto ingiustificabile. I reperti trasferiti temporaneamente ad Agrigento e mai restituiti, con ancora il numero di inventario del nostro museo, i reperti gelesi trasferiti da un museo all’altro, ma mai nel nostro, e tanto altro ancora , compongono il quadro desolante e il perpetuarsi della mancanza di riguardi, attenzioni e soluzioni in favore della città di Gela, del recupero e della valorizzazione del suo patrimonio storico. L’assessore Samonà si è impegnato, ed ha fatto benissimo, ha riconsegnare il frammento del fregio del Partenone, ha permesso ad un importante reperto di Centuripe, conservato al museo Paolo Orsi di Siracusa, di fare ritorno nella cittadina della provincia di Enna dopo oltre 80 anni . Il caso dei reperti gelesi perché viene snobbato e mai preso in considerazione, visto il momento di rinnovata sensibilità verso il patrimonio culturale e la giusta contestualizzazione delle testimonianze storiche materiali? Chi o cosa lo impedisce ?

La restituzione del frammento alle autorità greche, resterà solo un fatto isolato , che ha catturato, vista la notorietà del tema , l’attenzione internazionale, oppure avrà un seguito ispirato dall’idea genuina di porre riparo a grandi ingiustizie? Riportiamo ,per poi esaminarle ai fini di trovare una soluzione per il rientro dei reperti gelesi , le dichiarazioni dell`assessore Samonà: “La restituzione definitiva del frammento del Partenone, è la conferma di quel sentimento di fratellanza culturale che lega Sicilia e Grecia, due terre unite dalle comuni radici mediterranee e da antichissimi e profondi legami. Con il Presidente Musumeci abbiamo condiviso questo importante gesto, nella consapevolezza che proprio sulla Cultura si debbano fondare nuove relazioni tra Paesi che intendono puntare sul proprio patrimonio culturale per costruire un futuro stabile. Come ho detto anche a gennaio ad Atene, abbiamo posto le basi per la nascita di una Europa della Cultura, fondata su valori antichi e universali: in un’epoca di guerre e incertezze, siamo fortemente convinti che proprio dalla Cultura possa arrivare quel messaggio di pace che unisca i popoli su principi comuni e su una visione di futuro di cui c’è fortemente bisogno. Vorrei ringraziare il Ministero della Cultura, che ha condiviso questo percorso fin dal primo momento, non facendo mai mancare il proprio sostegno e, in particolare, il Sottosegretario Borgonzoni che, anche per il suo ruolo relativo alle materie Unesco, ha offerto alla Sicilia il supporto necessario”. Ci aspettiamo dal governo regionale lo stesso sentimento di fratellanza culturale , preteso dai gelesi quando si tratta di sacrificare immagine e salute trasformandosi in collettore regionale di rifiuti, e mai ricambiato per i bisogni reali della collettività locale. Gela, proprio come nelle dichiarazioni dell’assessore seguite alla restituzione frammento del Partenone , ha la stessa necessità di “puntare al proprio patrimonio culturale per costruire un futuro stabile “.

Non è desiderio di fare polemica, né di fare vittimismo, Gela si percepisce vittima , ma non ci tiene ad accettare questo ruolo, pretende la restituzione dei suoi reperti, pretende che si ripari ai troppi torti subiti , passati in silenzio anche grazie alla mancanza di interesse della politica locale , degli addetti ai lavori e, venendo meno alla missione della loro professione, dalla gran parte degli studiosi. Nessun rivendicazione o criterio politico amministrativo, può giustificare errori madornali di contestualizzazione e trasferimenti arbitrari e facoltativi dei vari dirigenti di passaggio, gli enti responsabili dei beni culturali e della divulgazione di cultura devono porre rimedio a questi gravi errori, al museo di Caltanissetta, direttamente prelevati dalle vetrine e dai depositi del museo di Gela , sono stati contestualizzati reperti da aree che con la storia di Caltanissetta nulla hanno a che vedere, siti più ampiamente rappresentati, attraverso i reperti, che nella loro sede naturale, il museo di Gela. Sembra sia complicato far comprendere che i reperti di Monte Bubbonia, Dessueri, Monte Maio e da altri siti vicinissimi a Gela, sia geograficamente che storicamente, rappresentano, al museo di Caltanissetta, un grande errore di contestualizzazione a discapito del giusto e moderno metodo di conservazione e fruizione dei reperti, e ricordano i criteri adottati dai musei europei nell’ottocento per assicurarsi collezioni di oggetti antichi, accentrando e decontestualizzando i reperti. Nelle dichiarazioni dell’assessore si fa riferimento al ruolo relativo all’UNESCO nella questione dei recuperi e delle restituzioni, se ne ricorderà l’assessore per le richieste di restituzione dei reperti gelesi? L’apertura, imminente, della mostra “Il ritorno di Ulisse” ispirerà il giusto ritorno dei nostri reperti?

 

Mostra Altro

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button