Archeologia e storia del territorio gelese

GELA ANTICA LA NY DEL MEDITERRANEO E LA CITTA DEI BALOCCHI DELLA STORIA

Anche se con qualche giorno di ritardo, rispetto al programma indicato dagli autori, è uscito l’ultimo episodio del documentario animato “Gela antica. La New York del Mediterraneo”. Trattandosi dell’ultima puntata, si può tentare di esprimere un giudizio conclusivo e complessivo del cartone animato.
Questo lavoro, nel complesso, si caratterizza per il racconto di fatti, circostanze storiche, personaggi e associazioni, attraverso l`illustrazione e alla simultanea narrazione, trattati spesso in maniera fantasiosa e lontano dalla verità storica tramandata dalle fonti e dalla ricerca archeologica.
LA FALANGE GRECA
Quest’ultima puntata non si discosta molto dalle precedenti, si distingue per un tempo eccessivo dedicato alla descrizione della falange greca. Nella narrazione, si fa riferimento alle esagerazioni cinematografiche quando si tratta di rappresentare battaglie in cui è impegnata una falange greca, ma se osserviamo le illustrazioni e seguiamo la narrazione, per esagerazioni, non scherza nemmeno il cartone animato.
Gli scontri tra masse di opliti rappresentati nel documentario, equipaggiati, a parte l’eccessiva lunghezza della lancia, alla maniera degli opliti di VI e V secolo a.C, si limitavano a file di opliti di numero molto minore rispetto alla massa rappresentata nel cartone animato, la mobilità e la versatilità della falange sarebbe stata troppo limitata, sia in fase di attacco che di arretramento strategico, la pressione sulle prime file sarebbe stata controproducente per ogni schieramento; non va dimenticato che gli scontri erano accompagnati dai ritmi di flauti ed altri strumenti, da aggiungere a quanto detto prima, alcuni curiosi dettagli di figure illustrate: un oplita sul cui scudo campeggia la figura di un ariete-unicorno, da quello che ne sappiamo, questo rappresenta un’inedito per quello che riguarda gli episemata raffigurati sugli scudi in dotazione agli opliti greci ,ricorda più l’unicorno dei Mini Pony che un simbolo antico ed un oplita di V secolo a.C che regge una lancia, più simile ad una sarissa macedone della seconda metà del IV secolo che ad un arma del suo tempo.
Nel poco tempo che rimane nel video, ci saremmo aspettati, anche attraverso un riassunto sintetico e veloce, la narrazione dei fatti storici principali della Gela greca, indispensabili e imprescindibili se si vuole raccontare o illustrare sommariamente la storia della città.
Nel resto del video si fa accenno alla distruzione, ad opera dei cartaginesi, della città, del 405 a.C, per passare direttamente a riferire della seconda e definitiva, distruzione, del 282 a.C per mano dei mamertini.
In mezzo, il nulla, ma tratteremo questo in seguito, insieme agli eventi storici non riportati anche in precedenza alla data della prima distruzione.
Nell’illustrazione che riguarda l’attacco cartaginese alle mura della città, tra le macchine d’assedio, notiamo una balista. Questa è un’incongruenza, in quanto l’ideazione di questo macchinario da guerra, si fa risalire a qualche anno dopo la distruzione della città.
Dionisio ( il Vecchio) di Siracusa, nel suo programma di riorganizzazione dell’esercito, stimolò la ricerca di soluzioni per la creazione di nuove armi e macchine d’assedio. La distruzione della città ad opera dei mamertini non è corredata da informazioni storiche essenziali, cioè dall’intervento del tiranno di Akragas

(Agrigento), Finzia, che abbattute le case e le mura della città deporta la popolazione a Finziade ,l’attuale Licata, città di sua fondazione .

Questo documentario animato, non ci stancheremo mai di dirlo, presentato come strumento di divulgazione per la conoscenza della storia della città, paradossalmente la storia di Gela non l’ha raccontata.
Passiamo ad esporre rapidamente, nella gran parte dei casi e più approfonditamente in altri, cosa gli ideatori del documentario animato hanno dimenticato di riportare, si farebbe prima ad elencare quello che si sono ricordati di inserire.
In ordine, seguendo le fonti e le tradizioni storiche antiche, partiamo dall’impresa, ricondotta allo stesso fondatore Antifemo, della conquista del centro indigeno di Omphake, alcuni studiosi, ma non vi sono certezze assolute ed i pareri sono discordi, la vorrebbero identificata nel sito dell’attuale Butera. Un altro fatto storico importante, di difficile collocazione cronologica, legato alla figura dello ierofante Teline, indicato come progenitore dei Dinomenidi, che riuscì a far rientrare in città una parte degli abitanti dell’antica Gela, che in seguito ad una sedizione, seguita a dei contrasti con il gruppo politico dominante di allora, erano riparati a Maktorion, centro posto a nord di Gela, il cui sito non è mai stato con certezza individuato.
Erodoto completa il suo racconto su Teline, fornendo altre informazioni e curiosità, che, per non dilungarci troppo, tralasciamo. Nessun accenno alla penetrazione geloa nei territori dell’interno, tema ampiamente trattato dagli studiosi e imprescindibile dalla storia di Gela, del suo cammino ad ovest lungo la costa, che oltre un secolo dopo la sua fondazione, porterà alla fondazione di Akragas. Non citare questo fatto storico è certamente una lacuna gravissima nell`economia di un qualsivoglia racconto della storia della città.
Nessun accenno alla genealogia dei tiranni che si susseguirono alla guida della città, del capostipite dei primi tiranni Cleandro ed Ippocrate, Pantares, ricordato in un’iscrizione nel santuario di Olimpia, santuario che lo vide vincitore nella quadriga ( biga trainata da quattro cavalli ), probabilmente intorno all’ultimo decennio del VI secolo a.C. Ad Olimpia, dei dodici tesori che componevano la terrazza dei tesori, generalmente attribuibili al VI secolo a.C, quello più grande e fastoso era quello dei geloi.
Questo edificio, vero vanto della città in antico , è ancora oggi una delle più importanti tracce della storia di Gela pervenutaci dall’antichità, nel documentario animato non viene preso nemmeno in considerazione. Le sue decorazioni fittili architettoniche, oggi ospitate nel museo di Olimpia ed in parte a Berlino, sono testimoni dell’alto livello raggiunto dalle maestranze di Gela in questo settore. Questo aspetto, insieme ad altri , che riguardano le produzioni artistiche e la grande abilità dei coroplasti geloi nell`ideazione e nella realizzazione di modelli nuovi , per l`epoca , nonostante abbiano un posto di riguardo nella storia dell`arte greca antica, nel documentario non figurano da nessuna parte.
La genealogia dei tiranni dell’antica Gela e le loro vicende storiche e personali tramandateci dalle fonti e dai documenti epigrafici recuperati dagli archeologi ,non trovano spazio nel cartone animato pensato ,ideato e proposto come indispensabile strumento di divulgazione storica.
Non viene raccontato nulla della religiosità e dei luoghi di culto dei geloi, eppure la ricerca archeologica fornisce e non lesina informazioni e spunti di ricerca e di approfondimento. Una inesistente potenza navale, nessuna fonte storica ne parla, Gela presentata come seminatrice di terrore per mare e per terra, con tanto di minuti sprecati nel racconto di battaglie navali e nella falange, per non riportare un dato, ampiamente documentato, che era il punto di forza dei reparti armati dell’antica Gela nel suo migliore momento, cioè la cavalleria. Le fonti storiche, la monetazione e il dato archeologico descrivono e delineano ampiamente l’importanza data dai geloi e dall`aristocrazia al cavallo ed ai reparti di cavalleria in battaglia, nel documentario animato però, nulla, solo battaglie navali, dove e quando resta un mistero e di furibonde battaglie tra esagerate file di opliti.
Nell’apoteosi, nell’esaltazione e nella tendenza ad ingigantire in maniera ingiustificata l’aspetto bellico e la ricchezza dell’antica Gela, gli autori del video dimenticano di riportare le campagne militari condotte dal tiranno Ippocrate, che in breve tempo assoggetto quasi tutta la Sicilia orientale, della battaglia vinta nei pressi del fiume Eloro dall’esercito di Gela a danno dei siracusani, che dovettero cedere al tiranno Camarina ed il suo territorio e della conseguente rifondazione di Camarina ,intorno al 492 a.C., nemmeno la successiva rifondazione di Camarina intorno al 461 a.C.

La fondazione di Akragas e la doppia rifondazione di Camarina, per gli ideatori del documantario animato, sono eventi storici che non meritano menzione.

Nessun accenno alla tirannia di Gelone ,che trasferirà in seguito il centro di potere e la metà della popolazione di Gela a Siracusa.
Si tace su Ierone, su Polizelo, il tiranno di Gela, che probabilmente in seguito ad una vittoria nei giochi pitici nel santuario di Delfi, dedicò nello stesso un gruppo scultoreo bronzeo, di cui oltre a pochi frammenti arrivati fino a noi, rimane la notissima statua dell’Auriga di Delfi e la base in cui è graffita la dedica di Polizelo, anche la vittoria di Gelone, come tiranno di Gela, nella quadriga ad Olimpia nel 488 a.C non e` riportata.
La caduta della tirannide, insieme alle vicende che seguirono, non pervenute, altrettanto per il Congresso di pace, organizzato a Gela, nel 424 a.C, per porre fine alle ostilità tra le città siceliote oltre al contributo dato da Gela come alleata di Siracusa, in occasione dell’assedio ateniese del 415 a.C conclusosi nel 413 a.C.
Dalla distruzione del 405 a.C , il racconto della New York del mediterraneo antico, passa direttamente ai mamertini, nel 282 a.C , per approdare poi, al villaggio di pescatori e contadini sorto sulle rovine dell’antica città.
Testimonianze storiche di continuità di frequentazione della collina di Gela e delle sue immediate adiacenze sono conosciute e diffuse attraverso la letteratura scientifica , ma è più semplice ridurre tutto al villaggio generico di pescatori e contadini, del resto non esistevano stabilimenti balneari e campeggi ai tempi e l’uomo di quello viveva, che fare un breve elenco della presenza umana nell’area della città tra la distruzione ad opera di Finzia e la rifondazione federiciana del 1233 d.C .
La necropoli bizantina del Villaggio Aldisio, deve essere stata “sicuramente” in uso solo ai pescatori e ai contadini.

Proseguendo nelle “dimenticanze ” storiche del documentario animato, annunciato come strumento di divulgazione con particolare obbiettivo alle scuole, sono la partecipazione dei geloi alla spedizione dionigiana contro Mozia, del 397.a.C , e a quella di Dione contro Dionisio il giovane nel 357 a.C .

Una delle lacune storiche , riduttivo usare questo termine, più grande del documentario animato è l`incredibile e mancata citazione della rifondazione e del ripopolamento di Gela ad opera di Timoleonte nel 339 a.C. Le mura timoleontee, ad oggi, sono la massima testimonianza , monumentale e materiale, dell’antica città greca.
Le vicende di Gela legate alla figura del tiranno siracusano Agatocle, come le precedenti , non vengono prese in considerazione. La storia di Gela, continua anche dopo la distruzione definitiva del 282 a.C , agli ideatori del documentario animato sembrerà strano, ma nel sito di Finziade, l’attuale Licata, i geloi mantennero il loro nome e il loro stato civico.
Questa informazione si ricava principalmente attraverso l`analisi del dato archeologico, testimoniato dall’uso del nome Gela nella monetazione e nelle iscrizioni di carattere pubblico della città di Finziade e di altri ambiti del mondo greco antico in cui ancora il nome di Gela sopravvive ed è ampiamente documentato.
Conclusione: idealmente questa storia appartiene alla città.
Un documentario che, nelle intenzioni degli ideatori, doveva divulgare e far conoscere la storia di Gela, in realtà non la racconta. Certamente non può essere addotta la giustificazione della mancanza di spazio e tempo ,dal momento che per raccontare, sbagliando per giunta, di battaglie navali, frutta e verdure , teatro a forma di anfiteatro, sarde a beccafico, piramidi sicule, cotone geloo, olive “conciate”, rinoceronti pelosi, uomini di Neanderthal, uomini del neolitico che vivevano in tombe dell’età del bronzo, Euclide gelese e tanto altro , di tempo se n’è sprecato tantissimo, il tutto a discapito di avvenimenti e aspetti della storia di Gela meritevoli di citazione , fondamentali se si ha la pretesa di volerne raccontare e divulgare la storia .
Il Comune di Gela ha concesso il patrocinio a questa iniziativa, l’assessore Malluzzo si è mostrato entusiasta, e nelle dichiarazioni che hanno preceduto l’uscita di questo documentario animato, ha definito questo lavoro un grande strumento di divulgazione didattica. Auguriamoci possano cambiare idea e rettificare quanto detto, oltre a valutare, sempre si possa fare, la possibilità di ritirare il patrocinio all’iniziativa.
Una decisione diversa da questa, potrebbe condizionare la valutazione e la credibilità delle iniziative culturali che l’amministrazione comunale intraprenderà in futuro. Non meno importante il senso di responsabilità istituzionale rivolto nei confronti della collettività, a cui ,oltre ad i servizi essenziali, va garantita, nel limite del possibile, la corretta informazione e la giusta esposizione dei fatti che riguardano la propria memoria storica.
Sono stati informati, tramite posta elettronica certificata (P.E.C.) diversi enti e figure istituzionali, sperando che i contenuti di questo documentario non siano già stati diffusi in ambito scolastico.
Sono stati informati il Sindaco del Comune di Gela, la soprintendenza di Caltanissetta, il Parco archeologico di Gela, l’assessorato regionale di riferimento, l’Eni, attraverso coloro che si rapportano e relazionano con i media e l’assessore Malluzzo.

Nessuna polemica con chi ha lavorato alla realizzazione del documentario animato, le intenzioni sono state indubbiamente le migliori, ma questo lavoro è davvero improponibile per le scuole, non è la storia di Gela quella raccontata nel cartone animato.

Un contributo alla storia della città fù la pubblicazione del volume “Omaggio a Gela”, sponsorizzata dall`Agip, i contenuti storici vennero curati da autorevoli professori, anche con contributi che approfondivano aspetti della storia di Gela rivisitati attraverso le testimonianze archeologiche, contributi che sono ancora oggi riferimento per studiosi.
Questo documentario animato nonostante la committenza e il finanziamento Eni, sotto l`aspetto dei contenuti è davvero deludente. Gli autori hanno precisato che per la corretta e completa informazione scientifica si è ricorso al parere e alla consulenza di fior di professori, archeologi e storici.
Dopo aver visionato il lavoro di animazione. Gli unici riferimenti alla consulenza storica visibili nei titoli di coda sono indicati genericamente in un archeologo, Giuseppe La Spina e di Stefano Bertea, figura di cui non viene specificata specializzazione e titolo, ma solo l`appartenenza al dipartimento di Storia antica della Libera Università di Alcatraz, università(?) . Si annuncia che è in preparazione un nuovo cartone animato che si occuperà del medioevo.
Incrociamo le dita e speriamo bene, certo non pretendiamo la consulenza del Professore Alessandro Barbero, ma qualcosa di meglio rispetto a queste prime puntate , sicuramente.
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