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Chi ha autorizzato lo spot nel degrado?

Un volta Gabbana , altro che Dolce, quello che ha subito la città più vituperata d’Italia dai due stilisti siciliani conosciuti nel mondo per il loro vezzo di portare alto il nome della Sicilia con l’arte della moda. Ma per ogni regola, si s, c’è l’eccezione! E l’eccezione al mito della Sicilia, i due stilisti l’hanno riservata a Gela. Prima di entrare nel vivo della riflessione facciamo una carrellata del passaggio dei sue siciliani nei centri della Sicilia dove hanno realizzato imponenti sfilate. Nella foto sottostante sono a Piazza Pretoria a Palermo, nel cuore del centro del capoluogo, dove si apre a pochi passi l’Ateneo storico e poco più in là, i quattro canti di città. Notare la magnificenza del sito, impreziosita dalle modelle statuarie che indossavano abiti stampati con carretti siciliani, limoni e coffe colorate-

Per rappresentare la Sicilia ad Agrigento i due stilisti hanno scelto la Valle dei templi. Un’apoteosi della cultura che si materializza nei modelli dalle fogge egee. Qui l’evento ha assunto una dimensione senza tempo e internazionale come senza tempo e senza confini sono i messaggi degli artisti greci che aleggiano ancora nei siti archeologici che hanno fatto da sfondo alle modelle.

Qui, nella foto di sotto, c’è la sfilata i Siracusa nella piazza centrale dove il barocco delle architetture si è fuso con le volute degli abiti dal sapore antico.

Poi c’è Palma di Montechiaro con il dono del gioiello alla Chiesa ed un’intera città coivolta. Siti meravigliosi con risultati meravigliosi. E a Gela gli stilisti che fanno? Scelgono un luogo ancora transennato per un lavoro in corso da 5 anni. Cinque anni per un obelisco che non ha chiesto il popolo ma che resta fra le ‘operette’ da definire e ancora incapsulato fra le transenne, al di là delle quali la spazzatura fa bella mostra di sè. Alla scritta sfavillante Hollywood del cinema aggiungono uno sfondo di pannelli consunti e poi, ciliegina sulla torna: l’asino. Non una cavallo frisone o una pantera misteriosa. Un asino.  Un animale sfortunato e sfruttato a tal punto che anche il suo nome indica un quoziente intellettivo di bassa lega. E  poi abiti casual, tanto casual da intonarsi all’ambiente circostante. E l’immagine di Gela esce deturpata. Ancora. Come il quadro pirandelliano della vecchia ingioiellata su una mise di vestiti laceri. La stessa immagine che gira costantemente sui social, dove la spazzatura la fa da padrona, mentre come qualche cittadino ha fatto notare, i suoi cittadini si abbigliano con cura e griffe per girare fra le strade infestate di pattume.

Gli agenti degli stilisti avranno pur chiesto l’autorizzazione al Comune per utilizzare quel sito. Ma la lungimiranza a Km zero dei nostri amministratori non è arrivata a chiedersi perchè proprio quel sito? Ci sarebbero stati tanti altri luoghi di pregio…. magari non ci hanno pensato e si sono fermati a constatare che gli stilisti di fama mondiale avevano scelto Gela per esportarne l’immagine. Non hanno pensato a chiedere loro un contratto pretendendo di visionare ed eventualmente dare il placet, prima della pubblicazione? No. Non ci hanno pensato. Come sempre la politica maccheronica autorizza un altro, l’ennesimo scempio……

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