AttualitaFatti dal mondo

Turchia, Erdogan rilancia il “matrimonio riparatore”. Scoppia la protesta delle donne in piazza

come si in italia tornassimo a prima del 1981

“Sposa il tuo stupratore”. Chi è accusato di violenze sessuali potrà uscire di prigione, evitare la condanna e riparare, complice un bel matrimonio, maritando la propria vittima. A patto che la differenza d’età fra i due sposi sia minore di 10 anni. Benvenuti nella Turchia di Recep Tayyip Erdogan. Dove, a dispetto delle proteste di piazza e di quelle che stanno arrivando in Parlamento, il potere esecutivo si stropiccia delle critiche e procede in collisione diretta sull’opposizione e le donne.

Qui il vecchio concetto di “matrimonio riparatore” sta prendendo nuovo slancio, dopo che il partito conservatore di ispirazione religiosa fondato dal capo dello Stato ha deciso di rilanciare una proposta di legge che non piace nelle grandi città dell’Ovest turco, ma che invece negli strati più larghi dell’Anatolia e del profondo Sud est troverebbe vasti consensi.

La protesta delle donne turche contro le violenze

in riproduzione….

Se approvata, la norma potrebbe salvare dalle conseguenze penali gli autori di violenze sessuali contro le donne. Non è la prima volta che il partito chiamato Giustizia e Sviluppo ci prova. Ma dopo aver ritirato la bozza di legge nel 2016 per le proteste e l’indignazione dell’opinione pubblica, ora un Erdogan che si sente più forte dopo aver schiacciato i curdi in Siria e fermato il generale ribelle Haftar in Libia non si pone limiti anche all’interno.

La settimana scorsa, annacquato in un pacchetto più ampio di riforma del sistema giudiziario, il testo sul “matrimonio riparatore” era stato portato all’Assemblea di Ankara. Dove però le deputate del partito repubblicano, all’opposizione, lo avevano subito contestato. Una protesta vivace. I video mostrano le parlamentari della compagine istituita a suo tempo da Mustafa Kemal, detto Ataturk, fondatore della Turchia moderna, battere con i palmi aperti gli scranni parlamentari. E poi alzarsi, nel gelo dei colleghi conservatori, a cantare una canzone cilena subito diffusasi sulle strade.

Poco dopo, in una piazza di Istanbul centinaia di donne, controllate a vista dalla polizia, si riunivano per ballare il brano. Che termina con le parole: “Lo stupratore sei tu!”. Ben scandito e con l’indice puntato contro. L’interpretazione non è piaciuta al Sultano. Il quale, noto per il carattere irascibile, ha fatto immediatamente tirare fuori dal cassetto la vecchia bozza di legge, per portarla in Parlamento. Erdogan non è tipo da spaventarsi, ed è uomo capace di spingere i limiti delle situazioni all’estremo.

Anche questa volta sarà così, e il braccio di ferro tra governo conservatore e forze laiche si sta scaricando sulla piazza, con i limiti di legge ovviamente consentiti in Turchia a manifestazioni che non eccedano nelle dimostrazioni. In Parlamento non è stata ancora fissata una data per il prosieguo della discussione.

A Istanbul le associazioni per la difesa dei diritti delle donne sono già allertate, e chiedono a gran voce il ritiro di una proposta che potrebbe aggravare di molto i problemi della violenza di genere e delle spose bambine, fenomeno purtroppo diffuso nelle aree più arretrate del Paese. La legge non sarebbe altro che un salvacondotto, dunque, per gli autori di violenze sessuali. Una sorta di amnistia che, per la maggioranza di governo ad Ankara serve soprattutto a sanare situazioni di fatto che riguardano le zone rurali.

In Turchia nell’ultimo decennio le spose con un’età inferiore a quella prevista dalla legge sono state circa mezzo milione. Casi sottostimati, tuttavia, perché spesso queste nozze non vengono celebrate davanti a pubblici ufficiali ma solo ad autorità religiose locali. A Istanbul la piattaforma “Fermiamo i femminicidi” sostiene che nel 2019 sono state assassinate in Turchia almeno 474 donne, dato in aumento rispetto agli anni precedenti.

Fidan Ataselim, la segretaria generale del gruppo, bolla la proposta come un tentativo del governo di sradicare le prove di una violenza ormai epidemica in Turchia contro bambine e donne adulte. Di più: il movimento traccia le violenze di genere dal 2009, da quando cioè l’esecutivo di origine religiosa ha smesso di tenere i dati ufficiali.

Per l’associazione, nell’ultimo decennio sono state uccise oltre 2600 donne, numero che aumenta di anno in anno. Secondo studi delle Nazioni Unite, il 38 per cento delle turche ha sofferto violenze sessuali o psichiche da parte dei loro partner. “Nel 2016 – ricorda Fidan Ataselim – il governo aveva proposto una legge sull’amnistia per gli autori di abusi sessuali sui minori, tutte le donne si sono opposte e la proposta è stata ritirata. Se ci riprovano, la combatteremo di nuovo”.

È anche una battaglia di dati, numeri e cifre. Ma è soprattutto uno scontro di approcci diversi che si sta consumando nel Paese. In un articolo sul quotidiano indipendente Cumhuriyet, il capo del dipartimento penale e di procedura penale dell’Università di Istanbul, Adem Sözüer, afferma che la nuova proposta finirebbe per far aumentare il numero delle violenze in quanto “legittimerebbe la mentalità che le donne siano oggetti da possedere o esistano solo per una soddisfazione sessuale”.

In molti Paesi del Medio Oriente, come Giordania, Tunisia e Libano, o dell’America Latina come in Cile appunto, le proteste di organizzazioni femminili si sono di recente moltiplicate. La Turchia è andata in direzione opposta. Dopo avere abolito leggi liberticide nel 2005, all’alba di un governo Erdogan ancora timido a quei tempi, la bozza di legge proposta nel 2016, e contenente la norma della scarcerazione dell’aggressore di un minore con la trovata di maritare la vittima, era stata bocciata dopo aver causato moti di protesta nelle grandi città turche.

L’esecutivo conservatore di origine religiosa si era difeso dicendo che le proprie intenzioni erano state distorte. L’allora premier Binali Yildirim aveva così spiegato: “Ci sono persone che si sposano prima di avere raggiunto l’età legale. E sono persone che spesso non conoscono la legge”. Il suo collega alla Giustizia, il ministro Bekir Bozdag, aveva aggiunto: “I matrimoni che coinvolgono i minori sono purtroppo una realtà qui. Ma gli uomini coinvolti non sono violentatori o aggressori sessuali”. Adesso, per la strade della Turchia, la canzone del collettivo cileno Las Tesis, si sta diffondendo ovunque.

Mostra Altro

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button