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Il volo della piccola capinera

Gela – Il romanzo autobiografico di José Cassarino viene presentato nel salone della parrocchia di San Giacomo dalla pedagogista unica Rossella Incardona, ‘Il volo della piccola capinera’, su iniziativa del Moica, movimento italiano casalinghe presieduto da Maria Falduto. L’autrice racconta della sua infanzia e nel dipanarsi della narrazione il racconto so sviluppa attraverso gli ‘occhi di bimba’ . Era questo il titolo della prima stesura del romanzo. Tutto nasce dalla morte del padre e dalla crisi della famiglia. Nella copertina la bambola rappresenta i giochi negati. La finestra si affaccia su uno scorcio di Palermo – La croce indica un luogo sacro: il collegio. La capinera uccello canoro simile ad un usignolo Significato:  Oltre ad altri significati che vi si attribuiscono, vi sono:  La realtà triste  riservata, paurosa, ansiosa, malinconica, paurosa, debole, insicura, sognatrice…

Il titolo è una similitudine “alla capinera” dello scrittore Giovanni Verga. Mantenendosi sull’argomento che la protagonista Maria chiusa in un convento senza la propria volontà, poichè quando si è bambini le decisioni dipendono dai grandi- Maria desidera di uscire, sperientando la libertà e la bellezza del mondo al di fuori delle “ mura del collegio”.

Anche per Josè è avvenuta la medesima cosa, aveva sei anni in quel periodo.

Ma la sua storia si evolve in altro modo, la protagonista esce fuori dal collegio, ma deve mettersi a confronto con la realtà.

Non è stato facile, per l’autrice  narrare le sue vicende reali e personali, ma a parlare è una bambina,  che  racconta le tragedie esteriori ed interiori come: il lutto, la lontananza dal nucleo familiare dopo la morte del padre, la rivalità tra sorelle…

Il racconto ha inizio con malessere interiore della protagonista, ormai adulta e in un periodo particolare della sua vita, dove forte è il desiderio di ‘uscire dal labirinto della sua vita. ‘ La scrittura,diventa mezzo per esternare i sentimenti, allontanare  i cattivi pensieri.

Tutto avviene per caso. L’andare nel soppalco di casa e il  ritrovarsi tra tantissimi oggetti quasi tutti legati ad una storia: Gli oggetti abbandonati nel soppalco e mai più cercati le furono di aiuto: lettere, giocattoli, vecchi quaderni… fonte di informazione e curiosità.  Un andare indietro nel tempo, dove si alternano avvenimenti tragici a periodi felici, come : il giorno del suo battesimo,  la foto dei nonni, le poco foto rimaste del padre, quelle di gruppo, la sidecar dello zio Ciccio, il periodo di educandato a Palermo … un rivivere forti emozioni. E  il ridersi  nel periodo ella sua spensieratezza e dell’nconsapevolezza. Per un adulto sarebbe stato difficile parlare di dolore e tragedie. L’autrice si racconta e parlare sè bambina, vedendo la storia attraverso  gli “ Occhi di bimba “ che osserva ‘ mondo grottesco’ ridimensionando le tragedie: il lutto, lo stare chiusi a casa, l’osservanza del silenzio, le decisioni degli adulti… Per i bambini ”tutto  dura poco, perchè si è distratti dal gioco e dalla fantasia”, a volte,  interrotta dagli adulti,  con quel sottolineare,  della propria condizione di orfana , con frasi inappropriate : “  A figghia di Emma a cattiva*…” (* la vedova -) la rattristava procurandole dolore.                                                    Vedi Pag. 26 – 27

Nel romanzo vi sono intercalati la descrizione di : feste paesane, l’asilo, la colonia, i rapporti con i familiari , i vicini di casa, la vita in collegio … non mancano gli intrecci di figure e personaggi , a volte, molto particolari: l’amico del padre, i vicini di casa, i parenti… figure che entrano nella sua interioriorità per il loro carattere. O citazioni  di avvenimenti storici vissuti dalla sua famiglia . la visita di Mussolini nel proprio paese o quella del re Vitt. Emanuele, la seconda guerra mondiale, L’esodo degli italiani per le Americhe, Il rimpatrio dei profughi dala Libia… intercalati nei vari capitoli  per attenuare tutta la drammaticità esistente nel romanzo.

Tutto viene espresso con linguaggio semplice, cercando di immedesimarsi il più possibile nel modo di pensare e nelle espressioni  tipiche di una bambina.

Come il confrontarsi con la sorella con la quale i rapporti non facili. Sette anni dividono la loro età e cinque divisi per la lontananza, se uniamo l’età, rapportandola anche alla mentalità ed al modo di vedere, possiamo dire che sono veramente tanti. Le circostanze e il ruolo della sorella-mamma, “ mamma piccolina “,così chiamata dalla piccola, spesso la portano alla conclusione concettuale che la sorella stava sostituendo la figura materna ma nello stesso tempo, le stava sottraendo parte di attenzione e di  amore; tra loro scaturisce una continua conflittualità, che in modo ironico ne mette in risalto l’attenzione quasi maniacale di Magda. ( la mamma piccolina come era solito chiamarla ) e la complicità della sorella instaurata con la madre.

Magda, ancora bambina di nove anni, deve crescere in fretta per assumere il ruolo che le era stato affidato. Sente fortemente il carico della famiglia: l’accudire la sorella, ed il prendersi cura della casa. Un carico non indifferente per una ‘donna- bambina’ che si ritrova fisicamente adulta ma interiormente desiderosa ancora di giochi ed attenzioni .         Vedi pag. 72

Emma, la madre, colei che si unisce nella descrizione dei ricordi narrati: la sua giovinezza: quell’ essere strappata prematuramente alla spensieratezza per diventare moglie di un uomo adulto e sempre in giro per il mondo.

Molti sono i racconti riportati di personaggi e di avvenimenti.  Vedi pag. 83-84- matrimonio

Emma , è la donna che si sacrifica, che ha coraggio e determinazione. Inviare la figlia di sei anni presso un convento , è stata una scelta penosa, ma ciò nonostante rimaneva nella convinzione che il sacrificio valeva la pena di farlo. Troppo piccola la figlia per essere allontanata dalla famiglia; uno sdradicamento ambientale, culturale e affettivo che procurò dolore, rabbia sia a lei che alla piccola che dopo il periodo diadattamento, si sentì circondata da tantissime donne adulte premurose nei suoi riguardi: “ era come avere tante mamme, dalla più dolce alla più rigorosa”.

Il convento                                     Pag.  121- 122-123

Le continue telefonate della madre e il soddisfacimento di ogni qualsiasi desiderio … ( vedi nelle telefonate )“ le promesse io le mantengo“ mitigavano l’attesa della figlia, che ben sapeva che con l’arrivo della mamma e della sorella qualcosa di fantastico doveva accadere, l’avrebbero condotta alle giostre della  marina, la sua meta preferita, al teatrino dei pupi siciliani, alle picole escursioni nei paesi limitrofi.  Lo stare a, Palermo, sole tutte e tre, era come la staccare “la spina”. Una famiglia ricostituita. La magica Palermo fu lo stimolo a ricominciare daccapo, un allontanarsi dalla routine quotidiana che l’opprimeva, un periodo di esperienze, conoscenze e crescita. Un modo per riappropriarsi della vita. La loro era una piccola famiglia che lentamente si ricomponeva.

Erano trascorsi cinque lunghissimi anni di viaggi, attese,sacrifici… Sembrava che tutti fossero usciti fuori dal  labirinto, ma non, per la piccola capinera , coccolata, curata, servita … per lei, non fu così semplice poichè fuori ‘ dal castello ‘ , come essa lo definiva, l’aspettava un  mondo completamente sconosciuto, un inizio a nuova vita,  con tutti i problemi connessi dell’età puberale, dove lentamente riesce a spiccare il volo.

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