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Picchiata a sangue e minacciata: “Te la faccio finire male”, arrestato meccanico catanese

La donna aveva già presentato due denunce, adesso l'uomo è stato arrestato

CATANIA – La Procura Distrettuale della Repubblica di Catania nell’ambito di indagini a carico di un 44enne, indagato per il reato di atti persecutori, ha richiesto ed ottenuto nei suoi confronti la misura cautelare della custodia in carcere, eseguita dai carabinieri della Stazione di Catania Piazza Verga.

Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, hanno fatto luce sulla condotta persecutoria posta in essere nel tempo dall’uomo nei confronti della ex compagna 43enne.

I due avevano intrattenuto un rapporto sentimentale per cinque anni e, nello scorso mese di luglio, avevano deciso d’intraprendere una convivenza che, però, è durata soltanto 15 giorni a causa del comportamento dell’uomo. Quest’ultimo, succube della sua dipendenza per le sostanze alcoliche, aveva tenuto in più occasioni dei comportamenti violenti ed oltraggiosi nei confronti della compagna per la quale, tra l’altro, nutriva una morbosa ed asfissiante gelosia.

L’uomo, nonostante esercitasse l’attività di meccanico, richiedeva sempre denaro alla donna che, settimanalmente, gli elargiva piccole somme di denaro che lui dilapidava nell’acquisto di alcolici che, inevitabilmente, ne accrescevano l’indole aggressiva con manifestazioni violente, verbali e fisiche, nei confronti della donna “… sei una (…) vai a prostituirti così porti i soldi a casa!!! … te la faccio finire male, ti faccio sparire dalla circolazione! …“.

Come se non bastasse, ancora, l’uomo si appropriava del cellulare della donna verificandone i contatti sui social network, pretendendo che gli fornisse delucidazioni sui suoi contatti imponendole, addirittura, limitazioni sulle persone con le quali poter avere frequentazioni virtuali.

Stanca di tali comportamenti la donna già nel 2019 gli aveva manifestato la propria volontà di interrompere la relazione, suscitando la sua reazione a seguito della quale l’aveva afferrata per i polsi e schiaffeggiata oppure in un’altra occasione, mentre si trovavano in auto, aveva tenuto una condotta di guida dissennata per incuterle paura e mettendo in pericolo pedoni e automobilisti.

La donna in passato aveva sporto due querele nei confronti del compagno, una delle quali successivamente rimessa su pressioni di quest’ultimo il quale, qualora lei gli avesse manifestato la propria volontà d’interrompere il loro legame affettivo, la minacciava pesantemente “… se mi lasci te la faccio finire male, stai attenta per strada che ti butto la macchina addosso! Occhio quando esci da casa! …“.

Nel breve periodo di convivenza il compagno si lasciava andare a continue ingiurie e minacce ed una volta, rimproverato da quest’ultima per il suo stato di ubriachezza, le aveva intimato di abbandonare immediatamente l’abitazione tanto che la donna era stata costretta a chiamare i carabinieri che erano riusciti a calmare e convincere l’uomo ad allontanarsi non prima però che, in loro stessa presenza, le si rivolgesse dicendole “…domani vedi come te la faccio finire!!! …“.

Nei primi giorni di agosto, pertanto, l’uomo si era recato per due volte dalla donna per chiederle di riallacciare il loro rapporto sentimentale ed in una di queste occasioni, in particolare, era talmente ubriaco che si era poi addormentato sul pianerottolo del palazzo.

Lo scorso 15 agosto infine, al culmine dell’ira, sfruttando la casualità dell’apertura della porta dell’abitazione della donna, si era introdotto all’interno dell’appartamento colpendola con schiaffi, sbattendole la testa contro il muro e distruggendo mobili e suppellettili, tanto che il frastuono provocato aveva indotto i vicini a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine provocando la fuga dello scalmanato prima del loro arrivo.

Le ferite, refertate dai medici del Pronto Soccorso dell’ospedale Garibaldi, nonché lo stato di profonda prostrazione psicologica in cui versava, hanno indotto la donna a riferire tutto ai militari delegati delle indagini che hanno fornito alla Procura della Repubblica gli elementi indiziari che, poi, hanno consentito al giudice di emettere la misura cautelare.

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