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Emergenza Coronavirus, le mafie fomentano disordini sociali: possibili contromisure

Attraverso i social si organizzano incursioni presso sedi istituzionali e le reti commerciali e professionali che continuano a lavorare. Urge piano straordinario

di Publius Flavius Vegetius Renatus

Bruxelles – Le indagini delle Forze dell’Ordine e della magistratura sulle ipotesi di infiltrazione della criminalità organizzata nelle fasce più vulnerabili della popolazione hanno varcato la soglia della indiscrezione, della voce ricorrente, per passare alla fase dell’azione penale: si indaga su chi possa sfruttare le difficoltà economiche di ampie fasce della popolazione nel Meridione d’Italia (ma non solo, si badi), per fomentare disordini e attaccare sedi istituzionali o progettare incursioni a danno di supermercati e panifici, farmacie e tabaccherie, uniche attività rimaste aperte dalla deliberazione del lock-down decisa dal Governo.

Le persone che beneficiano di flussi non ortodossi di denaro (grazie al lavoro nero, ai traffici illeciti, etc) o quelle occupate in settori marginali dell’economia) sono in fibrillazione, perché l’impossibilità di svolgere alcuna attività (lecita o illecita che sia) genera penuria di liquidità e conseguente caduta della capacità di provvedere al proprio sostentamento alimentare: necessità basilare per la sopravvivenza.

Il Governo sta balbettando troppo nel deliberare decisioni sistemiche di intervento, come hanno fatto anche altri Stati occidentali, in cui si è deciso di attuare la cosiddetta helicopter money, ossia la distribuzione di risorse finanziarie direttamente a tutta la popolazione, per impedire una caduta della capacità di sostentamento o l’impennata di proteste sociali delle fasce più deboli.

I problemi di ordine pubblico più preoccupanti vengono dal territorio, dalla periferia, in cui possono manifestarsi ‘reazioni’ criminali capaci di interrompere i flussi di rifornimento ai supermercati e ai negozi di generi alimentari, alle farmacie e alle tabaccherie. In questo articolo, proverò a esporre alcune contromisure da prendere da parte delle autorità locali, quali mezzi di prevenzione attiva, deterrenti all’attuazione dei progetti criminali, ancora nella fase della progettazione e pianificazione. Una vera e propria contro-pianificazione, che esplichi una specie di controterrorismo di bassa intensità da attuare sul territorio, coordinato a livello di prefettura e con l’integrazione delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate dispiegate sul terreno, delle agenzie di sicurezza privata e del volontariato attivo (Protezione Civile, Guardie Venatorie, etc), .

Anzitutto, supermercati, negozi di generi alimentari, farmacie e tabaccherie andrebbero presidiate con un punto fisso di protezione da personale armato, ricorrendo al massimo all’applicazione del principio di sussidiarietà attraverso l’attivazione delle aziende di sicurezza privata, pagate direttamente dallo Stato, con immediate risorse di emergenza stanziate ad hoc. Lo stesso personale armato dovrebbe provvedere alla tutela dei gestori di tali attività nel tragitto verso il proprio domicilio, per estendere la deterrenza al compimento di reati predatori.

In secondo luogo, specificamente per le farmacie, bisognerebbe agire sulle rappresentanze sindacali provinciali della categoria, per la sospensione della libertà di apertura quotidiana nei giorni prefestivi e festivi, al fine di alleggerire questo piano straordinario di sicurezza in tali giornate. Si potrebbe, a tal fine, effettuare una turnazione delle farmacie sul territorio, rendendo più ampia la possibilità di approvvigionamento della popolazione, anche attraverso l’attivazione della Protezione Civile per la consegna domiciliare dei farmaci e limitare al massimo la necessità di uscire da casa. Al riguardo, per Gela, la notizia che organizzazione di volontariato si occupino di tale consegne domiciliari – senza una garanzia acclarata di gestione dei processi di sicurezza – dovrebbe indurre le farmacie a ripensare le modalità di consegna, magari con personale proprio, se la Protezione Civile non può essere attivata per questa finalità.

Infine, la magistratura dovrebbe aumentare la pressione psicologica sulle consorterie criminali attive sul territorio attraverso fermi temporanei, perquisizioni domiciliari, fermi veicolari mirati e idonee attività di monitoraggio (anche con il ricorso alle più recenti tecnologie della sorveglianza), in modo da far ‘sentire’ la presenza dello Stato attraverso l’attività dinamica della polizia giudiziaria, nel quadro della legalità costituzionale vigente.

Il momento è difficile e le emergenze sono inedite per l’Italia, che peraltro patisce un gap culturale in materia di sicurezza preventiva. Il sindaco di Gela però è un valente avvocato, con grande sensibilità sociale e non comuni capacità di analisi delle necessità del territorio, qualità che gli rendono possibile percepire l’ampiezza dei problemi che si genererebbe di fronte alla prima rapina che colpisse una farmacia o una tabaccheria o la prima incursione predatoria che colpisse un supermercato. Occorre prevenire il ‘contagio criminale’ delle consorterie mafiose e ciascuno degli attori politici, amministrativi e sociali è chiamato a partecipare a questo cordone di sicurezza, per difendere la quiete residua della popolazione.

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