Rubriche

Quando l’articolazione linguistica crea il ‘casus belli’…..

La percezione amplificata all'estero

A volte, vivendo fuori dall’Italia, le notizie arrivano in differita o ovattate. Altre, per la loro preponderanza, esse valicano i confini con celerità, la stessa con la quale generano poi inarrestabili ramificazioni e degenerazioni, trasformandosi spesso in qualcosa distante da quel che erano inizialmente. La notizia in questione, che questa settimana ha dato il via a una disquisizione inarrestabile, riguarda la frase, ormai nota e riciclata su tante testate italiane, pronunciata durante l’annuale conferenza stampa di presentazione del Festival di Sanremo dal suo venturo conduttore, Amadeus. Una ridondante sequenza di parole la cui eco assume dimensioni epocali e denuncia un qualunquismo interpretativo e paventa idee avventiste.

La frase in questione è stata pronunciata nei confronti di Francesca Sofia Novello, nota ai più per essere legata al motociclista Valentino Rossi che per doti squisitamente artistiche, la quale farà parte del gruppo di presentatori del festival, ed è stata presentata come “bella” e “capace di stare un passo indietro”, evidentemente con riferimento alla sua relazione sentimentale. Non avendo competenze e conoscenze tali da decretare quali meriti abbia avuto, tale donna, per essere prediletta e scelta per varcare il palcoscenico della canzone italiana più noto d’Italia, mi soffermo a fare una considerazione sulla qualifica che ha generato tanto rumore, un epiteto articolato che credo segnerà lei e questa edizione del festival come marchio sensibile. Ho letto di movimenti femministi aizzati contro uno sproloquio in diretta, forse eccessivi; ho sentito denunce di sessismo, concetto che considero astruso e lontano dall’episodio; e poi ancora delle scuse del presentatore, prontamente accolte dalla donna, l’unica, forse, a poter sentirsi appesantita dal suddetto episodio. Onestamente, ho apprezzato la prontezza di Amadeus nel ridimensionare le sue parole, e fare, a sua volta, un passo indietro rispetto a un discorso malinteso e frammentariamente espanso. Del resto, queste mi sono sembrate superflue e dettate da una necessità mediatica più che da un bisogno effettivo, non avendo, da principio, colto nella frase la vena maschilista o di distinzione di genere con cui è stata tacciata. Il “passo indietro” della donna, come dimensione stabile, così inteso per esenzione o licenza colloquiale, è stato, nel tempo, in effetti, quello meditato di vivere la sua relazione a riflettori spenti, non intralciando, così, il campione e compagno. Una scelta verosimilmente oculata e non imposta da una subordinazione all’uomo alfa. Pertanto, mi viene difficile cogliere parole del conduttore una affermazione di supremazia, la quale, oltretutto, sarebbe stata stupidamente rivolta solo a lei e non a tutte le altre donne che lo affiancheranno sul palco. Scelta quanto mai singolare. Forse, l’unica pecca del conduttore, se di pecca possiamo parlare, è stata l’articolazione erronea di un concetto genuino.

In tutta onestà, non credo che alcuna donna possa sentirsi svilita da una frase del genere. Tanto meno credo che sia la locazione (anche stavolta, per esteso, posizione) di una persona rispetto a un’altra a qualificarne il suo valore intrinseco. Per nostra fortuna, da esseri umani e senzienti, non muoviamo passi decisi e definiti come se fossimo pedine in una scacchiera, quindi qualsiasi posizione assunta –nella pratica e/o figurativamente- può avere valore uguale o opposto rispetto alla stessa assunta da un’altra. In una comunità egualitaria, non dovrebbe essere di certo veicolato il messaggio che esistano o si discutano ancora gerarchie, soprattutto in contesti così gaudenti. Tante, nel corso degli ultimi decenni, sono state le donne, dietro quinte domestiche o sociali, in grado di arginare derive altrimenti insanabili, così come quelle collocate in prima fila, come guida o auto collocatesi per prender terreno o perché avevano un passo troppo celere rispetto a chi avevano vicino. E fin quando questa distanza non è stata evidenziata a voce alta, nessuno l’ha mai denunciata con disdegno o con amarezza. Dunque l’unica domanda che sorge, a mio avviso, amara e spontanea da questa vicenda, è perché noi donne, che ci vediamo uguali, attribuiamo un peso spropositato a una frase circoscritta e contestualizzata e non apprezziamo, piuttosto, la scelta meditata di porre al fianco di un conduttore figure del gentil sesso per compiere, insieme, passi importanti, verosimilmente a braccetto e non in fila.

dott.ssa Roberta Dainotto

Mostra Altro

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button