Rubrichesalute

Non rompete i cabbasisi. Mangiateli

 

di DOTT. Paolo Scicolone

 

Il commissario Montalbano ha diffuso l’utilizzo della parola nel linguaggio popolare. E’ davvero frequente incontrare qualcuno che abbia rotture di cabbasisi.

Ma di certo il buon Camilleri non ha inventato una parola nuova. Soprattutto per i Siciliani di certe aree.

Cabbasisi o Kabbasisi è infatti uno dei nomi che veniva usato in Sicilia per chiamare i tuberi del Cyprus esculentus, in Italiano Cipero o Zigolo. Pianta spontanea, spesso considerata infestante, si rivela preziosa risorsa da riscoprire. Giuseppe Pitrè li cita nel suo “Medicina Popolare Siciliana” fra i rimedi popolari contro le infiammazioni gastriche, o gastrointestinali. E nel farlo richiama niente meno che il celebre  medico filosofo “Giurgintano” del XVII secolo che decantava le mirabili proprietà dei tuberi di questa pianta : “Le Kabbasisi, che son tanto comuni in Trapani come il Been Albi, ingrassano il corpo, guariscono le malattie di petto e de’ polmoni, la pleuritide, la pneumonite, rafforzano il cuore, tolgono il tremore, moltiplicano il seme, mitigano l’ardore della minzione” (cit. G. Pitrè, Medicina popolare Siciliana). E nei tempi del Pitrè veniva usata la Cabbasisata o lattata di cabbasisi.

La pianta è commestibile, si usano principalmente i tuberi, e le già esposte virtù terapeutiche non solo trovano conferma nella moderna ricerca scientifica ma a queste se ne aggiungono tante altre che permettono di annoverare i cabbasisi in quella categoria di cibi definiti “SUPER FOOD” (qualcuno le ha già definite il superalimento del futuro).

Conosciute all’estero con vari nomi, il più diffuso, soprattutto nei paese anglofoni, è Tiger Nuts ( le noci tigre), nome probabilmente dovuto alle striature esterne, sono già molto usate dall’industria alimentare per insaporire biscotti ed altri prodotti da forno e a tutta l’industria pasticciera in generale.

Ma che proprietà ha?

Il sapore è dolciastro e secondo una recentissima ricerca (2019), la particolare composizione in zuccheri, proteine, grassi, fibre, vitamine e minerali lo rende un alimento capace di prevenire malattie cardiache e disturbi cardiovascolari (effetto già descritto dall’Alaimo), trombosi, ed è capace di attivare la circolazione sanguigna. Potrebbe essere un toccasana per chi soffre di problemi circolatori come le varici. Nel 2009 un gruppo di ricercatori ha messo il consumo di cabbasisi in relazione con la riduzione del rischio di cancro al colon. Ricco di minerali, in particolare potassio e fosforo, ma anche di vitamine E e C e di fibre ha una importante funzione nello stimolare le difese immunitarie, nella prevenzione di tutti i rischi legati all’ossidazione ed è un valido aiuto nella regolazione dei problemi di pressione e nella protezione di muscoli ed ossa. Per la composizione in carboidrati, fibre e proteine portatrici di amminoacidi essenziali è utilizzabile anche da diabetici e celiaci ed è un valido supporto per  per chi vuole perdere peso e per chi pratica attività sportive intense

Un altro studio del 2019 ne afferma la straordinaria efficacia in confronto ad altri prodotti contro le infezioni urinarie ed in generale contro certi microrganismi patogeni,  grazie alla presenza di un efficace mix di composti fenolici ed altri componenti fitochimici. 

L’olio che se ne estrae, ricco nelle frazioni insature (omega 3-6) è idoneo all’uso alimentare e si presta all’integrazione di una dieta, come quella occidentale moderna, sempre più povera in certi elementi. 

Ed ancora, e siamo a lavori del 2020, si rivela un ottimo epatoprotettivo, un efficace stimolatore degli ormoni maschili,ed è stata dimostrata  un potente ruolo antiinfiammatorio ed antiartritico.

E’ davvero un peccato perdere o concedere solo all’industria alimentare e farmaceutica tutto questo patrimonio conosciuto da millenni e confermato dalla scienza.

L’uso dei cabbassisi ha davvero una storia millenaria: reperti risalenti a 6000 anni fa rinvenuti in Egitto ne testimoniano la conoscenza e l’utilizzo. Ancora oggi fa parte della cucina tradizionale di molti paesi, soprattutto per la produzione di quella che veniva chiamata in Sicilia cabbasisata o lattata di cabbasisi, una ricetta molto simile alla preparazione del latte di mandorla. 

Viene usato anche per insaporire gelati, creme e persino nella produzione di saponi.
Moltissime altre proprietà sono in fase di studio, ma già quanto descritto può bastare ad incoraggiarne la riscoperta e liberarli dall’ingloriosa associazione con le scocciature. Una archeologia delle tradizioni e dei sapori unita alle conoscenze moderne potrebbe essere una preziosa risorsa anche economica per la nostra isola, in un mercato che si orienta sempre più alla ricerca di tipicità e identità.

Mostra Altro

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button