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«Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava

Rubrica ad ispirazione cattolica a cura di Totò Sauna

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Mc 7,31-37

Gesù ci apre gli occhi e le orecchie. Ci fa vedere e sentire. Eravamo ciechi e sordi. Camminavano nel buio e nel silenzio assordante. Come zombie, come automi, come marionette, le cui le fila della nostra vita vengono tirate da altri. Dai politici, dalle televisioni, dai sociologi e per ultimo dai virologi. Poi, Cristo ci chiama. Non so quando, non so come.  In un momento particolare della mia e della vostra vita. Ogni chiamata è personale. Non chiama una comunità o un gruppo o una squadra. Chiama in maniera personale. Chiama Totò, Giuseppe, Maria. Fino ad allora eravamo sordi, confusi.  Non dal punto di vista fisico ma spirituale. Ascoltavamo le sirene del mondo.  Suadenti. Ingannevoli. Che ci vendono a poco prezzo  quella che chiamano Felicità. Sconti speciali. Due al prezzo di uno. Ma arriva Gesù e cambia tutto. Gli portarono un sordomuto. Lo prese in disparte. Fuori dalla confusione. Dal rumore. Dalla calca assordante. Gesù opera nel silenzio. Lontano dai rumori. Dalle grida.  Essere sordi, nella Bibbia, significa non accogliere il messaggio di salvezza di Dio. Assomiglia molto a noi, quando siamo nel peccato, quando siamo attratti dal mondo, quando restiamo lontani dalla Parola, quando ci piace rimanere nel frastuono, nella confusione, quando non abbiamo voglia e ci facciamo vincere dalla noia, dal pessimismo, dalla depressione, quando litighiamo con la moglie, quando non perdoniamo. Travolti dalle mille cose da fare, attorniati da rumori, da chiacchiere, da opinioni, fatichiamo ad ascoltare il desiderio profondo di senso che portiamo nel cuore, fatichiamo a cercare Dio. Brancoliamo nel buio. Basta farsi un giro sui social in cui tutti esprimono opinioni rabbiose, offensive. Nessuno vince. Tutti gridono. Alzano la voce.  Il confronto sulle idee si è trasformato in un clima di rissa continua. Non arrivando mai ad una sintesi, ad una conclusione. I primi tempi cercavo pure io un po’ di spazio. Gridavo. Sgomitavo. Ma la Parola del Signore mi ha fatto vedere quando tempo si perde, non arrivavo ad una conclusione. Siamo sordi. Non sappiamo più comunicare. Questa è l’immagine dell’uomo contemporaneo, solo e narcisista, smarrito e alla ricerca di una qualche visibilità, tutto incentrato nella propria  realizzazione. L’insoddisfazione è la caratteristica principale dell’uomo post-moderno. E la nostra. La mia.  Invece, possiamo avere accanto Dio, che ci sussurra le parole  più dolci e imperiose, che possiamo ascoltare. Possiamo averlo accanto a noi che ci accarezza,  ci sostiene. Ma non lo sentiamo. Distratti. Egocentrici. Io posso fare tutto. Non ho bisogno di Dio. Possiamo avere vicino le persone più acute e più buone, che desiderano aiutarci. Non prestiamo attenzione, non li ascoltiamo. E’ come se fossimo soli al mondo, chiusi nel nostro egoismo, nel nostro mondo fatto da piccole cose.  Ma  Cristo ci raggiunge, ci cerca, ci chiama attraverso  la Chiesa che battezza o ci offre il perdono a nome del Signore Gesù. Attraverso i sacramenti. Basta aprire il cuore a Dio. Chiedere il suo aiuto. Allora avviene nuovamente il “ miracolo”. Diventiamo capaci, per grazia, di udire le consolazioni e i suggerimenti e gli imperativi di Dio. Diventiamo capaci di rispondergli con la preghiera e la vita. E il prossimo è colui che deve essere ascoltato e confortato. Nasce la fraternità. Se ci lasciamo salvare dal Signore. Se aderiamo a Lui con tutte le forze. Sospira, il Signore, vedendo l’opera del male che agisce nella vita dell’uomo. Sospira davanti ad ogni ammalato. Non è contento nel vedere quanto male può fare il male, quanto dolore suscita il dolore. E agisce, con discrezione, toccando, accarezzando, sfiorando. No, non abbiamo risposte ai grandi interrogativi sul male e la morte, nemmeno noi discepoli. Ma abbiamo un Dio che si è sporcato le mani, che ha condiviso davvero, sul serio, ogni sofferenza, ogni dolore, ogni abbandono. Sospira e salva, lenisce, guarisce. Non come un improbabile guru, ma come il Messia che avanza, facendo arretrare le tenebre. Gesù non ha guarito tutti i sordi e sciolto la lingua di tutti i muti e i segni che ha compiuto ha voluto che fossero al servizio del Regno e nulla di più. Portiamo i nostri ammalati al Signore, perché imponga loro le mani e dia loro conforto e consolazione. Mettiamoci, quindi in ascolto. Nel silenzio e nella preghiera.

Buona Domenica

Totò Sauna

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