Parvenu

Parvenu. L’insostenibile leggerezza del colore nella pittura di Cetty Previtera

Quando Gregor , una mattina si risveglia mosca, aggrovigliato, nello stupore delle visioni e delle proprie inquietudini ,la meraviglia che lo spazio e il tempo, lo avrebbero assalito, come avviene tra le anime sensibili, sia per la comprensione di una metafisica, non solo dei sogni ma degli scenari possibili, il suo volo, estatico, come sguardo, verso una indefinita linea d’orizzonte, diventa vertigine orientata , verso cui, l’attesa intercapedine dello spazio indefinito, ne segnava la personale visione del cosmo, fino alla parcellizzazione della sua luce. Così, ne rileggo in Kafka, ne la sua “metamorfosi” l’immaginario di un insetto, un volatile insomma. E, in una pittura, come farebbe Cetty, o come sentire addosso il peso dell’infinito, il linguaggio personale diventa poesia, sia essa per immagini, sia tensione di un assioma. E la pittura che ci offre ella, ne ha gli opportuni risvolti. Affezionata e fedele all’impressionismo, quello che, nel dopo, avrebbe aperto l’espressionismo di Bonnard, con al centro, ricerche le visive di disegno e colore, tra le teoretiche scene di Paul Klee fino al gestuale Gustav Klimt, ci vedo pure, la problematica personale di un presente, e un passato, appunto, rivisitato. Siciliana, di tutta natura, questa giovane artista, nata in terra Etnea, boschiva, e di respiro campestre(Zafferana), ne segna una indagine, quella, di una pittura,che, si offre generosa ai suoi prossimi maestri: Giuseppe Puglisi e Piero Zuccaro. Questi, oramai consolidati pittori del panorama italiano, tra le grinfie ristrette in quel di Scicli, tra Franco Sarnari e Piero Guccione, affondano , ancor di più le apostolati radici, nel distretto catanese, stimolare giovani promesse. I due maestri, a dimostrazione di Cetty, hanno considerevolmente centrato l’obiettivo, dell’infondere i valori certi della figurazione. Una continuità di talento e qualità del fare pittura. E la giovane, qui, ne corrisponde a pieno. Le sue pitture, trovano respiro nel colore, ma con quel sapiente segno, che, ne scandisce e scaturisce, il disegno dello scenario attraverso i complementari, la pittura disegna lo spazio e le sue forze, nella libertà di un linguaggio assai personale. Mi colpiscono quei parchi alberati, dei controluci da tramonto, infiniti di foglie, ai sedili, miei immaginativi, delle attese, degli amori, come a quegli ambiti praghesi, nei romanzi metropolitani, per dirla alla Kundera; alla loro diffrazione della luce, per dirla alla Monet; e ai giochi infiniti di colore, ove, l’alternarsi dei complementari, nelle calde ore siciliane, diventano sinfonie, come la luce del sud, che attraversa ogni ora, quel prima, e quel dopo; farsi, non solo fisica, per il quale il maestro francese ne fa scuola, ma di sinfonia come note musicali, umori che, descrivono visioni poetiche, come cattedrali nel deserto, per dirla alla Debussy, e soprattutto del sentimento, di quella profonda lacerazione dell’anima. Ma parlando, sempre di pittura nordica, oltre allo sguardo di un Klimt, il quale, isolato nella dimora di campagna della sua Austria, circondato da faggi e arbusti secolari, ne scandisce il groviglio acquitrino per un senso romantico, diversamente, dal suo secessionismo giovanile, che lo vide precursore e rivoluzionario dei Bauhaus, per poi, riluttare, per intimismo con la natura, il proprio passato . Tempo fa, lessi un piccolo saggio, tascabile, lessi, di Jean Clair, sulla pittura del ‘700, quella di cui, i padri maestri di quel tempo (i romantici per intenderci) , visionari e vedutisti, inducevano al paesaggio, come ad un oltre…quello che, sarebbe valso per un insetto,in kafka, descriverne poi, il confine tra razionalità e sentimento.

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