Parvenu

Parvenu: La complessa materia pittorica di Riccardo Badalà

 

 

Se occorre aprire un dibattito oggi, attorno alla pittura, ci sarebbe da dire che, in essa, si integra la sua stessa e vera essenza della materia, del colore e del segno.
E certo, la pittura che ad oggi, in parte vista con gli occhi della contaminazione mediatica, esacerbata e svuotata, in parte rivissuta con le recenti esperienze storiche e può essere vista con occhi nuovi. Quando anni fa, vidi per la prima volta i dipinti di Riccardo Badalà, mi apparve nuovo ma al contempo accorto di un linguaggio, apparentemente informale ma più figurativo rispetto a sterili contrapposizioni stereotipate della sua generazione. Il suo fare, è autentico e mi ricorda ragguardevoli esperienze della figurazione internazionale, tra i più vicini a lui, il francese Eugène Leroy, e il più difficile Frank Auerbach, per quella accezione degli anni ‘50, in cui l’astrazione, aveva iniziato nell’oltreoceano, pure Willem DeKooning e successivamente l’inglese Francis Bacon, riprendere un’espressionismo astratto tra Picasso e Matisse, e prima di ogni successiva contaminazione PopArt. E per dirla “libera dagli schemi”, la stessa tensione o continuità, in quel che di pittura, rimangono i veri riferimenti italiani, non sono indenni le figure come a Gianfranco Ferroni, Giuseppe Banchieri e lo svizzero Alberto Giacometti. E va detto pure, Badalà, non cede pure alle facili seduzioni del mercato, perchè nei suoi lavori l’interesse all’iconologia rilutta stereotipate rappresentazioni del consumo più ovvio.
I suoi dipinti, spesso materici e gestuali, non sono sedimenti di ripensamenti, come spesso noi pittori ritorniamo su un dipinto messo da parte. I suoi lavori, vivono di un respiro del colore e della materia, che solo una pittura così diretta, può svelarne le luminescenze, ma sopratutto l’interiorità, un umore. Poetico e conflittuale , nei suoi dipinti, sembrano soffermarsi i nostri sguardi più intimi, ed essi figure o fiori, poco cambia nell’identita, l’artista, ci restituisce l’emozionalità al centro di una tavola dipinta, per quella eccitabilità relegata alla materia della pittura, di una luce tutta siciliana, ove l’urgenza del gesto pittorico, irripetibile, come sguardo fugace, coglie la sua pennellata virtuosa e sincera, come zampata di leone si posa dinnanzi ai nostri occhi nel più autentico carnaio della pittura. E in questo suo sezionamento delle forme, che Badalà trova la sua forma, lo fa come un vero pittore sa fare, traducendo la vita in una personale visione delle cose.

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