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Corruzione a Piacenza, in carcere imprenditore di Gela: era al vertice del sistema

Un «sistema corruttivo diffuso», che secondo le indagini andava avanti da anni, senza trovare resistenza, e che ha riguardato i lavori pubblici e gli appalti in una parte del territorio appenninico piacentino, la Val Trebbia e la Val Luretta, con tre sindaci arrestati, due in carcere e uno ai domiciliari, funzionari comunali e imprenditori coinvolti. Non senza il tentativo di mettere «le mani su Piacenza», come dal titolo di un paragrafo dell’ordinanza di 700 pagine del gip Luca Milani, appoggiandosi a personaggi politici di rilievo. Indagato, a piede libero, è Tommaso Foti, deputato di Fratelli d’Italia, accusato di corruzione e traffico di influenze illecite. Per la Procura avrebbe ricevuto 3.000 euro per aiutare un’azienda, attraverso i suoi rapporti con l’assessore comunale e collega di partito, Erika Opizzi, anche lei indagata e che nel tardo pomeriggio ha annunciato le dimissioni dalla giunta di centrodestra.

Destinatari di una misura di custodia cautelare in carcere sono l’imprenditore edile Nunzio Susino, originario di Gela, secondo i carabinieri coordinati dai pm Emilio Pisante e Matteo Centini, il promotore dell’associazione a delinquere. Il carcere è stato disposto anche per un altro imprenditore, Maurizio Ridella, poi due sindaci: quello di Cerignale, Massimo Castelli, responsabile nazionale piccoli Comuni Anci nonché papabile candidato per il centrosinistra a Piacenza, e il primo cittadino di Corte Brugnatella, Mauro Guarnieri. I domiciliari sono stati decisi, invece, per il sindaco di Bobbio Roberto Pasquali, un altro imprenditore e cinque tecnici comunali. Per il vicesindaco di Zerba, Claudia Borré, divieto di dimora nel Comune.

I fatti contestati vanno dal 2018 a tutt’oggi. I primi cittadini indagati sono stati destituiti dal prefetto. Al centro delle indagini ci sono favoritismi su opere pubbliche, ipotesi di appalti cuciti su misura o gare bandite a lavori già fatti. Ma anche corruzione elettorale: in un caso, alle elezioni comunali del 2019, un imprenditore avrebbe consegnato somme di denaro agli elettori per far eleggere un sindaco, chiedendone prova con la foto della scheda elettorale.

«Questo sistema corruttivo – ha detto la procuratrice Grazia Pradella in conferenza stampa – ha attraversato tutti gli schieramenti politici e ha costituito un vero e proprio sistema, con ipotesi di corruzione elettorale. Ci sono sindaci eletti perché gli elettori sono stati pagati, un esempio classico di corruzione diffusa che andava avanti da anni senza che nessuno si fosse posto alcun problema».

Sono in corso approfondimenti, che potrebbero interessare anche le elezioni regionali del 2020, con riferimento alle preferenze per l’elezione dei consiglieri. La posizione di Foti, limitata a un capo di imputazione, è oggetto di accertamenti. La Procura chiederà l’autorizzazione alla Camera per poter utilizzare i dialoghi intercettati ai quali ha preso parte, ma non ha chiesto misure. Susino, per l’accusa, gli avrebbe consegnato 3.000 euro «al fine di ottenere il compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio» da parte dell’assessore all’Urbanistica Opizzi, per agevolare la stipula, a condizioni favorevoli per il privato», della convenzione per la gestione di un parcheggio. «Ce l’ha in mano lui la Opizzi… La Opizzi gli sta facendo preparare un documento (…) perché lui alla Opizzi le spiega lui cosa ci deve scrivere (…) La Opizzi ce l’ha messa lui lì», dice l’imprenditore intercettato a maggio 2019.

Inoltre, «sfruttando la sua relazione di cointeressenza politica esistente» con Opizzi, Foti, per l’accusa, si sarebbe fatto indebitamente promettere da Susino il pagamento di somme di denaro «per se stesso o per il partito Fratelli d’Italia, anche quale finanziamento della successiva campagna elettorale» quale prezzo «della propria mediazione illecita» verso la Opizzi e i funzionari comunali, affinché il Comune di Piacenza disponesse il mutamento di destinazione d’uso di alcuni terreni.(gds)

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