La storia della settimana

“Prego la sala è pronta”. “….ma veramente il malato è mio padre”

Gela –  Arriva in redazione questa storia.

Il signor Franco  ha 90 anni. E’ caduto, come accade a tanti anziani ed ha subito la frattura del femore. Ha passato mesi in ospedale a Vittoria ed adesso sembra in via di guarigione. E’ stato dimesso dall’ospedale Guzzardi ed i medici hanno raccomandato ai figli di avviare le pratiche sanitarie per l’ingresso in Rsa per assicurare la fisioterapia, fondamentale per riprendere le funzionalità degli arti inferiori. E comincia la trafila. I figli hanno supervisionato il trasferimento da Vittoria a Gela. Ma per cominciare un nuovo percorso di riabilitazione sono fondamentali una serie di esami, fra cui la Tac. Il signor G. viene accompagnato all’ospedale di Gela dove è stato prenotato l’esame della tomografia.

“E’ stato un incubo – racconta il figlio Pietro C. – a parte la constatazione della sporcizia che regna sovrana come non avviene negli altri ospedali anche a pochi chilometri di distanza, ho potuto rilevare che nessuno ha controllato la temperatura all’ingresso. In pratica dall’ospedale di Gela si entra e si esce indisturbati: non c’è nessuno che controlla la temperatura secondo quanto indicano le circolari ministeriali e quanto avviene in tutti gli esercizi commerciali ed uffici. E questo è un primo problema.  Ma quanto vi racconterò ha dell’incredibile. Mio padre è stato accolto nell’astanteria del pronto soccorso e lì è rimasto, da solo per almeno un ora e mezza: io ed i miei familiari fuori senza ricevere notizie. Ogni 15 minuti bussavo per chiedere informazioni e stendo un velo pietoso su come mi si rispondeva. Il personale non conosce la cortesia.

“Che vuole? Deve aspettare. Ci sono decine di persone prima di voi, non siete i primi della classe” – ‘ mi sentivo dire ogni qualvolta bussassi, ma senza avere notizie concrete. Fiato sprecato inutilmente’.

Dopo un’eternità finalmente sento pronunciare il nostro cognome:

“C……, si accomodi”.

Perfetto mi sono detto, ci siamo. Il portantino mi precede e mi ha attraversare una serie di corridoi. Il primo, il secondo, il quarto. Sarà che non lo conosco bene l’ospedale di Gela….. arrivo fino alla Cappella e approdo al servizio di radiologia.  Finalmente, penso fra me e me. Però non vedevo mio padre. Mah , magari mi accompagnano fra qualche minuto, penso. Ormai manca poco. Mi fanno entrare in una sala e poco dopo arriva un medico con l’infermiere.

‘Buongiorno, lei è il signor C….?

“Si, sono io”

“Siamo pronti, si spogli’, mi dice il medico.

“Come mi spoglio? In che senso? – chiedo

“Scusi ma lei non deve fare la Tac? – aggiunge la dottoressa radiologa

“Scusi lei, io sono venuto per accompagnare mio padre, è lui che deve fare la Tac’

Segue un acceso dibattito fra il medico e il paramedico: ‘ma che hai fatto? – Dice lei – non è lui, il padre deve essere sottoposto a TAc, ti rendi conto che figure mi fai fare?

“Non è una barzelletta, quelle della serie operano la gamba sana. E’ accaduto a noi. Per fortuna l’equivoco è stato chiarito, ma questo episodio ha del surreale. Succede a Gela ed è accaduto a noi…..”

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