La storia della settimana

La pietosa storia di Rocca, Orazio e Marco

Gela – Il 23 ottobre avrebbe dovuto prestare giuramento per diventare tutore e amministratore degli affari legali dei suoi anziani genitori. Invece Marco ( nella foto col padre) è morto a causa del covid, dieci giorni dopo sua madre e cinque giorni prima di suo padre. Un’intera famiglia sterminata dal virus. Ora le tre bare sono una accanto all’altra alla casa mortuaria del cimitero. Perché a Gela, in Sicilia, al momento non ci sono loculi disponibili e le sepolture non si possono fare. Tutto è iniziato intorno al 20 ottobre. Al civico 36 di via Madonna del Carmelo, alla periferia est della città, un’ambulanza del 118 trasferisce Marco Savà, 50 anni, all’ospedale “Vittorio Emanuele”. I sintomi influenzali ed una forte tosse confermano la positività al virus. Il giorno successivo anche la madre, Rocca Vantelli, 71 anni, convivente, viene trasferita nel reparto Covid. Passeranno alcuni giorni prima del trasferimento di mamma e figlio al Sant’Elia di Caltanissetta, dove il 31 ottobre muore Rocca e il 5 novembre Marco. Stessa sorte toccherà al padre Orazio, pensionato di 80 anni, ricoverato però ad Agrigento perché in quei giorni a Caltanissetta non ci sono più posti. Qui spira il 9 novembre. Per le sue precarie condizioni di salute mentale, Marco avrebbe dovuto diventare il suo tutore. Ma in aula non si presenterà mai. “Era venuto a trovarmi in studio dopo che era stata fissata l’udienza”, dice Dario Romano, l’avvocato che ha seguito la pratica, amico dello sfortunato cinquantenne. “Lo sentivo quasi ogni giorno al telefono, siamo cresciuti assieme. Era una persona buona e generosa cresciuta tra onesti lavoratori. Marco – prosegue – si prendeva cura dei suoi genitori a tempo pieno e trovava il tempo di farlo anche con gli altri partecipando come volontario alla distribuzione dei pacchi viveri al banco alimentare”. I figli di Rocca e Orazio non si danno pace. Gianluca, Giuseppe, Maurizio e Vincenzo hanno visto smembrarsi la loro famiglia nel giro di pochi giorni senza potere riuscire accarezzare i genitori ed il fratello. “Ci aggiornavano, a volte tramite il nostro medico di famiglia, tramite il telefono. Prima che ci facessero sapere della loro morte, ci hanno avvisato che mamma, papà e Marco erano stati intubati”, racconta Maurizio sul sagrato della parrocchia San Sebastiano, al termine del funerale di papà. “Stanno valutando la possibilità di presentare un esposto alla Procura della Repubblica”, riferisce Romano. “La verità storica si saprà mai?”, si interroga il legale. “Le oggettive difficoltà tecniche su eventuali ispezioni cadaveriche potrebbero far desistere la famiglia dalla decisione di coinvolgere la magistratura. Al momento non posso dirlo, sono giorni duri e difficili”. “Non abbiamo nulla da rimproverarci, lavoriamo ogni giorno per salvare vite umane – afferma Giancarlo Foresta, Direttore di Struttura Complessa di Rianimazione del Sant’Elia di Caltanissetta -. Il covid è il colpo di grazia dei pazienti che hanno patologie di base che noi ricostruiamo attraverso la famiglia quando arrivano al pronto soccorso”. “Dolore, tristezza, incredulità. Questo è il momento del dolore e del silenzio”. Sono le parole del sindaco Lucio Greco che ha assicurato sostegno concreto alla famiglia Savà, attivando i servizi sociali, quindi valutare la possibilità di potere intervenire concretamente. “Stiamo vivendo davvero una fase drammatica, e ora più che mai dobbiamo restare uniti, compatti, solidali”, ancora il primo cittadino che invita ad “essere comunità”. Mentre i contagi aumentano ed il virus si diffonde in città in un cerchio che la stringe sempre più.
Andrea Cassisi
Avvenire
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