Rubriche

“Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”

Rubrica di ispirazione religiosa a cura di Totò Sauna

Il DOMENICA 19 LUGLIO 2020
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”».

 

Il punto è chiaro. Crediamo alla vita eterna? Crediamo, che dopo questa vita, ve ne sia un’altra? Tutto dipende dalla risposta che diamo. Tutto deve essere consequenziale alla nostra risposta. Lo deve essere, soprattutto, la nostra vita. Possiamo dare una risposta positiva, possiamo darla negativa. Siamo liberi. Comunque, in ogni caso, tutti viviamo assieme. Uno a fianco all’altro. La differenza sta nella testimonianza. Coloro che credono e non credono, crescono assieme. Sta a Dio districare i legami. Non sta a noi. A noi sta testimoniare. Nel silenzio, nell’amore. Essere testimoni di Cristo. Non avere la pretesa di cambiare gli altri, di cambiare tutti. Di cambiare il mondo. No. Mi dispiace, non siamo al centro del mondo. Non abbiamo la forza di cambiare nessuno. Una sola cosa dobbiamo cambiare:  è il nostro cuore. Non sempre ci riusciamo.  Deve cambiare il proprio modo di vedere le cose. Non dobbiamo avere nessuna pretesa. Basta, dire Si a Cristo. Poi, ci pensa Lui. Lasciamolo fare. E’ più bravo di noi. Noi facciamo solo casini. Sfracelli inauditi. E continuiamo a farli. Pur sapendolo. Dobbiamo stare sempre svegli che l’uomo vecchio è sempre pronto a comparire. Pensavamo che eravamo già cambiati, vicini al Paradiso, bravi, buoni, giusti, vicini alla santità, invece, l’uomo di cui pensavamo di essercene sbarazzati ogni tanto emerge. Basta poco. Un incidente, una parola in più, una carta fuori posto e scatta l’uomo vecchio. Pieno di ira, di orgoglio, cattiveria. Ma, poi ce ne   rendiamo conto ed  entriamo nello sconforto. Nella tristezza. Il Signore ci invita a vigilare a stare attenti, perché viviamo in mezzo la zizzania. Tutto ci porta a pensare che il male stia vincendo. Basta guardare la televisione o sentire i telegiornali. Difficile credere che in questo mondo vi sia spazio per la pace, per l’amore, per la giustizia. Difficile crederlo, in certi momenti. Un nemico semina la zizzania, di nascosto, di notte. Il bene e il male crescono insieme, ce ne accorgiamo quando la realtà di gonfia, cammina. Allora ci assale lo scoramento. Iniziamo a farci delle domande. Ci poniamo dei dubbi. Ci sconcerta l’agire di Dio. E la sua pa­zienza. E la sua log­ica. Davvero avverti­amo un’abissale dist­anza fra i suoi ragi­onamenti e i nostri, fra la sua logica e la nostra .La risposta del padr­one è destabilizzant­e, certo. Ma anche saggia e lungimirante.
Davanti allo zelo dei servi che vorrebbe­ro, come sembra logi­co, strappare la ziz­zania, Dio invita ad aspettare, a pazien­tare. E ne spiega la ragione: strappando anzitempo la zizzan­ia, molto simile al grano all’inizio del­la sua crescita, si potrebbe erroneamente strappare qualche spiga.
Dal nostro punto di vista è un danno col­laterale: cosa volete che sia qualche sp­iga al cospetto dell’intero raccolto sal­vato? Il punto di vista di Dio, al solito, è diverso. Deriva dalla sua ossessiva atten­zione alla pecora sm­arrita, al­l’uno che diventa un­ico, al marginale che viene messo nel me­zzo.
La soluzione c’è: pa­zientare per vedere il frutto, per poter­lo distinguere. E, a questo punto, inter­venire tagliando ent­rambi, grano e zizza­nia e separandoli. L’uno nel fuoco, l’a­ltro nel granaio.
Il padrone non nega la necessità della separazione. Dice solo che non è ancora il tempo e che non sp­etta agli uomini dec­idere quando sia il momento. La pazienza è necess­aria perché noi uomi­ni non siamo in grado di compiere la cer­nita. E perché è Dio ad avere stabilito l’ora della separazi­one, non noi. Ci viene la tentazione. Giudichiamo, mettiamo etichette. Noi uomini corriamo il rischio d giudicare gli altri dal nostro punto di vista, appe­llandoci a convinzio­ni profonde, radicate.  Ci vo­gliono, invece, un po’ di buon senso e di sana prudenza, al fine di moderare lo zelo della distruzio­ne e della soluzione finale che tutti po­rtiamo nel cuore. È Dio ad avere stabi­lito l’ora della sep­arazione. E ne intuiamo le rag­ioni: solo dal frutto riusciamo a coglie­re la bontà della pi­anta . Se una spiga è buon grano o zizzania lo capi­amo solo quando vedi­amo il frutto gonfia­re lo stelo. L’apparenza inganna, e Dio lo sa bene. Persone che sembrano lontane da Dio, tra­volte dall’ombra, im­pestate, possono cam­biare, convertirsi, fare buon frutto. Pe­rciò i cristiani, in­guaribili ottimisti, cocciuti nella sper­anza, pensano sempre che una persona pos­sa cambiare in meglio. E come tali dovre­bbero agire. Gesù chiede di pazie­ntare perché sa bene che il cuore dell’u­omo può cambiare.
Addirittura il nostr­o.

Buona Domenica

Totò Sauna

Mostra Altro

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button