Grazie per averla accompagnata dolcemente fino alla fine della vita
Lettera di encomio per il personale dell'Hospice
Gela – La morte è sempre un trauma difficile da superare. Almeno per chi resta su questa terra. Però ci sono tanti modi di vivere e di morire. Giunge alla nostra redazione la tenera lettera di ringraziamento della famiglia Di Gennaro che vuole offrire il giusto tributo a chi, ha accompagnato dolcemente, la loro madre alla soglia dell’aldilà. Una forma di consolazione per la mamma persa ma un elogio per chi ha alleviato le sue sofferenze. Ecco cosa scrivono:
“Dal giorno della scomparsa di nostra madre, Emanuela Salinitro, avvenuta il 9 agosto 2020 riteniamo giusto e doveroso ringraziare il reparto dell’ Hospice di Gela nello specifico il primario dott. Giampaolo Alario, il dott. Angelo Lentini, il dott. Giuseppe Palmeri e la dott.ssa Emanuela Cascino e il personale non medico, non ricordiamo i nomi perchè andrebbero citati tutti, che con molto amore e dedizione verso il proprio lavoro l’hanno assistita e accompagnata durante l’ultimo mese della sua vita e grazie per averci sostenuto con sensibilità nel duro e difficile periodo della degenza. Non sempre la sanità è malasanità. Anzi. Già dal primo giorno abbiamo potuto notare la disponibilità, l’organizzazione, la professionalità, l’efficienza e l’umanità di tutto il personale.
Ciò che fate va oltre quelli che sono i vostri doveri professionali.
Nostra madre, classe 1947, è venuta a mancare in una domenica mattina afosa di Agosto.
Si, la creatura più bella che ci è stata data in dono se ne andata colpita da una malattia imprevista e imprevedibile, e che ahimè, ci ha colti impreparati.
Emanuela Salinitro, coniugata per oltre 50 anni con nostro padre, Isidoro di Gennaro, era – ci duole il cuore pensarla e scrivere di Lei usando la forma verbale passata, una donna solare, grintosa e piena di vita. E la gioia di vivere era la caratteristica che più la contraddistingueva , oltre alla semplicità, alla determinazione, alla generosità e alla benevolenza.
Si la mamma era benevola, voleva bene a tutti, e a tutti dispensava sorrisi e consigli.
Poi la diagnosi infausta e, dopo molti mesi di speranze e di cure che sono purtroppo risultate refrattarie, il ricovero all’Hospice. Dio mio abbiamo , sinceramente pensato l’hospice no! è il posto dove si va a morire: Ci sembrava di aver firmato la nostra resa!
All’arrivo al reparto, ubicato al secondo piano dell’Ospedale Vittorio Emanuele di Gela, abbiamo capito che non avevamo firmato nessuna resa ma piuttosto ci eravamo affidati alla competenza e professionalità del Primario dott. Giampaolo Alario il quale, dopo i primissimi momenti di concitazione , ci ha assicurato che avrebbe fatto di tutto per la mamma, nella fase più dura della sua malattia.
In effetti non ci eravamo sbagliati e, con il tempo, l’hospice era diventato il luogo sostitutivo della nostra casa. La stanza grande e accogliente era diventata per noi il luogo dove ci scambiavamo gli ultimi gesti di amore, le tenerezze, le ultime parole, gli ultimi silenzi, financo gli ultimi sguardi, lontano da sguardi indiscreti.
Il dott. Alario non ha soltanto somministrato la medicina palliativa alla la mamma morente, ma la medicina per la mamma che è rimasta vivente fino alla morte e che a questa fase doveva poter arrivare con dignità.
Questo è quello che è successo all’hospice di Gela, e per questo il nostro plauso e ringraziamento, per aver accompagnato la mamma durante l’ultimo mese della sua vita con dedizione e abnegazione, va al Direttore dell’Unità operativa dott. Giampaolo Alario, ai medici dott. Angelo Lentini e Giuseppe Palmeri, competenti e garbati, alla dott.ssa Emanuela Cascino, Psicologa, al Caposala, agli Infermieri, agli Operatori socio sanitari ,agli addetti alle pulizie.
Disponibilità, organizzazione, professionalità, efficienza e umanità, oltre, talvolta i propri doveri professionali: queste sono le caratteristiche degli operatori del reparto hospice di Gela.
Anche a noi, oltre che alla mamma, è stata garantita la migliore qualità della nostra vita, vissuta in quel periodo indimenticabile, tra pianti e sorrisi ora pieni, ora privi di i speranza”.
I figli, fratelli Di Gennaro