Rubrichesalute

La ricchezza del cappero.

 

di Dott. Paolo Scicolone

Fra le numerose piante spontanee presenti dalle nostre parti è certamente una delle più conosciute e delle più utilizzate per scopi alimentari. Ingrediente pregiato della cosiddetta “cucina povera”, sta vivendo un periodo di forte interesse da un punto di vista nutraceutico e farmacologico.

Stiamo parlando del cappero, Capparis spinosa. Oltre che come cibo è molto conosciuto nelle tradizioni popolari come trattamento per epatite, tubercolosi, problemi renali, stomaco

disturbi, diabete e ipertensione. E se spesso si riscontra la tendenza a non dare credito scientifico alle medicine popolari, ancora una volta ci troviamo di fronte a una conoscenza popolare che non solo viene confermata e rafforzata da dati scientifici, ma addirittura si ammette in un studio del 2016 che le proprietà di questa pianta sono state sottostimate. Al cappero vengono anche riconosciute proprietà antinfiammatorie, antiossidanti, cardiovascolari, epatoprotettive, antimicrobiche, antivirali, attività ipolipemizzante e ipoglicemizzante. I contenuti in sostanze bioattive utili per la salute umana la stanno rendendo pianta preziosa per l’industria farmaceutica, erboristica e alimentare. Senza dubbio consigliabili a chi intraprende percorsi mirati a perdere peso. Uno studio pubblicato sull’International Journal on Pharmacology nel 2016 ha studiato tutti gli usi medici e farmacologici attribuibili a sostanze estraibili dalle varie parti della pianta.

L’estrazione di sostanze come il cappaprenoli (molto presenti nei capperi siciliani), l’isoginketina e la ginketina, (presenti nel più reclamizzato Ginko-biloba) oltre che le più note quercetina e rutina estraibili anche in molte altre specie, e gli studi correlati stanno dando nuove risorse alla medicina nel trattamento di gravi malattie cardiovascolari e tumorali, ma non solo, come conferma una pubblicazione di una Università Iraniana del 2018.

Tutte le parti della pianta sono utilizzabili: foglie, fiori, radici, semi, frutti.

Importantissima la frazione lipidica, ricchissima di oli essenziali e precursori di importanti sostanze per il nostro corpo. Non trascurabile il contributo proteico, soprattutto di alcune parti della pianta, e la presenza di fibre.

Il suo sapore era molto apprezzato già in tempi remoti, nell’antica Grecia e presso i romani dove divenne uno dei componenti fondamentali dalla più famosa salsa dell’antica Roma: il garum.

Conviene rieducare le nuove generazioni al riconoscimento, alla raccolta ed all’utilizzo, prima che, come successo per altre piante, venga dimenticata. Foglie, boccioli, frutti, in insalata, come condimenti di primi e secondi, sughi e bruschette, come puree o in oli aromatici possono conquistare i gusti di chiunque.

Testarda e forzuta malgrado le apparenze può apparire anche laddove altre piante rinunciano e persino su vecchi muri, dove è frequente apprezzarle come spontaneo decoro floreale.

La forza straordinaria del cappero selvatico, di molto superiore a quella delle piante coltivate meno resistenti e con contenuti più moderati di nutrienti e sostanze protettive, ha la capacità di rinvigorire il corpo ed aumentare la cosiddetta radiovitalità dell’organismo conducendolo verso livelli energetici compatibili con lo stato di salute, se consumato fresco o sotto sale marino.

Da non sottovalutare, come valore aggiunto, la bellezza del fiore, sicuramente fra i più belli del patrimonio spontaneo mediterraneo.

Riscoprire e tutelare il paesaggio lasciandogli la possibilità di esprimere anche attraverso queste piante tutto il proprio potenziale può assumere, tra l’altro, un significato economico enorme per le nostre comunità.

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