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Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato

Dal Vangelo secondo Giovanni 10,1-10

In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.>>.

Non so voi. Mi capita spesso di fare un’esperienza. Mi ritrovo nella stanza da letto al buio. Non vedo nulla. Ma proprio nulla. Come se non esistesse nulla. Niente. Ma io so che c’è l’armadio, la poltroncina, la sedia. Poi, accendo la luce , vedo tutto chiaro. Vedo tutto. Le cose sono sempre state là. Vicino a me. Ma non le vedevo. Fino a quando non è arrivata la Luce. Se mi avventuro al buio nella stanza rischio di scontrarmi con qualcosa. Eppure , la conosco a memoria. Viviamo cosi. A tentoni. A tentativi. Cerchiamo una porta per entrare in luogo sicuro. Certo. Dove ci sono dei buoni pastori che ci stanno davanti e che ci indicano la strada. Ma vaghiamo. La porta esiste. C’è. Ma non riusciamo ad accendere la luce. Non abbiamo la forza. Penso amici lettori, anche, la voglia. Ci piace stare al buio. Il buio nasconde tante cose. Belle e Brutte. A volte nasconde la nostra anima, il nostro io . Ci piace, cosi, nasconderci. Ecclissarci. Non volere trovare la porta giusta. Allora ci convinciamo che la stiamo cercando. Non è vero. Ci prendiamo in giro. Ci piace entrare  in delle porte che ci portano in alcuni luoghi tranquilli, sereni, dove il pastore è buono e non ci chiede nulla. Basta spendere, basta apparire. Dove è lecito fare tutto. Dove ci presentono una libertà finta. Dove ci fanno capire che noi siamo tutto e che il Mondo e gli altri  dipendono da noi, dalle nostre scelte. Non ci chiedono fatica, impegno . Ci fa stare apparentemente bene. E’ il pericolo di oggi. Una porta che ci porta lontano da noi,dai nostri problemi, dalle nostre scelte. Un mondo che assopisce la nostra mente e la cosa peggiore la nostra anima. Ci nasconde il vero senso della nostra vita. Ci propina un sogno “ Sei tu il re, tu puoi fare tutto, anche toglierti la vita se hai un’unghia incarnita”Per trovare la giusta porta, per trovare il giusto recinto, dobbiamo avere la voglia di accendere la lue e tutto ci apparirà chiaro. Ci vuole un po’ di fatica, ci vuole coraggio, forza. Tante sono le porte. Tanti sono i recinti. Tanti sono i pastori, ma una sola è la porta giusta e il pastore giusto. Ci vuole tanto discernimento. Tanto guardarsi attorno. Tanta preghiera. Un pastore che cerca ad una ad una le pecore smarrite.,Smarrite per il troppo soffrire.Per la nostra stupida inclinazione all’autocommiserazione.,Viene, conosce per nome ciascuno di noi.,Entra dalla porta della nostra anima, il pastore. Sa come entrare, abita la nostra interiorità, la sua forza è nell’amore verso Dio e gli uomini e la conoscenza che ha delle cose di Dio.
Altri si mascherano, ingannano, sono dei mercenari. Ma solo a lui, al pastore, stiamo a cuore.
Ancora oggi molti si occupano di noi solo per interesse. Per vendere soluzioni al nostro disagio, per proporci soluzioni improbabili, per manipolarci e ottenere consenso.,A chi sto davvero a cuore? A chi sta a cuore la mia felicità, sul serio, in maniera disinteressata, solo per amore? I mercenari fingono di occuparsi di noi ma, in realtà, si occupano solo del loro interesse.,Intendiamoci: nessuno può agire al posto nostro, nessuno può occuparsi di noi meglio di noi stessi. Ma altro è farlo seguendo un Maestro, il Signore, altro improvvisandosi per ciò che non si è Gesù Risorto che proclamiamo Figlio di Dio, rivelatore del Padre, è l’unico che sa dove condurci, l’unico che ci conosce più di quanto noi stessi ci conosciamo.,È la voce che ci permette di riconoscere il pastore.,È la Parola che vibra possente e vera in noi che ci permette di distinguere il vero pastore dai mercenari. Quella Parola che ci scuote, ci scruta, ci incendia, ci scompone, ci innalza, ci rianima, ci svela, ci riempie. Quella Parola che meditiamo, amiamo, celebriamo.Se la frequentiamo, se la amiamo, non possiamo sbagliare: è quella la Parola, l’unica, che ci aiuta a riconoscere il vero Pastore.Ci chiama per nome, per rassicurarci.
Poi ci caccia, ci spinge fuori.Fuori dall’ovile, fuori dalle certezze, fuori dalle piccole isole in cui ci siamo nascosti.Fuori dalle sacrestie, fuori dalla curia, fuori dal nostro piccolo mondo auto-referenziale. Ma anche fuori dalle nostre certezze incrollabili, dai nostri cammini spirituali definiti e statici, inossidabili e puri. Fuori dalle visioni piccine. Fuori.Al tempo di Gesù le pecore venivano radunate durante la notte e chiuse in un basso recinto fatto di pietre accatastate. A volte, ad aumentare un po’ la sicurezza, di aggiungeva una fila di rovi spinosi, in modo da impedire ai ladri e ai lupi di accedere e di fare scempio del gregge.Il recinto, normalmente, sorgeva nei pressi del villaggio e radunava le pietre di numerosi proprietari. A turno, poi, questi si alternavano per la veglia della notte: si ponevano nell’unica apertura del recinto di pietre e, seduti, si appoggiavano con la schiena ad uno stupite e con le gambe rannicchiate chiudevano il passaggio: diventavano loro stessi la “porta” del recinto.Impedivano così ai malintenzionati di avvicinarsi.Sul fare del mattino, quando arrivavano i singoli proprietari, bastava una voce per svegliare le proprie pecore che, a questo punto, venivano lasciate passare per andare a pascolare. Gesù è quel pastore che passa la notte a vegliare, accovacciato all’apertura del recinto di pietre, diventando egli stesso la porta che lascia passare solo chi ha a che fare con le pecore e tiene lontano i nemici, i briganti, i ladri.
Fino a quando è lui a vegliare, fino a quando è lui il custode della porta del nostro cuore no, non abbiamo nulla da temere.

 

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