Archeologia e storia del territorio gelese

IL MUSEO DI GELA: SCRIGNO DEI TESORI DELLA CITTA` O DEPOSITO SCORTE DEGLI ALTRI MUSEI SICILIANI ?

Il dirottamento di reperti ritrovati a Gela, sia in regolari campagne di scavo che dai vari recuperi seguiti a sequestri e donazioni, è un fenomeno che non si è mai arrestato.

I REPERTI DI GELA NEGLI ALTRI MUSEI

L’istituzione del museo, nel lontano 1958, è stata solo un’illusione, già da subito vennero prelevati reperti dal percorso espositivo, in qualche caso addirittura negli anni precedenti all’inaugurazione, momento in cui si organizzavano i materiali delle future collezioni. Questi primi trasferimenti furono ad esclusivo beneficio del museo archeologico di Siracusa.

IL MUSEO DI AGRIGENTO

Nel 1968 ,in occasione dell’istituzione del museo archeologico di Agrigento, altri materiali vennero prelevati dalle collezioni del nostro museo e collocati nel nuovo museo agrigentino. Un nucleo di questi reperti, insieme a reperti provenienti da Licata e dal territorio di Palma di Montechiaro andarono a comporre una vetrina che nelle esigenze del nuovo museo agrigentino, doveva soddisfare criteri storico-didattici, illustrando attraverso i reperti il cammino che da Gela portò, in poco più di un secolo, alla fondazione dell’antica Akragas.

Altri reperti , tutti di pregio, continuarono a confluire nel museo di Agrigento, tra cui almeno due crateri attici da Vassallaggi e la coppetta di produzione geloa con rappresentazione della triskeles rinvenuta a Bitalemi e trasferita temporaneamente ad Agrigento per una mostra, agli inizi degli anni ’70 e mai restituita.

Le richieste di restituzione del reperto sono state molteplici e continuano ancora oggi. Al museo archeologico di Agrigento, confluì poi l’intero medagliere del museo di Gela, sia le monete scampate al furto del 1973, che tutte quelle recuperate in seguito.

Il sospetto è divenuto certezza in alcuni casi, che parte delle monete del medagliere del museo di Gela fossero state trasferite ad Agrigento in data precedente al furto, se ne trova conferma attraverso la consultazione di studi specifici sui ripostigli monetali, ospitati in precedenza nel medagliere del nostro museo, nel museo archeologico di Agrigento. Se individuare la sede esatta in cui sono custodite le monete del medagliere che, nonostante la loro importanza, non figurano nello spazio espositivo del museo (chiuso attualmente), è davvero difficile, ancora più complicato è stabilire dove siano confluiti i ripostigli monetali, provenienti da scavo, ritrovati negli anni dopo il furto.

Da Gela si segnalano due importanti rinvenimenti di monete in argento. Il primo, datato al 1976, composto da 60 tetradrammi in prevalenza di zecche siceliote, con esemplari di Cartagine e di Alessandro III di Macedonia, meglio noto come Alessandro Magno, databile al 325 a.C. Il secondo ripostiglio monetale composto da 100 unità, tra cui un considerevole numero di decadrammi siracusani.

Questo tesoro venne rinvenuto all’interno di un vaso e si data al 310 a.C. Sorprende che materiali così particolari, importanti e provenienti, almeno in un caso così sembra di intuire, da contesto di scavo, non trovino spazio in un medagliere, che ai tempi (2001), venne presentato in pompa magna, come tesoro di cui la città si riappropriava. Le informazioni che si possono ricavare sui due ripostigli sono molto limitate, o almeno lo sono per lo scrivente. Apparentemente gli unici riferimenti ai due tesori monetali sono una registrazione nel Corpus Numismatico CH.

Il caso di una pubblicazione del 2008 è indicativo, – Un ripostiglio di monete puniche dall’abitato di Capo Soprano a Gela- L.Sole ,contributo inserito inGreci e punici in Sicilia tra V e IV secolo a.C.“, i due ripostigli monetali vengono citati senza riportare altre fonti a riguardo, se non appunto la registrazione nel Corpus Numismatico CH. La mancanza di riferimenti bibliografici è sicuramente da attribuire al fatto che queste monete siano inedite, ad esclusione della citazione nel Corpus, o lo erano almeno fino agli anni in cui è stato redatto il contributo scientifico sulle monete puniche dall’abitato di Capo Soprano.

La pubblicazione del 2008 prende in esame un piccolo ripostiglio di monete in bronzo puniche composto da 17 esemplari scoperto nel 1999, scavando un ambiente della seconda metà del IV inizi del III secolo a.C. , in un’area prossima alle mura di fortificazione di Capo Soprano. La studiosa riporta in una nota a margine, che le monete si conservano senza numero di inventario nel museo archeologico di Caltanissetta, stesso dato si ritrova in pubblicazioni successive di altri autori.

Dopo essere stato restaurato, studiato, e variamente pubblicato questo ripostiglio avrebbe meritato uno spazio all’interno del nuovo medagliere del museo di Gela, almeno in data successiva alla fine dello studio scientifico che lo ha riguardato. Il medagliere nella sua forma attuale, o più recente , venne restituito al museo nel 1997 e aperto al pubblico nel 2001.

Oltre allo spazio nelle vetrine del medagliere, esiste al museo una vetrina che in passato era servita a contenere una piccola selezione delle monete del ripostiglio di via Fiume. Dall’ultima riapertura del museo, ad oggi, la vetrina è rimasta vuota, un semplice arredo tra le altre vetrine. Nemmeno un restauro ultimato e uno studio completo quindi riescono a garantire la restituzione alla fruizione pubblica dei reperti nel nostro museo.

La direzione del Parco archeologico di Gela, che comprende pure il museo, non può esimersi dal richiedere e poi recuperare quanto spetta al museo, sia per giusto criterio di contestualizzazione dei materiali provenienti dalla città e dal territorio, che per tutti quei materiali trasferiti con la formula dello spostamento temporaneo che da cinquant’anni non hanno fatto ritorno. In vista della nuova riapertura del museo, intraprende queste azioni è un’atto dovuto, la modernizzazione non va solo rivolta alle piastrelle e alle vetrine, ma all’applicazione della giusta contestualizzazione dei beni storici. Questo principio è il solo applicato nella moderna concezione di conservazione del bene storico e dell’offerta di cultura al pubblico.

Non si può creare un moderno contenitore culturale sulla falsariga dei precedenti, quando trasferimenti di intere parti delle collezioni del museo ,prelevate, di continuo nel tempo dal percorso espositivo e dai depositi, erano e temiamo siamo siano ancora, consuetudine.

Aspettiamo dunque di vedere se in questo clima di restituzione incrociate, dall’estero verso la Sicilia e tra musei siciliani, trovi finalmente posto pure Gela. Riempire un camion di reperti e trasferirli al museo di Caltanissetta è stato semplicissimo, soddisfare le giuste istanze di restituzione di reperti sembra al contrario cosa impossibile. Da cosa sia determinato questo rifiuto, resta un mistero, riempire una vetrina già vuota deve essere un lavoro troppo complesso, speriamo che non si tratti solo di estrema determinazione a non restituire nulla. Riappropriarsi dei propri beni è necessario se si vuole uscire da questa situazione, a Gela non si possono trasferire solo malati, interi reparti ospedalieri, servizi, reperti e poi vedersi arrivare tonnellate di rifiuti.

I politici locali ,prima di parlare di turismo e rilancio culturale, sempre abusando dei termini, devono reclamare dignità. Tutti i materiali “temporaneamente ” trasferiti, sono per valore culturale e storico come una flotta di relitti antichi recuperati. Il riscatto di questa città passa pure dalla valorizzazione, vera e totale , della sua storia.

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