Rubriche

A chi fa fruttare i talenti, viene consegnato il doppio

Rubrica di ispirazione religiosa a cura di Totò Sauna

Matteo 25,14-15.19-21

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”»

 

La parabola dei talenti è una delle più conosciute. Tanto ormai da far parte del nostro quotidiano. Ma che cosa era il talento? Il talento era una unità’ di misura che indicava un peso, una moneta. E’ diventato ora un modo di indicare delle capacità di una persona, che può mettere a disposizione degli altri. Hai del talento. Come ballerino, come cantante, come scrittore, in realtà la parola “talento” in questa parabola non ha questo significato. Viene raccontato nel vangelo che viene dato un talento a ciascuno, secondo le loro capacità. Cioè qualcosa che viene aggiunto a quello che noi avevamo. Insomma, il Signore non sta con le mani in mano e conoscendoci ci fa un regalo, che va a riempire quello che ci manca, per cosa? Per fare un cammino. Per avere forza quando ci stanchiamo. Per avere coraggio. Gesù in questa parabola si rivolge ad un pubblico eterogeneo. Chi lo ascoltava? Chi lo seguiva? Un pubblico molto vasto, gente umile, ma anche molti scribi, molti farisei, molti dottori della legge, sacerdoti, che, invece, di avere la capacità di far fruttare il proprio talento lo seppellivano sotto terra, o lo utilizzavano per combatterlo. Allora, affida a noi, a me e a te caro lettore di Lettera G questi talenti.  Ma, cosa sono i talenti che Gesù ci ha lasciato?  Cosa possono essere i talenti? Cosa ci aiuta nel cammino verso Gesù?  La Parola, la  Celebrazione Eucaristica, la Bibbia, la Vita Comunitaria, le Beatitudini sono le cose che Gesù ha lasciato alla sua comunità e a noi per farli fruttare. Facciamo noi l’elenco, la gioia del vangelo,  la voglia di meditare, l’esperienza di Chiesa, la carità. Ci viene affidato qualcosa di enorme. A volte pensiamo più grosse delle nostre misere capacità. Parlo per me . Io non credo che sono all’altezza del compito che il Signore mi ha affidato. Non so voi. Ma è tale l’amore di Dio per me e per te, che pur conoscendoci, ci da fiducia, crede in noi. Conosce le nostre miserie, i nostri limiti, i nostri tradimenti. Eppure crede in noi, in me e te. Facciamo quello che riusciamo a fare, secondo le nostre capacità. Gesù ci conosce, sa cosa siamo capaci di fare e quali sono i nostri limiti. Se leggiamo bene la parabola, si legge che a chi ha fatto fruttare i talenti, gli viene consegnato il doppio. E ciò avviene quando riusciamo a portare Cristo agli altri, a chi ci sta vicino, in famiglia, al lavoro, dovunque, chi riesce a testimoniare. Alla fine della parabola il protagonista diventa l’ultimo. A lui è stato affidato un talento. Ma non lo ha fatto fruttare. Ma chi è sto poveretto? Eh si, caro lettore: questo poveretto sono io, Totò Sauna, quando mi nascondo, quando non faccio la volontà  del Signore, quando faccio vincere l’orgoglio, quando non riesco a perdonare, quando penso che ho vinto da solo, quando cerco solo esclusivamente il mio interesse, calpestando la volontà dell’altro, quando pecco, quando mi vergogno di dire sono un cristiano, quando, per il politicamente corretto, sono un cristiano fino ad un certo punto, quando per salvare la poltrona, la faccia, i soldi, la mia onorabilità sono pronto, come Pietro a rinnegare il mio Gesù e non aspetto il canto del gallo, quando non riesco a perdonare, quando non riesco ad amare. Colpa di una fede basata sulla paura. La paura nasce perché abbiamo una immagine distorta di Dio. Ci hanno inculcato l’idea di un Dio giustizialista. Pronto ad accusarci, a castigarci.  Abbiamo l’immagine di un Dio vendicatore, giudice inflessibile. Dio è Amore. Amore pieno.  Questa immagine cosi negativa ci allontana da Dio .La nostra vita diventa ciò che temiamo. La paura si impadronisce di noi e del presente che viviamo. Invece di evangelizzare, di aprirci, di andare incontro al fratello ci chiudiamo per paura, per  timore di non so cosa, per timore della punizione. Dio premia gli intraprendenti. Coloro che escono dalle sicurezze, dalle casettine pulitine e sicure, dalle loro poltrone comode e vanno vanno come  Abramo, che si spendono, che hanno coraggio. Ma di cosa dobbiamo avere paura? Noi siamo i figli della luce. Peccatori riconciliati. E’ vero, ancora in cammino. E’ vero, ancora, cadiamo. E’  vero, zoppichiamo. Ma camminiamo. Cristo condanna chi sta fermo. Condanna chi non si mette in gioco. Condanna chi nasconde il suo talento. E’ bello che Dio ci affida le sue cose. Che bello che Dio creda in noi e ci dia la possibilità di far fruttare i nostri talenti. La nota dolente è il lamento, arroccandoci in difesa, vedendo il male dovunque. Invece, di passare il tempo a lamentarci e sparlare del nostro fratello di comunità, correndo dietro improbabili devozioni sfruttiamo, secondo le nostre capacità i talenti che il Signore ci ha dato l’Eucaristia, la Parola, i Sacramenti, il Perdono, ognuno faccia la sua lista. Fuggiamo la paura,ritorniamo alla gioia. Una gioia reale, che si basa un padrone che di fida di me, tanto  da consegnarmi una notevole dote di regali e di doni che non aspettano altro che essere sfruttati.

Buona Domenica

Totò Sauna

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