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Nuovo Dpcm, alle 18.45 lo illustrano Gelmini e Speranza. Tensioni sulla scuola

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È durato più di due ore l’incontro tra Governo e Regioni sul nuovo Dpcm. Vi hanno preso parte i ministri per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini, della Salute Roberto Speranza e dell’Istruzione Patrizio Bianchi. All’incontro hanno partecipato anche il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo, il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro e il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli. I ministri Gelmini e Speranza terranno alle 18.45 a palazzo Chigi una conferenza stampa sul nuovo Dpcm, che entrerà in vigore dal 6 marzo.

Il nuovo Dpcm anti-Covid si incaglia sulle scuole. La cabina di regia di ieri pomeriggio a Palazzo Chigi non ha trovato il punto di caduta sulle chiusure. Sembra ormai scontato che nelle zone rosse l’attività didattica in presenza sarà bloccata per tutti, dalle materne fino alle superiori, come ha anticipato ieri sera il capo del Comitato tecnico-scientifico Agostino Miozzo. Ma il governo si è diviso sull’ipotesi di estendere la norma anche alle zone arancioni. Questa mattina ci sarà un nuovo vertice e toccherà al premier Mario Draghi indicare la rotta.

La decisione arriva in un frangente molto delicato, con il nuovo decreto governativo che deve rincorrere la pandemia. I contagi sono in chiara risalita, spinti della varianti virali più aggressive, crescono i ricoveri negli ospedali e nelle terapie intensive. Mentre da Nord a Sud governatori e sindaci rafforzano in ambito locale le misure di contenimento dell’epidemia, a partire proprio dalle scuole.

Sul tema è intervenuto nei giorni scorsi il Cts suggerendo appunto la chiusura generalizzata nelle Regioni rosse ma anche in tutte le altre zone dove i contagi superano i 250 ogni 100mila abitanti: una soglia che farebbe scattare lo stop alle lezioni anche in molte province arancioni. I ministri non hanno trovato l’accordo su come tradurre questa indicazione nel nuovo decreto: una ipotesi è quella di mettere tutte le superiori in Dad anche nelle zone arancioni. Ma c’è un fronte, che più o meno corrisponde a quello della vecchia maggioranza (si parla dei ministri Roberto Speranza, Dario Franceschini, Stefano Patuanelli, nonché del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi), che frena: che senso ha chiudere le scuole nelle zone dove si tengono aperti i centri commerciali e i negozi non di prima necessità? Prima di decidere ulteriori strette per gli studenti allora vanno bloccati altri possibili canali di contagio, è uno dei ragionamenti emersi. Ma questa seconda ipotesi si scontra con chi che non vuole penalizzare le attività economiche. Ci sarà bisogno quindi un nuovo supplemento di confronto.

Attualmente nelle zone gialle e arancioni, in base ai Dpcm precedenti, le scuole elementari e medie si svolgono sempre in presenza mentre alle superiori si alterna la Dad alla frequenza. Nelle zone rosse invece restano in presenza solo le primarie e la prima media, oltre alle materne. Per gli altri lezioni solo da ‘remoto’. Regole generali su cui stanno intervenendo a ripetizione le ordinanze locali con l’’arancione rafforzato’ che blocca proprio le scuole.

Ma far rimanere forzatamente a casa anche i bambini piccoli e i ragazzi sotto i 14 anni provoca ricadute anche sulle famiglie e sulle attività lavorative. È uno degli aspetti di cui si occuperà il nuovo decreto sostegni, che dovrebbe essere varato verso il prossimo fine settimana. Per compensare le restrizioni dei Dpcm, arriverà, probabilmente in forma retroattiva, il rinnovo degli aiuti per i nuclei con figli colpiti dalle chiusure o dalle quarantene. Il pacchetto era già stato predisposto dal governo precedente. Tra le misure il bonus babysitter e i congedi parentali straordinari retribuiti al 50%, insieme alla possibilità di chiedere lo smart working. I sostegni dovrebbero essere estesi anche a professionisti e partite Iva.

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