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A 50 anni dalla morte di Mario Gori, l’Istituto Leonardo Da Vinci lo ricorda

Niscemi – ‘Di me non resteranno che parole…’ è l’epigrafe incisa sulla tomba del poeta niscemese Mario Gori di cui, il 5 dicembre 2020, si celebra il Cinquantesimo anniversario della sua prematura dipartita.

A restare non sono solo le sue parole ma i versi con cui – in maniera sublime – ha tradotto le sue tante emozioni, i suoi diversi  stati d’animo, i suoi sentimenti, le sue speranze e anche le inevitabili delusioni della vita.

Sabato mattina, dalle 9:45 alle 12:30, avrà luogo presso l’Istituto d’Istruzione Superiore Leonardo da Vinci di Niscemi diretto da Francesco Ferrara, una videoconferenza in diretta a lui dedicata dal titolo Mario Gori, parole e immagini.

Antonio Rizzo, Liliana Blanco, Gaetano Vicari e Carmelo Trainito, dopo i saluti istituzionali del Dirigente Scolastico il prof. Franco Ferrara, parleranno al vasto pubblico dei presenti  non solo della poesia goriana, ma dell’uomo che è stato Mario Gori sia per la comunità niscemese sia per coloro che l’hanno conosciuto anche solo attraverso la sua  vasta opera poetica.

“Da 50 anni Niscemi è stata privata da una delle figure di maggiore spicco della letteratura contemporanea – ha detto il dirigente Ferrara – per questo ci è sembrato doveroso tributare il giusto ricordo al poeta ma anche diffondere la sua ‘ars’ alle giovani generazioni affinchè il messaggio letterario si tramandi di generazione in generazione. E’ a questo che serve la scuola: a inoculare nei giovani il gusto delle arti in tutte le sue forme. E Mario Gori per noi incarna la figura del poeta e le sue ‘parole’ devono restare scolpite nei cuori”.

Il poeta della mestizia, della solitudine, del crepuscolo. Il poeta che sognava la morte e che la morte ha incontrato nel vigore della età appena matura. Troppo giovane per morire, troppo vecchio per aver scritto versi di foscoliana memoria. Il poeta. L’unico che ha riscattato una cittadina sperduta nel profondo sud, dove ha voluto tornare nell’ultimo viaggio.

“Il mio posto è quaggiù, qua, tra i miei morti ed i miei vivi in pena”. E la pena dei niscemesi non si è mai spenta.

James Maddiona

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