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IL PRURITO MATTUTINO SOCIAL DI FILIPPO GUZZARDI. LA POLITICA GELESE RADIOGRAFATA

Ciò a cui si è assistito nel pomeriggio del 2 maggio, in occasione di una mozione di sfiducia sostanzialmente già decaduta, è stato il primo banco di prova pubblico della prossima campagna elettorale. I consiglieri comunali ne avrebbero fatto a meno, ma con questa sfiducia si sono letteralmente incartati. Ognuno con le proprie scelte “per il bene della città”, ha provato già a delimitare i confini del proprio orticello da salvare e non di una città, peraltro, narcotizzata e che ha mostrato totale indifferenza, rassegnata com’è.
Sul piano precipuamente politico, a che ne dicano i rispettivi segretari e/o coordinatori di partito, quando due firmatari di una mozione di sfiducia si dicono, 30 giorni dopo, favorevoli a non votarla, rinviandola di ulteriori 40 giorni, l’immagine dei loro partiti ne esce ridicolizzata. E’ il caso di Vincenzo Cascino della Dc e Gaetano Orlando del Pd. Lungi da me contestare i consiglieri che agiscono in scienza e coscienza, ma nel riconoscere loro questo diritto, su documenti ed atti importanti come una mozione di sfiducia, i rispettivi partiti devono stare zitti prima e dopo, o se proprio debbono commentare, lo devono fare prima (concordando con i consiglieri la linea) e non dopo (giustificandoli provando a metterci una pezza).
Se poi la tesi è provare a salvare la città, la domanda successiva è da chi e cosa. La risposta che ci viene data è salvare la città dal commissario e dal dissesto. Per cui, diventa estremamente difficile comprendere le tre consigliere di Unità progressista, ossia Alessandra Ascia (Rinnova), Virginia Farruggia (Movimento 5 Stelle) e Paola Giudice (indipendente di sinistra) che hanno deciso, astenendosi, di non andare a votare subito la mozione, considerato che, sebbene non l’hanno firmata, fino all’altro ieri non solo hanno ripetutamente dichiarato che una volta trasmessa in aula avrebbero votato favorevolmente la sfiducia, ma hanno altrettanto ripetutamente invitato il sindaco a dimettersi e magari proveranno ancora a farlo nei giorni a seguire, come se in caso di dimissioni del primo cittadino non arrivasse un commissario (e la certezza, a quanto pare, del dissesto) al suo posto.
Parimenti, ambigua è parsa la posizione dei due consiglieri di Una buona idea, Davide Sincero e Rosario Faraci, che hanno votato favorevolmente il rinvio quando avrebbero potuto anche astenersi e lasciare agli otto “pro Greco” l’onere del voto favorevole. Per oltre 3 anni hanno rappresentato la vera stampella del sindaco, Lucio Greco, con una condotta ai limiti della lealtà, al pari dei colleghi di Un’Altra Gela che, però, è la lista ammiraglia del sindaco. Il tutto, a loro dire, per proteggere il progetto civico. Sbattuti fuori dall’azzeramento con cui Greco li ha manifestamente sconfessati, nel tentativo miseramente fallito di costruire un governo di fine mandato a trazione centrodestra, tornano sulla mozione di sfiducia ad allinearsi agli otto della pseudo maggioranza, prestando il fianco ai più maliziosi secondo cui, così facendo, confermano di difendere – al pari degli otto rappresentati in giunta – il loro di assessore, coincidente con l’unico assessore, quello al bilancio, guarda caso definito “tecnico” (in quota politicamente cioè a nessuno) dal sindaco.
Quanto ai nove casti, duri e puri del centrodestra, Pierpaolo Grisanti (FdI), Totò Scerra (FdI), Vincenzo Casciana (FdI), Rosario Trainito (Fi), Carlo Romano (Fi), Giuseppe Spata (Lega), Emanuele Alabiso (Lega) e Gabriele Pellegrino (Dc?) vedremo chi ed in quanti si confermeranno tali, uniti e compatti, nel non approvare il rendiconto consuntivo 2021, nel non approvare l’adesione al piano di riequilibrio e nel non approvare lo stesso piano di correttivi. Se erano pronti a votare la sfiducia il 2 maggio, avrebbero fatto a meno di votare questi atti finanziari, altrimenti anche loro parteciperebbero alla farsa cui dicono di aver assistito. Inoltre, vedremo a fine mandato se daranno seguito all’avvertimento lanciato a chi, nel centrodestra, non ha voluto votare la sfiducia, escludendolo dalla coalizione.
Altresì, gli otto fedelissimi a Greco, vale a dire Totò Sammito (Un’Altra Gela), Peppe Morselli (Un’Altra Gela), Marina Greco (Un’Altra Gela), Diego Iaglietti (Mpa), Valeria Caci (Mpa), Giuseppe Guastella (Mpa), Luigi Di Dio (indipendente) e Totò Incardona (Udc), riuscendo nell’intento di salvare la città dal dissesto, faranno l’unica cosa ovvia: ricandidare il loro sindaco uscente, che nel frattempo diventerebbe l’eroe che avrebbe salvato la città dal dissesto (col … Predissesto). Vedremo chi di loro lo ricandiderà. Intanto ciò che abbiamo appurato il 2 maggio è che nessuno di loro, non ha manco accennato a difenderlo. A loro dire si è difeso la città. Cioè il cittadino … elettore.
Infine, al “consigliere fantasma”, Giuseppe Caruso che non ha mai presenziato ad una seduta di consiglio, compresa quella che poteva essere storica sulla mozione di sfiducia, della cui assenza nessuno si è accorto, tranne noi, lo rassicuriamo: magari non te ne fregava nulla, ma il nulla è proprio quello che non ti sei perso.
DA UNA VOCE LIBERA NELLA REPUBBLICA DI GELA, CITTA’-STATO DEL TERZO MILLENNIO, PASSO E CHIUDO.

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