PoliticaVerso le elezioni

Dalla matrioska alla ghigliottina, dai gilet arancioni ai poeti, i (nuovi) simboli elettorali

Scorro velocemente i primi simboli elettorali che da questa mattina i partiti stanno consegnando al Viminale, in vista delle elezioni politiche del 25 settembre, e per un riflesso pavloviano mi zampillano in testa, per fortuna o per disgrazia resta ancora da capire, le parole di Claudio Velardi: “mi sono imposto di non essere banalmente critico nei confronti della politica, niente di più facile, è diventato oramai un esercizio stanco e rituale”. Quindi, respiro profondamente e provo, non senza fatica, a calarmi nella intelligente prospettiva suggerita dall’ascolto di uno degli ultimi numeri del podcast “Impressioni di settembre” di un ottimista e razionale.

Ma, vuoi per pigrizia e vuoi per una sana insolenza che mi fa da sempre compagnia, coscientemente rinuncio alla strada maestra indicatami da Velardi e provo a fare una TAC, ovvero un rapido Test Apertamente Critico dei simboli consegnati tra molti sorrisi e zero imbarazzi, o quelli che sono stati già annunciati e che lo saranno nelle prossime ore.

Ne ho scelti dieci, per non annoiare e martoriare il lettore, ma anche per tenere a bada il bruciore da ulcera elettorale.

 

 

NOI moderati ovvero i fab4, ben quattro simboli in uno. Della serie come distruggere l’autostima di qualsiasi grafico, anche alle prime armi e, al tempo stesso, mettere alla prova l’abilità dell’elettore, pur con dieci decimi di diottrie, nel leggere il nome Maurizio, indicazione fondamentale evidentemente, sul cognome LUPI.

 

IMPEGNO CIVICO o come prontamente e malevolmente ribattezzato sui social “impegno cinico”. Tutto sommato la costruzione grafica, pur con degli errori tecnici di impaginazione, è passabile, ma a destare stupore e sgomento è stata la scelta di abbinare al logotipo l’icona di un’ape. Insetto che nel mondo classico rappresentava il simbolo dell’abbondanza e anche dell’eterna rinascita, dopo l’apostasia del grillismo duro e puro.

 

 

RIVOLUZIONE SANITARIA. Anche in questo simbolo c’è l’immancabile richiamo al tricolore, un codice cromatico senza il quale forse si è portati a pensare che il disegno grafico sia figlio di un dio minore. Ma fin qui, nulla di strano, perchè è la ghigliottina, antico strumento di morte, posta al centro del cerchio a conferisce al simbolo di Panzironi tutta la sua ridicola crudeltà.

 

 

Azione – Italia Viva. Ancora una volta la necessità di fusione, imposta dal Rosatellum, da un punto di vista grafico è stata declinata in modo deteriore rispetto ai simboli iniziali. Due almeno gli aspetti opinabili nel progetto di simbolo depositato al Viminale: la scelta di polarizzare su uno solo dei due leader – che come sempre da un lato aggiunge e dall’altro toglie – e, quella più sanguinosa, di aver rinunciato del tutto al concetto di “terzo polo” declinato sui social come stella polare contro il “bipopulismo”.

 

Alleanza Verdi Sinistra e altri. Di tutto un più ovvero a ciascuno più che un posto al sole, uno strapuntino di illeggibilità. Certo, meglio rispetto al simbolo dei neo moderati, ma in ogni caso una autentica di-sfida per gli occhi degli elettori che dovrebbero ritenere essenziale il richiamo – come in questo caso – alla famiglia dell’European Green Party, che pur nel simbolo è stato inserito.

 

 

Gilet ArancioniSi cambia musica. Come recitava una vecchia pubblicità andata in onda fino alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, quella del confetto lassativo masticabile, “Falqui, “basta la parola”. Ecco, anche per il simbolo presentato dall’ex colonello dell’Arma, Pappalardo, non servono tanti commenti, basta purtroppo la parola.

 

 

 

Movimento politico. Libertas. Il tricolore svetta anche nel simbolo di MPL, leit motivo cromatico trasversale che non deve mai mancare. Nello scudo posizionato all’interno del cerchio c’è un misto fritto di grafica e immagini reali. La rondine stilizzata sorveglia la felice famiglia che sorride sotto le ali protettrici dello svolazzo.

 

 

 

Partito Unione Nazionale Italiana. Qui il tricolore assume una doppia vita: prima nel cuore che campeggia al centro del simbolo e poi, forse perché nel primo tentativo poteva passare inosservato, è stato aggiunto anche nel semicerchio inferiore. Del resto, come ricordavano gli antichi “melius abundare quam deficere”, senza esagerare però.

 

 

 

 Sacro Romano Impero cattolico e pacifista. Dopo aver visto il simbolo del Sacro Romano Impero è necessario, anzi obbligatorio espiare la colpa, è opportuno una genuflessione, una preghiera, una penitenza, un severo atto di contrizione per quanto detto e scritto a proposito del simbolo di “NOI moderati”.

 

 

 Movimento Poeti d’azione. Ovvero, senza offendere Ungaretti, si può dire solo “mi illumino d’incenso”.

(formiche.net)
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