Economia

Tassa sulle bibite, ‘no’ delle associazioni di categoria

ADNKRONOS – 22 SET – Governo al lavoro sul doppio binario Nadef-manovra di Bilancio, mentre dalle associazioni di categoria arriva la sonora bocciatura dell’ipotesi di nuove tasse sulle bibite per reperire risorse in Finanziaria. Intanto, accogliendo la richiesta del Mef, l’Istat anticipa a domani la pubblicazione dei conti economici 2018, in modo da facilitarne il recepimento nella Nota. Attesa in Cdm venerdì prossimo, la Nadef, che contiene le stime che faranno da ossatura alla manovra, dovrebbe certificare il rallentamento dell’economia italiana, in linea con i principali istituti internazionali, e indicare un livello del prodotto non superiore al +0,5% per il 2020. L’Ocse nei giorni scorsi ha tagliato il Pil italiano per il prossimo anno a +0,4% (dal precedente +0,6%) e confermato una crescita piatta per il 2019. Nel Def di aprile il governo ha indicato un programmatico a +0,2% nel 2019 e 0,7% nel 2020. E meno Pil vuol dire più deficit, da qui la necessità di reperire risorse taglia-disavanzo. L’obiettivo del governo è tenere l’asticella entro il 2,1% per scongiurare la scure dei 23 miliardi di rialzi Iva pronti a scattare dal primo gennaio in caso di mancato rispetto degli impegni di bilancio Ue. Per portare a casa questo risultato e avviare la fase Uno della riduzione delle tasse sul lavoro, servirebbero circa 10 miliardi di euro, oltre ai risparmi in arrivo dal calo dello spread (circa 4 mld) e da Rdc e Quota 100 (circa 5 mld). Resta poi l’incognita debito pubblico. Nel Def di aprile il precedente governo ha indicato un rialzo al 132,6% nel 2019 (dal 132,2% del 2018) e poi un calo al 131,3% nel 2020, a patto di attuare un maxi-piano di privatizzazioni da 18 miliardi di euro, così ambizioso da venire disatteso. Intanto l’ipotesi di aumentare il prelievo sulle bevande analcoliche per reperire le risorse agli interventi della manovra di ottobre ha visto, come prevedibile, la levata di scudi dell’associazione del settore che l’ha giudicata “discriminatoria” e “dannosa” per le pmi, per il Made in Italy e per i lavoratori del settore, a monte e a valle della catena. Il tutto a fronte di dati estremamente penalizzanti: secondo Assobibe infatti la tassa produrrebbe una contrazione delle vendite pari al 30%, minori consumi finali per l’11% del valore, 10.000 occupati a rischio nelle imprese che operano a monte (fornitori agricoli e non), nella produzione/imbottigliamento, a valle (commercio), con conseguente minor gettito Iva (-11%) e minor gettito da tasse da lavoro/reddito (-15%).

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