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L’azienda modello rischia di fallire perché la Pa non paga il debito da 25 milioni

“Combatto da oltre 40 anni contro ogni forma di ingiustizia percorrendo la strada dell’etica. Non sarà una mancanza di equità dello Stato a fermarmi”. Ha le idee chiare Rossella Pezzino de Geronimo, imprenditrice catanese, fondatrice e amministratrice di Dusty, società leader nel settore dell’igiene ambientale, che, dal 1982, opera per salvaguardare il territorio e diffondere una maggiore consapevolezza sulla tutela dell’ambiente. Con un fatturato annuo – relativo al 2021 – di circa 100 milioni di euro, una forza lavoro di mille dipendenti, un parco di oltre mille automezzi e circa 24 sedi operative, svolge servizi di igiene urbana per conto delle Amministrazioni Pubbliche, servendo una popolazione di oltre 600mila abitanti. L’ingiustizia a cui fa riferimento è il mancato pagamento delle fatture emesse da Dusty per i servizi di igiene urbana espletati per conto dell’ATO (Ambito Territoriale Ottimale) Messina 2, in 38 Comuni del messinese. “Quest’appalto è stato devastante – racconta Pezzino de Geronimo – costretti a non interrompere il servizio pubblico essenziale per non correre il rischio di conseguenze penali, seppur senza riscuotere il credito che ci spettava, abbiamo dovuto sostenere tutti gli investimenti necessari, provvedendo a pagare fornitori e lavoratori coinvolti nella commessa. Abbiamo potuto richiedere la risoluzione contrattuale anticipata soltanto dimostrando il grave inadempimento da parte del committente”.
Ma non si è trattato di un passaggio risolutivo: frattanto, la somma di 16 milioni – mai incassata e lievitata a 25 milioni a causa degli interessi accumulati dal 2011 – ha maturato un debito per imposte reclamate dallo Stato. “Impossibilitati a far fronte agli obblighi tributari, abbiamo dovuto procedere alla rateizzazione delle somme iscritte a ruolo. Permanendo lo stato di insoluto dei crediti verso ATO Messina 2, tale pagamento ha avuto un forte impatto sulla nostra struttura aziendale innestando un notevole aggravio di ulteriori costi nonché un circolo vizioso da cui non siamo riusciti a venir fuori” spiega l’imprenditrice catanese che, dal 2013, ha portato la sua causa in ogni tribunale per vedere riconosciuti i propri diritti e ridurre il grave impatto sull’equilibrio economico-finanziario dell’azienda, rinomata per le certificazioni ottenute, il bilancio di sostenibilità e l’attribuzione del Rating di Legalità con il massimo punteggio. Finora non ha ricevuto alcun riscontro, neppure dalla Corte dei Conti e dai Ministri a cui ha inviato ripetute missive, ma Pezzino de Geronimo non si arrende. Combattiva quanto eclettica, dopo aver lavorato come fotografa e buyer a Milano e aver diretto un negozio di abbigliamento a Porlamar, in Venezuela, 40 anni fa, mossa dal richiamo delle sue origini, è tornata in Sicilia con l’obiettivo di fondare, insieme al suo compagno di vita, un’azienda etica che le permettesse di combattere per un mondo migliore, entrando in un settore, sovente, contaminato dalla corruzione. Dusty, negli anni, è cresciuta sino ad attestarsi pioniera nel campo della sostenibilità, portando la sua fondatrice ad ottenere prestigiosi riconoscimenti, tra cui il Sustainability Award 2022.

Ma, a causa dell’inerzia delle istituzioni competenti dinanzi ai crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione, la crisi aziendale è diventata una triste realtà. “Mi sento un’eroina, finora sono riuscita a restare in piedi, mentre tanti altri colleghi nella stessa situazione sono stati costretti a fallire. Ora che il Ministero dell’Economia ci ha revocato la compensazione dei debiti tributari con i crediti che vantiamo dall’Ato di Messina 2, mi sento in serio pericolo. Lo Stato non può rivelarsi nemico di chi rappresenta il motore dell’Italia, svolgendo un servizio essenziale” dice Pezzino de Geronimo che, sfogliando un giornale, ha trovato un’altra porta a cui bussare. Si tratta di Francesco Verri, penalista esperto di diritto europeo, che sta presentando alla Corte europea dei diritti dell’uomo centinaia di ricorsi per ottenere milioni di euro reclamati da migliaia di imprese e cittadini che hanno prestato servizi alla Pubblica Amministrazione. “Sono stati già accolti i primi ricorsi, disponendo che sia il Governo centrale a pagare quanto dovuto dagli enti locali e dalle società partecipate. Le recenti decisioni della Corte di Strasburgo possono avere riflessi importanti per imprese che, come Dusty, hanno resistito eroicamente nonostante lo Stato abbia mostrato loro il suo volto peggiore” dichiara Verri. L’imprenditrice catanese ha fiducia nella giustizia internazionale, ma ribadisce “comunque andrà questo ricorso a Strasburgo, mi auguro che il nuovo piano fiscale proposto dalla presidente Meloni possa essere approvato per riequilibrare i rapporti tra Stato e imprese in modo etico, basandosi su condizioni di reciprocità e mutuo rispetto. Solo così potremo continuare a seminare bellezza, intesa come eliminazione delle disuguaglianze e degli sprechi di qualsiasi natura”. Gabriella Cantafio IL FATTO QUOTIDIANO

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