Cronaca

Patto per aggirare il fisco nel catanese: c’è anche un gelese

CATANIA – Un vero e proprio tsunami nel mondo imprenditoriale. Sono 30 le misure cautelari eseguite dal nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza e tra gli indagati ci sono nomi eccellenti. Da Antonio Paladino, socio e commercialista della Sigi, società che ha in corso le trattative per l’acquisto del Catania Calcio, a Gesualdo Piazza, presidente della Cooperativa San Francesco, che gestisce centri di accoglienza per i richiedenti asilo nel Calatino.

Tre persone si trovano in carcere, 21 ai domiciliari e 6 sono destinatari di misure interdittive. È stato arrestato e portato in carcere Paladino, commercialista, “quale Presidente dell’Associazione Datoriale Confimed Italia”. Paladino è anche commercialista e socio della Sigi, società che sta trattando l’acquisto del Catania Calcio. La Sigi, estranea alle indagini, svolge “attività di società di partecipazione holding” e ha sede e domicilio fiscale in via Napoli, stessa sede della Confimed di Paladino. Tra gli indagati c’è anche Renato Balsamo, rappresentante legale della Ariel società cooperativa sociale, con sede a Catania, ritenuta “beneficiaria di crediti iva fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di un’esposizione tributaria complessiva di 450mila euro”. Balsamo è anche presidente del Cda della SIGI. Coinvolta anche anche Giuseppina Licciardello, commercialista catanese, ritenuta “a disposizione di Paladino”, presidente del collegio sindacale della Sigi.

I COLLETTI BIANCHI
Arrestati anche i professionisti Gaetano Sanfilippo di origine gelese, dipendente dello studio Paladino, suo collaboratore in Confimed e Andrea Nicastro, libero professionista consulente amministrativo, ritenuto “a disposizione di Paladino”. Ai domiciliari ci sono 21 tra professionisti e imprenditori, accusati di aver certificato “crediti inesistenti”: Paolo Bigi (cl. 1958) libero professionista e consulente amministrativo a Roma; Silvia Gregorini commercialista romana; Giuseppina Licciardello (cl. 1960), commercialista domiciliata a Catania, “di fatto – scrivono gli inquirenti – professionista a disposizione di Paladino”; Pasquale Toscano (cl. 1966), commercialista “operativo su Latina con studio a Napoli, il quale non risulta tra i soggetti abilitati al rilascio del visto di conformità”; Daniele Nicotra (cl. 1982), commercialista domiciliato a Catania; Gian Mario Gallo (cl. 1966), commercialista con studio a Segrate (MI), il quale non risulta tra i soggetti abilitati al rilascio del visto di conformità.

“SISTEMATICA PERPRETRAZIONE DI REATI TRIBUTARI”
I professionisti arrestati avrebbero costituito “un’associazione a delinquere finalizzata alla sistematica perpetrazione di reati tributari”, grazie anche alla collaborazione di un lungo elenco di imprenditori: Salvatore Debole (cl. 1957), amministratore di fatto dell’Istituto di Vigilanza Privato A.N.C.R. con sede a Belpasso (CT), “società beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di debiti erariali per 2,9 milioni di euro”; Giuseppe Vetrano (cl. 1959), rappresentante legale della “Delivery Express s.r.l.s”, con sede in Catania (CT), esercente l’attività di “trasporto di merci su strada”, “società beneficiaria della cessione di crediti IVA fasulli compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di debiti tributari per 450.000 euro”; Gesualdo Piazza (cl.1975), rappresentante legale di “San Francesco Società Cooperativa”, con sede in Caltagirone (CT), che si occupa dell’accoglienza dei migranti, “società beneficiaria della cessione di crediti IVA fasulli utilizzati per la compensazione di 1 milione di euro di debiti erariali”; Fabrizio De Santis (cl. 1961), rappresentante legale della “Pachira S.r.l.”, “società che dichiarava quale attività (ora cessata) di cura e manutenzione del paesaggio, compresi parchi e giardini, con sede a Roma, portatrice” di crediti IVA inesistenti utilizzati per compensazioni per oltre 2,5 milioni di euro”; Maria Rosa Crocco (cl. 1958), rappresentante legale della “B suite società cooperativa”, “la quale dichiarava – scrivono gli inquirenti – quale attività (ora cessata) quella di ‘pulizia generale (non specializzata) di edifici’, già con sede in Rignano Flaminio (RM), anch’essa ‘generatrice’ di crediti Iva fasulli utilizzati per compensazioni con debiti tributari non onorati”; Carlo Noto (cl. 1965), rappresentante legale della “Quattrotempi S.r.l.”, “società che dichiarava quale attività (ora cessata) di “organizzazione di convegni e fiere”, con sede a Roma, anch’essa società strumento per la compensazione di crediti di imposte non esistenti”; Roberto Pes (cl. 1965), rappresentante legale della “La Cartomatica S.r.l.”, società che dichiarava quale attività (ora cessata) di “servizi connessi a tecnologie informatiche”, con sede a Roma, “anch’essa società utilizzata per generare la compensazione di imposte per 1,3 milioni di euro”; Pietro Guardabascio (cl. 1964), quale rappresentante legale di “Il Garofalo S.r.l.s.”, con sede a Roma ed esercente l’attività di “ipermercato”, “società strumentale alla formazione di crediti tributari inesistenti da compensare con debiti tributari non assolti”; Sebastiano Di Meo (cl. 1951), rappresentante legale della società “Di Meo S.r.l.s”, azienda che dichiarava quale attività (ora cessata) “l’installazione di impianti per la distribuzione del gas”, con sede a Napoli, “anch’essa società utilizzata per generare una compensazione di imposte a favore dell’Istituto di Vigilanza Privato A.N.C.R.”; Cosimo Damiano Gallone (cl. 1982), attualmente detenuto preso la Casa circondariale di Verona per rapina aggravata, rappresentante legale di “C.B.L. Trasporti e servizi società cooperativa”, avente quale attività il “trasporto di merci su strada” con sede in Pero (MI), “anch’essa società veicolo per la creazione di crediti IVA fasulli; Mario Barrella (cl. 1962), anch’egli nella qualità di rappresentante legale della succitata “C.B.L. Trasporti e servizi società cooperativa”; Marco Maggio (cl. 1979), rappresentante legale di “Job Act Società Cooperativa”, attività dichiarata di “pulizia generale (non specializzata) di edifici”, avente sede a Milano, “società cooperativa utilizzata dagli indagati per la creazione di crediti IVA fittizi poi portati in compensazione”; Carmine Pelloni (cl. 1963), rappresentante legale della “Molly Malone 2015 S.r.l.s.”, società che dichiarava quale attività (ora cessata) di “catering per eventi, banqueting”, con sede in Segni (RM), “anch’essa utilizzata per generare la compensazione di imposte per circa 1,2 milioni di euro”; Davide Bertolini (cl. 1975), uno dei rappresentanti legali della “Textile Export S.r.l.”, avente sede in Roma (RM) ed esercente l’attività di “commercio all’ingrosso di tessuti”, “società i cui crediti tributari fasulli sono stati ceduti per favorire l’inadempimento di debiti tributari di soggetti terzi”; Michele Antonio Gerardo Gallo (cl. 1945), anch’egli rappresentante legale della citata “Textile Export S.r.l

LE MISURE PERSONALI
Sono stati, invece, raggiunti dal provvedimento del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale alcuni imprenditori e professionisti: Claudia Debole (cl. 1983), quale rappresentante legale del già citato Istituto di Vigilanza Privato A.N.C.R.; Giacomo Celesti (cl. 1970), rappresentante legale della “Business Projects industrial services s.r.l. unipersonale” avente sede ad Augusta (SR) ed esercente l’attività di “installazione di impianti telecomunicazioni e elettronici”, beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di un’esposizione tributaria complessiva di 3,9 milioni di euro. Indagati anche: Federico Risicato (cl. 1974), rappresentante legale della “Vigil Service s.r.l.” con sede in Belpasso (CT), “quale società beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di debiti tributari effettivi per 62.000 euro”; Michele Spera (cl. 1967), rappresentante legale della “RE. POINT s.r.l.” avente sede a Ragusa, esercente l’attività di “altre attività di servizi connessi a tecnologie informatiche”, “società beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di un’esposizione tributaria complessiva di 105.000 euro”; Rita Gianformaggio (cl. 1993), rappresentante legale della “New Solar s.r.l.” avente sede a Catania esercente l’attività di “altre attività di consulenza amministrativa”, “società beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di debiti tributari complessivi per 252.000 euro”; Renato Balsamo (cl. 1953), rappresentante legale della “Ariel Società cooperativa Sociale” avente sede a Catania ed esercente l’attività di “altri servizi di sostegno alle imprese”, “società anch’essa beneficiaria di crediti IVA fittizi compensati, attraverso l’accollo fiscale, a fronte di un’esposizione tributaria complessiva di 450.000”.

L’EVASIONE
Il nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza ha documentato “la commercializzazione di oltre 25 milioni di euro di crediti fittizi di cui oltre 9,5 milioni utilizzati per indebite compensazioni”. L’indagine nasce da una verifica fiscale eseguita nei confronti dell’Istituto di Vigilanza Privata “A.N.C.R. S.r.l”. di Belpasso, durante la quale furono accertate “indebite compensazioni fiscali per quasi 3milioni di euro”. Gli inquirenti hanno documentato il “reperimento e costituzione di società “farlocche” in mano a prestanome, titolari di crediti impositivi puntualmente emergenti dalle dichiarazioni fiscali presentate”. In questo sistema sarebbero intervenuti i “certificatori” Paolo BigiSilvia GregoriniGiuseppina LicciardelloPasquale ToscanoDaniele NicotraGian Mario Gallo, “chiamati ad apporre il cosiddetto visto di conformità (visto leggero) attestante la regolare tenuta della contabilità, la corrispondenza dei dati esposti in dichiarazione alle risultanze delle scritture contabili e alla relativa documentazione sia per le imposte sui redditi sia ai fini I.V.A.”. I crediti tributari fasulli sarebbero stati commercializzati “a beneficio delle società”. Documentate anche operazioni “di compensazione di crediti tributari fittizi – debiti tributari reali mediante compilazione e inoltro telematico dei modelli di pagamento; fase realizzativa curata da Paladino e dagli altri professionisti che certificavano i crediti fittizi delle società accollanti ‘farlocche’”.

LA SOCIETÀ
In questo sistema avrebbe avuto un ruolo di primo piano La Confimed di Antonio Paladino, che “giocava, dunque, un ruolo decisivo nell’iter delittuoso – scrivono gli inquirenti – appena descritto annoverando tra gli associati società costituite al solo fine di esporre nelle dichiarazioni fiscali, presentate nel corso della loro breve vita, crediti d’imposta fittizi. La Confimed, che disponeva di professionisti incaricati di apporre il cd. visto di conformità nelle dichiarazioni attestanti i falsi crediti erariali, offriva ai propri convenzionati gravati da debiti tributari, la possibilità di beneficiare di crediti erariali inesistenti proponendo un fideiussore svizzero (peraltro non abilitato a svolgere attività finanziaria in Italia) per garantire le operazioni commerciali e, da ultimo, incassa in nome e per conto delle accollanti/cedenti gli ingenti corrispettivi pattuiti per le operazioni di accollo/compravendita dei crediti”. Gli associati della Confimed, “imprese beneficiarie delle citate finalità illecite – scrivono i magistrati – sfruttavano la possibilità di alleggerire la propria posizione debitoria con l’Erario, ottenendo un vantaggio economico pari ad almeno il 20% del carico impositivo dovuto; queste imprese non avevano remora ad affidare ingenti somme di denaro alle società accollanti/cedenti prima, e alla Confimed Italia poi, ben consapevoli del vantaggio finanziario che ne sarebbe derivato. Plurimi sono gli elementi indiziari a sostegno della consapevolezza dei soggetti imprenditoriali beneficiari delle indebite compensazioni circa la partecipazione a un preciso disegno criminoso: un esame superficiale del bilancio pubblicato dalle società detentrici dei crediti fittizi pone pochi dubbi circa la non veridicità dei dati economici esposti; la scelta di Confimed del fideiussore svizzero (nemmeno iscritto negli albi tenuti dalla Banca d’Italia) e la lettura della polizza assicurativa proposta inducevano a ritenere che le imprese accollanti non avrebbero prestato alcuna garanzia per l’adempimento degli obblighi assunti”.

Sanfilippo era stato condannato ad un anno e quattro mesi di reclusione nel 2017. Aveva raggirato una studentessa palermitana che si era rivolta a lui per avviare il percorso di studi in Scienze dell’educazione. Dopo tre anni la giovane seppe che il suo corso di laurea non esisteva e i soldi si erano volatilizzati.

Fonte Livesicilia.it

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