Cronaca

Maltrattamenti in famiglia: non c’è reato se le violenze sono sporadiche, assolto marito, sentenza rivoluzionaria del tribunale di Siena

MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA: non c’è reato se le violenze sono sporadiche, assolto marito, sentenza rivoluzionaria del tribunale di Siena.

Il Tribunale di Siena con sentenza n. 917/2020, specificando gli elementi costitutivi del reato di maltrattamenti in famiglia, ha evidenziato che la configurabilità della fattispecie di reato de quo è subordinata all’esistenza di un sistema di sofferenze inflitte alla vittima in modo continuativo e che si reiterano nel tempo.
Configurabilità del reato di maltrattamenti in famiglia
La reiterazione nel tempo e l’abitualità dei vari comportamenti violenti, configurano il reato di maltrattamenti in famiglia di cui all’art. 572 c.p..
La vittima del reato de quo, si trova in uno stato di soggezione rispetto al soggetto agente, il cui comportamento assume i caratteri della prevaricazione e della sopraffazione in modo tale da essere fonte di un vero e proprio sistema di vita caratterizzato da umiliazioni e sofferenze.

L’orientamento del Tribunale di Siena e
La giurisprudenza di merito esclude la configurabilità del reato di maltrattamenti in famiglia laddove i singoli episodi violenti possano considerarsi autonomi e per ciò stesso tali da escludere il carattere della continuità e reiterabilità nel tempo. Pertanto, il Tribunale di Siena, analizzando la vicenda sottoposta alla sua attenzione, ritiene che la condotta del marito costituendo, sporadicamente, un’aggressione fisica ai danni della moglie, non integra il reato di cui all’art. 572 c.p., ma, eventualmente, ogni singolo comportamento illecito costituisce delle autonome fattispecie di reato. Ciò sta a significare che, nel caso di specie, le decisioni assunte dal soggetto agente, non sono frutto di un disegno preordinato e risalente tendente a realizzare condotte vessatorie nei confronti del proprio coniuge.

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