CronacaEconomia

Gas, via libera alla centrale nel Golfo di Gela.

Via libera da Palazzo d’Orleans alla realizzazione di un impianto di gas nel Canale di Sicilia, davanti alla costa gelese, come anticipato da Ragusanews ben 5 mesi fa. Il programma prevede interventi di sviluppo nei campi “Argo” e “Cassiopea”: solo due delle 9 centrali energetiche che potrebbero essere implementate a breve di fronte alle coste meridionali dell’Isola. Tra queste, però, non c’è la piattaforma Vega di Pozzallo.  I lavori di costruzione, installazione e messa in produzione all’interno del sito Eni dureranno quasi 3 anni, per un investimento di oltre 700 milioni di euro.

Una montagna di soldi che poteva essere spesa in impianti eolici e fotovoltaici, le uniche fonti davvero pulite ed ecologiche. “La strada verso l’autonomia energetica dell’Italia – commenta il governatore Musumeci – ci assegna un ruolo strategico non solo per il metano: d’ora in avanti faremo pesare questo nostro ruolo, perché non siamo più disposti a fare i donatori di sangue fino all’anemia”. Il malcelato riferimento è alle trivelle che stanno per partire anche sulla terraferma, in particolare nel ragusano, e alle eventuali compensazioni di carattere economico-finanziario che Roma vorrà elargire alla Sicilia in cambio di essere ridotta a un colabrodo.

Non si capisce come l’assessora regionale all’Energia, Daniela Baglieri, possa dire che l’estrazione avverrà “senza emissioni e impatto visivo a mare” visto che ci sarà una mega piattaforma installata al largo e che le emissioni ci saranno eccome: non in acqua, certo, ma all’interno della raffineria di Gela che riceverà il metano tramite un condotto sottomarino lungo 60 km, non privo di impatto sui nostri fondali. Il gas trattato dall’impianto avrà una portata sette volte superiore all’attuale produzione di gas in tutta la Sicilia, corrispondente a oltre il 30% dei consumi della regione.

Sembra chissà quanto, in realtà è uno sputo nell’oceano energetico di cui abbisogna il Paese, ma di questi tempi tutto fa brodo. L’avvio della produzione, comunque, è previsto nella prima metà del 2024: troppo tardi per emanciparci dalle forniture russe e dalle altre che il governo italiano sta concordando con paesi campioni riconosciuti di “democrazia” come Congo, Angola, Algeria, Azerbaijan ed Emirati Arabi.

Mostra Altro

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button