editoriale

Un anno di paura

Un anno di terrore. Un anno in cui la vita del mondo è cambiata inesorabilmente. Le menti sono sconvolte.  I telegiornali che hanno raccontato una guerra fatta di virus, di ronde di militari, di coprifuoco di strategia del terrore. Di mascherine obbligatorie che poi, si scopre, sono oggetti di un bussinnes senza eguali. Economia in ginocchio e imposte da pagare sempre e comunque. Un anno intero di casa, di viaggi off limits, di passeggiate negate, di bambini dietro un computer senza vita, senza socialità. Un anno di respiro dietro una museruola, senza strette di mano, senza segno della pace per i cattolici. Tutto cambiato: il modo di starnutire, di lavarsi le mani, di fare la spesa, di salutare, da un anno col gomito. Niente feste, niente ristoranti. Niente di niente. Un anno in cui, a fronte della morte, l’uomo non dimentica di restare attaccato al denaro. ‘Homo homini lupus’, anche sapendo che forse quel denaro che vuole arraffare, non gli servirà. Eppure qualcuno che sapeva, c’era. L’ ombra della morte creata ad hoc con numeri che hanno tutto il sapore di un piano ben congegnato. Poi arriva il vaccino: prima dose, seconda e addirittura terza se non ne arrivano altre… Un anno di spettacolo horror. La famosa sfilata di bare che ha avuto tutta l’aria di un sistema per incutere timore. E il timore è arrivato dove doveva arrivare. Le porte degli italiani si sono chiuse per mesi dietro gli inviti: ‘Restiamo a casa’. E le menti vacillano, i suicidi si moltiplicano, i negozi chiudono e i cinesi avanzano e acquistano negozi, aeroporti, infrastrutture.

La mezzanotte del 21 febbraio 2020 era passata da poco e l’Italia dormiva ignara, quando 16 parole cambiano la vita del Paese, dell’Europa e del mondo, sovvertendo gli equilibri delle priorità e abitudini: “Un trentenne ricoverato all’ospedale di Codogno, nel milanese, è risultato positivo al test del Coronavirus”. Si chiama Mattia Maestri e il suo contagio è stato scoperto qualche ora prima dall’anestesista. Rompendo i protocolli ministeriali, ha chiesto un tampone per quel 38enne, atletico e in salute, che lotta contro una polmonite interstiziale sconosciuta. Poi la ‘scoperta’ che la terapia dell la ventilazione era errata ma la notizia non assume alcuna valenza enfatica. Una regola che scomparirà col crescere dell’emergenza e tornerà prassi quando i focolai prenderanno il nome di pandemia e sarà impossibile stare dietro all’onda che tracima trasformando i nomi in numeri. Di Adriano Trevisan, il primo morto per Covid-19 in Italia, sappiamo tutto, mentre decine di migliaia di storie delle 95.235 catalogate come vittime ufficiali di Sars-CoV-2 sono andate disperse nel tam-tam di bollettini fino all’assuefazione per i decessi al giorno che scandiscono le ultime settimane. Ma quanti di questi archiviati come morti di covid, sono davvero tali. La stragrande maggioranza sono anziani, ultraottantenni con un numero imprecisato di patologie gravi, ad un passo dal passaggio a miglior vita. Eppure la strategia del dolore fa lievitare i numeri e con essi la paura. Si tace però l’assenza di un piano pandemico aggiornato. Poco male, l’importante è dominare il popolo che canta e balla dai balconi : “Andrà tutto bene”. E per proteggere il popolo si chiude tutto: negozi, piazze, attività. Restano aperti i tabacchi con i titoli di Stato, quelli non si toccano! I cattolici celebrano le messe delle persecuzioni dell’anno zero e i ristoratori chiudono bottega, mentre gli statisti che predicano le distanze si stringono attorno a Silvia Romano dopo aver pagato un riscatto milionario. Eppure si parla di regole. Quelle destinate al popolo, perchè il magistrato fa aprire il ristorante per cenare con la figlia ed il genero. Si scopre una nuova categoria di vip: i virologi, che passano il loro tempo in TV. E la gente continua a proteggersi dalla morte, perdendo nel frattempo un anno di vita.

Chissà chi è lo stratega che ha inventato il concetto di ‘chiusura’. Un illuminato di certo. Perchè mai nella storia se è  sentita l’ eco. Mai Manzoni ha accennato a strade chiuse al transito durante la peste. Anzi i carri con i morti dove la mamma di Cecilia ha deposto la figlioletta morta e ‘ben acconciata’, passavano davanti la sua casa. Niente chiusure ai tempi della lebbra: le sacre scritture parlano di antri lontani dove vivevano i contagiati, ma le città restavano vive. Niente chiusure ai tempi recenti della spagnola e dell’asiatica. Un’invenzione del XXI secolo tutta nuova che protegge dal virus e fa morire di cancro. Perchè se il vaccino anticovid ( da vedere…) è stato testato in un anno, dopo secoli non si trova l’antidoto del cancro, nè quello dell’Aids. Misteri che solo la storia potrà spiegare…..

 

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