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Stipendi, trasporti, rifiuti: lo stallo degli enti locali

Un grande buco da almeno 500 milioni che rischia di risucchiare i conti di Comuni grandi e piccoli di Sicilia. A Catania rischiano di non essere pagati gli stipendi, a Trapani potrebbero fermarsi i mezzi pubblici, in piccoli centri come Ventimiglia o Carini sono in bilico l’assistenza sociale e la raccolta dei rifiuti. Gli enti locali della regione più povera d’Italia, che erano già ad un passo dal default in larga parte, dopo la crisi da coronavirus potrebbero fare il passo decisivo verso il crac. E di fronte a questo rischio da Stato e Regione non arrivano gli aiuti annunciati: a partire dai 300 milioni di euro stanziati dalla Finanziaria approvata all’Ars per tamponare le perdite da minori entrate.

Proprio il tema del crollo delle entrate è cruciale: per non danneggiare ulteriormente i cittadini e le famiglie già provate dalla crisi causata dal Coronavirus tutte le amministrazioni comunali hanno rinviato il pagamento di Tari, Imu Tosap e sospeso strisce blu e pagamento parcheggi pubblici. « Queste sospensioni hanno causato una riduzione delle entrate e quindi in alcuni casi anche della liquidità di questi enti — dice Mario Emanuele Alvano, segretario dell’Anci Sicilia — imposte e strisce blu da sole valgono oltre il 20 per cento dei bilanci comunali e senza questi soldi, che rischiano di non arrivare mai a causa della crisi economica, i Comuni non possono chiudere i bilanci né garantire servizi essenziali».

I sindaci delle grandi città sono molto preoccupati: « Se non recuperiamo questi soldi a settembre io rischio di non poter pagare le aziende ex municipalizzate e avrò difficoltà anche a pagare gli stipendi dei dipendenti » , dice il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, che ha fatto i conti: «Nel nostro Comune, già in dissesto, rischiamo di avere minori entrate per 30 milioni di euro, quindi se a settembre non avremo i soldi per pagare le aziende si bloccherà la manutenzione del verde, gli asili nido chiuderanno e non potremo garantire gli intervento sulla strade. Ma c’è di più, abbiamo un grande problema anche con l’azienda di trasporto pubblico: oggi i bus da 12 metri possono ospitare solo undici passeggeri a fronte dei cento precedenti. Come pagherò l’azienda senza incassi da biglietti?».

Il calo delle entrate rischia di causare un grave problema di liquidità da qui a breve: «Per essere chiari — dice il sindaco di Trapani Giacomo Tranchina — in autunno il mio Comune rischia di non avere più liquidità di cassa e potremo pagare a stento solo gli stipendi dei dipendenti comunali. A subirne le conseguenze, come sempre purtroppo, le fasce più deboli alle quali non potremo garantire alcuna assistenza. E, come Catania, anche noi rischiamo di bloccare del tutto il trasporto pubblico locale».

Anche nei piccoli Comuni la situazione non cambia: « Noi ad esempio solo per il mancato arrivo dei turisti stranieri avremo minori incassi dalla tassa di soggiorno per 3 milioni di euro — dice Mario Bolognari, sindaco di Taormina — e senza entrate dai parcheggi come li pago i 30 dipendenti? » . Il sindaco di Ventimiglia, Antonio Rini, teme invece di «non poter garantire più nemmeno l’assistenza sociale » senza coperture sulle mancate entrate in questo 2020, mentre Giovì Monteleone lancia l’allarme sul rischio di non poter garantire la « raccolta dei rifiuti senza entrate da Tari».
In realtà la Finanziaria regionale prevede un fondo da 300 milioni per garantire le « minori entrate » dei Comuni a causa dell’emergenza coronavirus: « Sulla carta una somma più che sufficiente » , dice il sindaco Pogliese. Sulla carta, appunto: perché i 300 milioni sono soldi che al momento la Regione non ha nelle sue disponibilità, ma si tratta di fondi statali ed europei destinati a spese per investimenti e non per spesa corrente dei Comuni. Quindi occorre un via libera da Roma e Bruxelles. Via libera che rischia di arrivare in autunno. Tradotto: chissà quando i Comuni vedranno questi soldi, forse quando saranno già falliti.

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