Attualita

Sindacati sanità: “mancano idonee misure di sicurezza per il personale”

I sindacati denunciano al Prefetto la mancanza di idonee e adeguate misure di sicurezza covid-19 e tutela dei lavoratori. 

 “Ci troviamo in piena emergenza sanitaria a causa della pandemia da coronavirus, che sta devastando non soltanto la nostra nazione, ma il mondo intero.  Nei giorni scorsi abbiamo visto elevare diverse grida di proteste manifestati tramite i vari mezzi di comunicazione da parte di istituzioni locali, come il primo cittadino del comune di Gela, consiglieri comunali, organizzazioni Sindacali confederali e di categoria, compreso l’ordine dei medici della provincia di Caltanissetta, che con tutto il suo direttivo, ha attaccato duramento l’operato dei vertici della nostra ASP, per come si sta gestendo l’emergenza Coronavirus, sia sul territorio che nella strutture ospedaliere. Forte rimane il rammarico registrato dagli scriventi, nei riguardi di una direzione che si è mostrata chiusa e poco sensibile, malgrado gli innumerevoli e ripetuti solleciti per cercare un dialogo che permettesse a medici, infermieri o loro rappresentanti di promuovere nell’interesse comune suggerimenti o proposte che potrebbero di certo contribuire al miglioramento del tanto auspicato contenimento della diffusione del contagio da coronavirus. Nelle varie denunce emerge sempre la rivendicazione del mancato coinvolgimento degli attori principali, Medici, infermieri che tra le altre cose combattono al fronte senza gli adeguati presidi di sicurezza (divise, Mascherine, camici, calzari e visiere). A seguito di tutto ciò, ci vediamo costretti ad inviare la presente nota di denuncia, rappresentando le principali problematiche che, non avendo trovato il dovuto riscontro nei confini locali, nel tentativo di smuovere la sensibilità amministrativa, affinché si possa procedere con estrema solerzia ad un confronto che ci possa permettere di migliorare una organizzazione che risulta essere priva di idonei percorsi  univoci nella gestione dei pazienti sospetti e/o affetti da covid-19, e nello stesso tempo garantire la salute e la salvaguardia dei lavoratori. 

-Sono giorni cruciali, riteniamo che di tempo se ne sia perso abbastanza, non vorremmo percorrere gli stessi errori che hanno fatto altri. 

In queste ore drammatiche in cui le stime non lasciano presagire nulla di buono per noi siciliani, dove il numero dei contagi e dei morti sale di ore in ore, non ci possiamo permettere di fare finta che nulla stia accadendo, o permettere a chi è stato incaricato di dirigere una Azienda Sanitaria di non fare il proprio dovere o di farlo con leggerezza, per questo pretendiamo di essere ascoltati, oggi e non domani, altrimenti potrebbe essere troppo tardi sono in gioco diverse vite umane. 

Traendo spunto da queste considerazioni, denunciamo e chiediamo un pronto intervento da parte delle S.V. illustrissime, affinché, si possa porre subito rimedio a fatti che ripetutamente minano la sicurezza collettiva difronte al contagio da covid-19.

Nel presidio di Gela, assistiamo a dei fatti che in modo del tutto singolare nella loro consuetudine, che per colpa della inadeguatezza di locali individuati, protocolli poco chiari, fattori interpretativi o discrezionalità si sono messi più volte a rischio contagio sia gli operatori che diversi segmenti della struttura. Con eccessiva superficialità si sono spostati pazienti sospetti covig-19 da una U.O. ad un’altra senza avvisare gli operatori della struttura di destinazione es. la Radiologia, che gli veniva inviato un caso sospetto. Ancora più grave appare il fatto che finito l’esame si è assistito ad un rimpallo di competenze su chi doveva intervenire e come nella sanificazione dei locali utilizzati. 

Sempre in questo contesto, segnaliamo solo alcuni dei tanti casi (giorno 27 e 28-3-20) dove a conclusosi dell’esame TC – RX per potere fare diagnosi su dei pazienti sospetti, si è verificato un turbinio di telefonate tra i primari di: radiologia, pronto soccorso e la direzione medica del P.O, per cercare di fare sanificare i locai utilizzati. 

A sostegno di quanto detto si possono produrre eventuali prove documentali dei fatti.

 Altra nota dolente, che ancora oggi, non ha trova la giusta attuazione, è la modalità che si sta usando     per effettuare la sanificazione dei locali che hanno accolto un caso sospetto o conclamato, infatti, a nostro avviso si sta procedendo, in modo del tutto superficiale e poco sicuro, accertato che, la sanificazione viene effettuata da personale che non ha le dovute e necessarie competenze, né tanto meno i giusti DPI (tute, occhiali, mascherine, camici idrorepellenti) e altri presidi come (nebulizzatori o vaporizzatori) dei disinfettanti adatti per compiere la sanificazione. 

Il ripristino che la direzione fino ad oggi ha ordinato di effettuare, è stato eseguito di volta in volta, del personale ausiliario che si trova a prestare la sua opera nei diversi servizi (es. PS, oppure con il personale ausiliario esternalizzato, presente all’interno dell’ospedale che presta la sua opera dietro chiamate fatta dalla U.O a cui necessità la prestazione. La suddetta sanificazione, quindi non vede un personale dedicato e formato adeguatamente, ponendo cosi, ad alto rischio di contagio sia il prestatore d’opere, che le diverse U.O. che successivamente chiameranno l’ausiliario per una successiva prestazione. In tutto questo si rileva che a prescindere di chi ha effettuato il lavoro, comunque, si è limitato a passare un semplice panno, a modo spolverata, utilizzando il disinfettante trovato di fortuna per consentire l’immediato utilizzo dei locali per eseguire altre prestazioni.

Un altro grosso problema che si sta riscontrando, dipende dall’individuazione dei locali e del percosso individuato dal Management aziendale, nel tentativo di contenere la diffusione dell’epidemia. La scelta di questi locali, sin dalla sua individuazione sono stati ritenuti poco idonei, sia per l’allocazione, sia per la mancanza di requisiti (stanza piccola, mancanza di servizi igienici), indispensabili, per garantire la corretta igiene sia al personale che vi opera, sia ai pazienti costretti a soggiornarvi nell’attesa dell’esito del tampone o dei referti TC o RX, che impiegano diverse ore prima di arrivare. 

Gli stessi infatti, si trovano in una zona di forte transito, dove per ragioni logistiche in tanti sono costretti a transitarvi (pazienti che devono fare uso dell’ascensore per recarsi nelle unità operative attive, oppure i dipendenti che per forza di cose si devono muovere per recarsi nei reparti, PS, Laboratorio analisi, radiologia, cucina, ecc.). Per la ristrettezza dei locali individuati hanno istallato nel piazzale antistante l’ingrasso un piccolo gabbiotto che permette a gli operatori di effettuate la svestizione dopo l’intervento effettuato su paziente sospetto o affetto da covid-19, ovvio in questi locali non esiste nemmeno un bagno. 

Nel corso di quei giorni con l’arrivo di alcuni pazienti, fortunatamente solo sospetti, si sono messi in evidenza alcuni aspetti dell’inadeguatezza dei piccoli locali individuati come area di pre-triage. Infatti, giorno 26/03/2020 alle ore 9,30 circa una paziente con sintomatologia sospetta covid-19 si è recata spontaneamente al PS, prontamente la stessa è stata inviata dagli operatori nella stanza del pre triage, dove le sono stati effettuati tutti gli accertamenti del caso, e solo alle ore 17:30 (circa otto ore) i sanitari che l’avevano presa in carico hanno deciso di trasferirla in medicina per il ricovero. 

Fin qui nulla di grave, tranne per il fatto che, alle ore 11 veniva attivata l’ambulanza del 118 (Charlie 6, unica ambulanza medicalizzata che garantisce nell’intero comprensorio i livelli essenziali di emergenza-urgenza, vedi codice rosso “intervento molto critico”) per soccorrere una paziente che presentava anch’essa sintomi respiratori da probabile coronavirus. A questo punto trovando la sala di pre-triage occupata della precedente paziente, l’ambulanza si è dovuta bloccare, con la paziente a bordo ed attendere fino alle ore 17,30 (circa 7 ore), affinché si liberasse l’unica stanza preposta ad accogliere la paziente.

 Appare chiaro che a causa della psicosi da coronavirus, stiamo tralasciando altri eventi o casi gravi che possono colpire improvvisamente qualsiasi soggetto e che per fatti come quello sopra descritto, non potremmo essere in grado di tutelare prontamente e adeguatamente la persona colpita. 

Altro aspetto di estrema e rilevante importanza che sta mettendo in apprensione e difficoltà il personale sanitario (medici, infermieri e personale di supporto) è la inadeguata quantità dei D.P.I. messi a loro disposizione per fronteggiare l’emergenza Covid-19 in totale sicurezza. 

Attualmente alle varie unità operative vengono forniti quantitativi insufficienti (già da qualche settimana non vengono fornite nemmeno le mascherine chirurgiche o i banali disinfettanti per l’igiene delle mani) pertanto si comprende bene come la mancanza dei suddetti presidi oltre a costituire una fonte di stress psico-fisico per il personale, rischia di trasformare lo stesso in “untore” mettendo a repentaglio la salute e la vita di se stessi, dei propri cari e dei pazienti che sono costretti ad assistere. Superfluo in questo caso è ricordare che i dispositivi vengono forniti dal datore di lavoro che deve garantire con tali mezzi la salute dei propri dipendenti per evitare il replicarsi di tragedie già verificatesi nel nord Italia. 

Appare inutile richiamare alla memoria le innumerevoli Circolari Ministeriali e Assessoriali, Protocolli tra Sindacati e Ministero, Regione e Sindacato, Procedure aziendali, che tracciano in maniera inequivocabile come andrebbero differenziati i percorsi covid-19, attivata la collaborazione tra tutti i soggetti che operano nella sanità, comprese le norme comportamentali ed i presidi di protezione individuale di cui i lavoratori andrebbero forniti.

Per questo con la presente chiediamo alle Signorie Vostre che intervengano prontamente al fine di scongiurare il peggio di fronte all’ancora atteso picco dei contagi per cui il nostro territorio rischia di vedere soccombere migliaia di esseri umani” 

SEGRETERIA FIALS P.O. GELA Giuseppe Cirignotta

SEGRETERIA NURSIND P.O. GELA Corfù Domenico

SEGRETERIA UIL P.O. Di Fede Giuseppe 

RLS: Di Fede Giuseppe (UIL)- Andrea Maira (Nursind)- Scupolito Liborio (Fials)- 

         Cirafici Nicola (Nursind). 

RSU: Cirignotta Giuseppe (Fials) – Scupolito Liborio (Fials)

          Corfù Domenico (Nursind)- Maganuco Orazio (Nursind)- Spanalatte Maurizio (Nursind)            

          Andrea Maira (Nursind)-  Cirafici Nicola (Nursind).

          Di Fede Giuseppe (UIL) – Bellone Massimo (UIL).

Mostra Altro

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button