Cronaca

Muore una donna, dieci medici denunciati

Gela – “Nostra madre è entrata viva e non è uscita dall’ospedale. Non avete saputo salvarla”. Dieci medici denunciati alla Procura per l’assistenza ritenuta insufficiente per una donna di 59 anni, deceduta a fine settembre all’ospedale di Gela. I medici sono quelli che prestano servizio al reparto di medicina dell’ospedale ( tutti tranne uno che non ha mai firmato alcuna terapia o visite), il medico di famiglia e perfino il rianimatore che ha provato a salvare la donna in un momento di crisi. La donna è stata ricoverata al reparto di medicina il 10 settembre; aveva il sistema ematologico seriamente compromesso. Secondo il quadro clinico valutato dai medici la donna   accusava forti dolori lombari da tempo ma pur di andare a lavorare aveva assunto grandi quantità di antidolorifici che le hanno scompensato il sistema di ematologico. Quando è arrivata in ospedale il quadro clinico della paziente riferiva una presenza di piastrine nel liquido ematologico nettamente inferiore alla media contemplata in letteratura scientifica. In un individuo adulto, in buono stato di salute, questo valore si aggira tra le 150.000 e le 450.000 unità per microlitro di sangue. Bassi valori di PLT sono indice di piastrinopenia, mentre elevate concentrazioni ematiche di piastrine sono un indice di trombocitosi (o piastrinosi). L’esame ematologico ne riportava un livello inferiore alle 10.000 con gastrite erosiva.

Se utilizzati troppo frequentemente per alleviare il dolore e le infiammazioni, gli antidolorifici possono far male al cuore causando scompensi cardiaci e gravi problemi all’emocoagluazione con rischio di formazione di trombi. È quanto emerge da uno studio internazionale coordinato dall’Università Bicocca di Milano pubblicato sul British Medical Journal che mette in guardia sull’uso di questi farmaci.

Di contro la famiglia non ha accettato che dieci giorni di terapie non hanno portato alla guarigione della loro mamma, ancora troppo giovane ed attiva per morire ed hanno presentato le carte alla Procura della Repubblica. I medici hanno scelto ognuno il loro legale difensore. Alcuni hanno chiesto l’incidente probatorio per acquisire dati e valutazioni tecnico scientifiche al fine di garantire il contradditorio tecnico. Il corpo senza vita della donna è custodito nella cella frigorifera della camera mortuaria del Cimitero Farello in attesa che il Giudice per le indagini preliminari disponga l’autopsia prima della sepoltura.

I familiari sottolineano che la madre è entrata viva e vegeta in ospedale ed in dieci giorni di ricovero i medici non hanno rilevato le terapie per salvare la loro congiunta. Attendono i risultati dell’autopsia per potere affrontare con serenità i termini del procedimento.

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