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Maxi-truffa del reddito di cittadinanza e Caf, sindacati all’attacco: «Rischio Far West»

«Siamo davanti a un vero caporalato fiscale». È lapidario il segretario organizzativo di Cisl-Milano Metropoli Alessandro Marchesetti: di fronte alla mega truffa da milioni di euro sul Reddito di cittadinanza emersa dall’inchiesta della Guardia di Finanza di Cremona non nasconde la sua indignazione. I Caf e i patronati compiacenti erano un anello fondamentale nel meccanismo dell’illecito: da una parte agivano in totale assenza di controlli, dall’altra incassavano i rimborsi erogati dal ministero del Lavoro per l’istruttoria di ogni singola pratica. «Il mondo dei Caf e dei patronati è un Far West quando si esce dai circuiti che fanno capo alle sigle confederali — dice il sindacalista — per la semplice ragione che un singolo sportello senza affiliazione, magari aperto da soggetti con un breve corso alle spalle, non deve rispondere a nessun tipo di controllo in fase di presentazione della domanda». Quello che è emerso era lo scenario di cui i sindacati avevano più di un sentore: «Assenza di controlli elementari, nessuna verifica dei documenti prima di accettare le domande». Chi è nel settore fiscale da molti anni, come Marchesetti, ribadisce l’importanza di alcuni passaggi: «Anche per altri servizi erogati, dai ricongiungimenti agli assegni familiari, i problemi non mancano: molti stranieri arrivano da noi dopo essersi resi conto che il Caf a cui si erano rivolti non era neanche in grado di portare a termine la domanda per il Reddito».

Negli ultimi due anni i centri di assistenza fiscale si sono moltiplicati e non sempre lo standard minimo viene garantito. «Sull’onda dei bonus del governo Conte molte persone con scarse competenze hanno aperto Caf improvvisati. E poi viene da domandarsi: ma se qualcuno si presenta in ufficio più volte e con decine di deleghe per richiedere i sostegni, non viene in mente a nessuno di fare opportune verifiche?». Sulla stesse posizioni Giorgio Ceruti, direttore generale del Centro servizi fiscali di Cgil- Milano Metropoli: «Ricopro questo incarico da undici mesi e subito mi sono reso conto che ho ereditato un patrimonio di professionisti che da decenni lavorano a contatto con i cittadini in ambito fiscale». Nelle ultime stagioni però il lavoro si è fatto più difficile: «Abbiamo 44 sedi sul territorio milanese e ogni giorno le casistiche che si presentano, soprattutto sul Reddito, sono disparate. Ma lo sa che in una decina di casi siamo stati costretti a chiamare le forze dell’ordine? È accaduto quando pratiche che non stavano in piedi sono state rifiutate: minacce, percosse e offese ai nostri dipendenti da utenti inferociti. Ecco, direi che la rabbia va di pari passo con la disperazione. È ovvio che veniamo percepiti come i “cattivi” quando la documentazione non passa; ma è l’unico modo per evitare le irregolarità. Ogni giorno riceviamo decine di mail da parte di sedicenti avvocati che ci vogliono far causa senza alcuna base legale».

Fra le anomalie anche quella tariffaria: «Molti cittadini non sanno che le pratiche dei patronati devono essere gratuite. Le prestazioni non sono “tariffate” e questa è un’informazione che non sempre arriva all’utente finale». Nel caso dei Caf legati a Cgil, normative e indicazioni sui sussidi del governo e sugli altri servizi fiscali vengono emanati dalla sede centrale: «Nell’essere rigorosi tuteliamo anche chi si rivolge allo sportello: molti non si rendono conti che firmare autocertificazioni con dati falsi comporta sanzioni penali. Ed è proprio dove manca questa filiera di controlli che si possono verificare i gravissimi casi portati alla luce dalla Guardia di finanza — prosegue Ceruti —. Bisogna sottolineare che si tratta di pochi Caf su centinaia di uffici presenti a Milano e hinterland: questo va detto a tutela di un servizio prezioso ed essenziale. Ma come abbiamo visto, bastano pochi sportelli “disonesti” per far transitare un’enormità di domande false».

Fabrizio Guglielmini (Corriere della sera)

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