Attualita

Liceo: Francesca ed Annachiara Rizzo presenti pur nell’assenza

Ecco la lettera inviata da Francesca e Annachiara Rizzo in occasione della donazione dei libri al Liceo classico.

“Buonasera a tutti.  Siamo Francesca e Annachiara.
Impossibilitate a essere presenti stasera, abbiamo voluto inviare il nostro saluto attraverso il nostro papà
che abbiamo incaricato ufficialmente di leggere.
Ogni giorno, ad ogni suono della campanella, diventavamo sempre più grandi.
La campanella di questa scuola scandiva, come un metronomo, la nostra crescita fisica e mentale.
In quegli anni cambia tutto: la voce, il corpo, la mente.
Le bocche respirano a pieni polmoni e filtrano l’aria di libertà che scorre velocissima sui nostri volte durante i
primi giri in motorino.
Nasce in noi la voglia di rivoluzione, di occupare, di scioperare, di fare valere i nostri diritti di giovani
cittadini a cui viene data per la prima volta la parola in una società che fino a qualche mese prima non li
prendeva in considerazione.
Aumenta la fame, diminuisce il sonno, si svegliano gli ormoni, andiamo a mille, siamo veramente giovani.
Tutto molto bello ed emozionante a dirsi .. se solo in quel periodo non si dovesse pure studiare..
Lo studio nella mia famiglia è sempre stato un must ( papà si legge mast) assoluto!
Impossibile anche solo lontanamente immaginare di non farlo.
Io, Francesca, c’ho tentato per qualche anno e non ho avuto vita facile.
Lo studio, come tutte le cose che danno soddisfazione, comporta no+ insonni, pian9, me<ersi in gioco e
imparare a gestire l’inevitabile ansia contro cui deve lo<are chi vuole arrivare lontano.
Quando suona l’ultima campanella dell’ultimo giorno di scuola è come se per qualche secondo il mondo si
congelasse e anche i suoni non si sentissero più, allora pensi :” e adesso?”.
“ Vai nel mondo” 9 dicono, “ realizzati”, ma tu non sai neanche da dove cominciare.
Però chiunque abbia frequentato questo istituto pensiamo debba reputarsi fortunato perché va via con dei
grandi insegnamenti.
Qui si studiano i grandi uomini e i pensieri antichi dei filosofi che oggi, ripuliti e modernizzati, sono
comunque alla base della nostra vita.
L’uomo va avanti, si evolve, ma il suo animo non si allontana molto dall’uomo primitivo o dai nostri antenati
latini e greci.
Quando ci arrabbiamo, siamo felici, ci innamoriamo, cos’abbiamo di tanto diverso dai nostri antenati
predecessori?
Magari non prendiamo più i muri ad unghiate perché sennò dovremmo ripagare, o non facciamo la caccia
all’orso ma l’uomo è sempre lo stesso di secoli fa quando rimane da solo con sé stesso.
Studiando chi c’è stato prima di noi e il modo in cui viveva e si rapportava con altri possiamo solo migliorare
la conoscenza di noi stessi, sentirci meno soli e incompresi e constatare con un sospiro di sollievo che certo
problemi non si sono mai risolte e mai si risolveranno .. e va bene cosi.
Sono tanti gli insegnamenti che vengono fuori da queste mura e ci accompagnano nei nostri percorsi
individuali:
Il “so di non sapere di Socrate” ad esempio, se si applicasse un po’ di più ai ragionamenti degli uomini di
oggi sicuramente tu<e le conversazioni e i rappor9 tra le persone sarebbero più funzionali, perché
parrebbero dal giusto presupposto.
L’amore di Saffo, liquidata sbrigativamente dalla storia come la lesbica dell’antica Grecia, che invece aveva a
cuore la crescita delle sue donne del Tiaso, di cui si innamorava profondamente di un amore puro quasi
materno, è tanto diverso dall’amore inteso come sentimento pulito e semplice dei giorni nostri?
Come dimenticare l’avvincente storia de “ I promessi sposi” che la professoressa Massaro ci fece studiare “
per intero tutti i capitoli” ( conosco gente che non ha mai sentito parlare di Don Ferrante, ma noi sapevamo
tu<o di lui ) e ancora Wikipedia purtroppo non era ai livelli di oggi, quindi l’unica scelta era armarsi di
pazienza e studiare.
Anni dopo, io Annachiara, quando studiavo diritto processuale civile, materia su cui ho discusso anche la
mia tesi di laurea, ricordo che la mia relatrice consigliava tra i libri da leggere proprio i promessi sposi e lì
capii che gli insegnamenti della professoressa Massaro non fossero poi cosi esagerati, ma che ci stessero
preparando ad alzare il livello della nostra preparazione.
Come dimenticare la professoressa Oresti, una bellissima bambolina in blue jeans che ci accolse la prima ora
del primo giorno di scuola, quando ci scrutavamo tra di noi e cercavamo nei suoi occhi rassicurazione, che
lei ci diede, raccontandoci dei simpatici aneddoti per alleggerire la tensione.
In prima liceo ho avuto la fortuna di essere seguita dalla professoressa Goldini, stimata professionista,
giornalista, di cui ricordo la preparazione e il carattere risoluto e inamovibile.
Posso inoltre affermare con assoluta certezza di essere una delle poche fortunate ad avere assistito alle
indimenticabili lezioni della professoressa Grasso, più che lezioni sembrava di essere a teatro, lei si “ esibiva”
per i suoi studenti e nessuno mai potrà pareggiarla nell’emozione che scatena nei nostri ricordi ancora oggi.
Sono stata anche privatamente alunna del professore Tedesco, lui sosteneva che io capissi la matematica, io
dopo anni mi chiedo come abbia potuto crederlo o come io sia riuscita a farglielo credere.
Io Francesca, alunna per 5 anni della prof. Falconeri, (cosa che non auguro a nessuno perché a un certo
punto non ne potevamo più!) la ricordo sempre con grande affetto soprattutto per il suo atteggiamento
materno alle gite, quando faceva l’appello ogni volta che risalivamo sul pullman.
E il mio grande amore Ivana Maldonato, a cui devo l’unico 10 della mia carriera scolastica e grazie alla quale
ho scelto la facoltà di Lingue.
Scherzi a parte, concludiamo dicendo che siamo molto grate a tutto voi e alla nostra scuola, perché ha
contribuito a formare le donne che siamo oggi e gli uomini e le donne che tutto noi siamo.
Donare dei libri è sicuramente un nobilissimo gesto, ma è nulla se pensiamo a tutto quello che il liceo ha
donato a noi.
Con nostalgia e grandissimo affetto Annachiara e Francesca”. .

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