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Le storie di una ‘notte di mezz’estate’ martedì 25 agosto all’EschiloLab

Gela – «Essere o non essere è questo il dilemma. È forse più nobile soffrire, nell’intimo del proprio spirito, le pietre e i dardi scagliati dall’oltraggiosa fortuna, o imbracciar l’armi, invece, contro il mare delle afflizioni…..Morire per dormire. Dormire, forse sognare”

Le storie di una notte di mezz’estate faranno echeggiare, martedì 25 agosto all’EschiloLab i versi eterni di Shakespeare, il drammaturgo per eccellenza della cultura occidentale, considerato il poeta più rappresentativo del popolo inglese. Dalla sua produzione letteraria  sono stati ritrovati, incluse alcune collaborazioni, 37 testi teatrali, 154 sonetti e una serie di altri poemi, tradotte e rappresentate in tutte le maggiori lingue del mondo. Franco Longo e Stefano Rizzo presteranno le loro voci alle interpretazioni dell’Amleto e del Giulio Cesare per rendere viva la poetica raffinata e la profondità filosofica dell’autore inglese a partire dalle 21.30 di martedì.

L’Amleto è  tra le opere più  rappresentate in quasi ogni paese occidentale ed è considerata un testo cruciale per attori maturi. Il monologo di Amleto “Essere o non essere”  il passaggio più famoso del dramma, vanta un’immensa gamma di interpretazioni sui palcoscenici di tutto il mondo, anche se spesso questo soliloquio viene erroneamente citato accanto all’immagine di Amleto che tiene in mano un teschio: in realtà la scena del teschio è nella parte finale del dramma  e non coincide con “Essere o non essere”, che si trova nella parte centrale .

“È proprio qui l’ostacolo; perché in quel sonno di morte, tutti i sogni di morte che possano sopraggiungere quando noi ci siamo liberati dal tumulto, dallo sviluppo di questa vita mortale, dovranno indurci a riflettere. È proprio questo scrupolo a dare alla sventura una vita così lunga! Perché, chi sarebbe capace di sopportare le frustate e le irruzioni del secolo, i torti dell’oppressore, gli oltraggi dei superbi, e le sofferenze dell’amore non corrisposto, gli indugi della legge, l’insolvenza dei potenti e lo scherno che il merito paziente riceve dagli indegni, se potesse egli stesso dare a se stesso la propria quietanza con un nudo pugnale?»

L’azione di Giulio Cesare  si svolge a Roma. Bruto, i cui antenati sono celebri per aver cacciato da Roma Tarquinio il Superbo, è il figlio adottivo di Cesare, ma nonostante il legame si lascia convincere a partecipare ad una cospirazione, ordita da alcuni senatori romani tra cui Cassio, per impedire a Cesare di trasformare la Repubblica romana in una monarchia ed ucciderlo. Cesare, tornato a Roma dopo la campagna d’Egitto, incontra un indovino che gli suggerisce di guardarsi dalle idi di marzo, ma ignora l’avvertimento e si vedrà assassinare proprio in tale giorno. Al suo funerale Marco Antonio, amico di Cesare, con un’orazione divenuta celebre muove l’opinione pubblica contro i cospiratori. Bruto attacca Cassio, accusandolo di regicidio in cambio di denaro; i due  si riconciliano, ma mentre si preparano alla guerra contro Marco Antonio e Ottaviano, lo spettro di Cesare appare in sogno a Bruto, annunciandogli la sua prossima sconfitta: la battaglia che si svolge a Filippi si conclude infatti con una sconfitta dei cospiratori e sia Bruto che Cassio decidono di suicidarsi piuttosto che essere fatti prigionieri.

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