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Giudice (Cgil): per Gela una fabbrica che non inquina, il turismo

Gela – “L’ennesima scoperta archeologica di una tomba probabilmente intatta -lo scrive Ignazio Giudice

Segretario generale CGIL – L’ultimo ritrovamento dopo le necropoli di via Cicerone, di via Genova e della cisterna di fronte la Chiesa Madre ricoperta senza nemmeno il tentativo di trovare i finanziamenti per scavarla.
L’ennesima intervista infarcita di buoni propositi verso una città talmente tanto abituata ai “faremo” da esultare per una strada spazzata, una lampadina cambiata, una siepe potata.
Eppure ogni volta che il passato greco riaffiora, io non smetto di credere che esista un futuro diverso per Gela e sapete perché? Perché al di là delle sterili posizioni politiche ruotanti sempre e solo intorno ad un’industria ancora ciecamente considerata unico appiglio economico, è la stessa natura a darci dei segnali. Segnali per un’economia diversa che però non può essere programmata da uomini politici che credono che montare i legni di una nave greca sia un lavoro veloce ed economico. Così come non potrà  essere immaginata da chi pensa che amare la città basti a fare bene per la città stessa. No, Gela non deve più permettere (e non può permettersi) che il futuro dei suoi figli sia plasmato da approssimazione e tentativi, da idee confuse e prive di fattibilità. Gela  ha il diritto di provare a ripensarsi come una mèta turistica intermedia rispetto ai grandi poli di attrazione ma per fare questo chi oggi ha l’onore di amministrarla deve circondarsi di tour operator competenti che possano indicare quali passi compiere per intercettare il segmento di visitatori giusto per noi, di professionisti accreditati, liberi e creativi che abbiano il coraggio di pianificare la valorizzazione di questo territorio anche usando come punti di forza le contraddizioni della città per renderla attrattiva e unica rispetto alle tante bellezze siciliane. Solo così Gela avrà un’altra storia da raccontare che non può più essere quella di un museo chiuso per instabilità, di mura chiuse per randagismo, di torri d’avvistamento dimenticate, di chiostri e palazzi ducali vuoti, di palazzi storici smembrati. Solo così Gela potrà imparare a camminare, non con 6 zampe (perché Gela non può essere solo Eni) ma con le proprie gambe”.
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