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Ecco la Necropoli di Butera

Che fine ha fatto l'area archeologica del V secolo?

Butera – Chi passeggia nei pressi della Necropoli di Butera al Piano della Fiera, vede lo spettacolo che si può scorgere dalle immagini. Erbacce diffuse contornano ogni reperto; per non parlare della spazzatura che si trova all’interno. Si tratta di un sito che fa parte del patrimonio archeologico, storico e culturale buterese e che da anni era in stato di abbandono. La necropoli di Piano della Fiera.

Il sito risale in un periodo compreso  fra il V – IV secolo a.c., è stato scoperto dall’archeologo rumeno Dinu Adamasteanu negli anni cinquanta del secolo scorso, e vide anche diversi buteresi, tra cui Luigi Serranò, lavorare a quegli scavi. Furono riportati alla luce piccoli monumenti funerari, camerette megalitiche, recinti monumentali e tanti oggetti di pregio. Dunque, un sito di valore che può costituire un valore aggiunto per una comunità come quella buterese che punta parecchio sul turismo.

Poi c’è l’area ricoperta da un anno e mezzo ed in attesa di attenzioni da parte delle istituzioni

Lo stato svizzero ha creato un museo il Vasa (anche Wasa) per esporre  un vascello del XVII secolo ed affondato nel porto di Stoccolma; in Sicilia gli insediamenti del V secolo avanti Cristo vengono lasciati nell’incuria. Quello che vedete nelle foto è la situazione  in cui versa l’area archeologica del monte Gricuzzo, in territorio di Butera. Dopo l’avvio della prima campagna di scavi, oggi è ritornata l’incuria. L’insediamento di età ellenistica venuto alla luce sul monte Gricuzzo, durante i lavori per la realizzazione di un parco eolico deve essere sottratto all’incuria a cui è ormai abbandonato fin dal momento della scoperta. Non sono bastati gli interventi del parroco Padre Aldo Contraffatto, la presenza dei media di livelli nazionali, le interrogazioni parlamentari. Sono passati quasi due anni e l’area archeologica versa in condizioni di abbandono. Eppure studi preliminari effettuati sui reperti rinvenuti datano l’insediamento nel periodo compreso tra il VI ed il V secolo avanti Cristo continuare gli scavi potrebbe servire ad arricchire gli studi storici sulla penetrazione dei greci nel territorio, oltre che al rilancio del territorio come meta per il turismo archeologico. Nessuno se n’è più occupato: nè la Regione per adottare tutte le opportune iniziative al fine di proseguire l’indagine archeologica e approfondire lo studio sull’insediamento impedendo che la scoperta non serva solo a bloccare i lavori di riconversione dell’area, né l’Ente locale. Tutto nel dimenticatoio e questo è quello che si vede oggi.

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