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La storia a lieto fine di Giulia Cassaro: dopo l’impianto crocleare, la laurea

Gela – La conosciamo Giulia. L’abbiamo presentata al grande pubblico lo scorso novembre. Era disperata. Si era svegliata improvvisamente con un orecchio che non rispondeva ai rumori esterni. Cercava un medico che riuscisse a risolvere il suo problema e abbiamo lanciato il suo grido di aiuto. Sono seguiti una serie di articoli che parlavano del bullismo che aveva subito a scuola. Ma cavalcare l’onda del bullismo non serviva in quel momento. Serviva un intervento chirurgico e quello è stato fatto con l’impianto crocleare che l’ha riportata nel mondo dei rumori. Ora è tutto passato ed Giulia ha realizzato un altro sogno.

Si è laureata il 27 luglio scorso con il voto di 109 su 110 presso l’ Accademia di Belle Arti indirizzo ‘Nuove Tecnologie dell’Arte indirizzo Fotografia’ (Diploma di Primo Livello). Ha presentato una tesi su Phil Stern (Phil Stern Photographer: Tra guerra e cinema; ha scritto la tesi nel silenzio in quanto le avevano solo acceso la protesi acustica ma non era stati fatti i mappaggi. ha sostenuto gli ultimi esami online senza sentire bene con difficoltà ma ha ottenuto bei voti.  Prima della laurea è stata  contattata la dottoressa Sorbello (tecnico che si occupa dei mappaggi) che le ha dato l’appuntamento per la prima mappatura. Così è riuscita a laurearsi online e  a sentire meglio. E’ una storia a lieto fine quella di Giulia, che continuerà con i due anni di specialistica, sin da settembre prossimo.

“Era il 25 settembre 2017 quando ho conosciuto Phil Stern – scrive nella tesi –  attraverso una mostra intitolata  “Phil Stern. Sicily 1943”, che inaugurava il “Phil Stern Pavilion”, lo spazio al Museo Storico dello Sbarco in Sicilia 1943 alle Ciminiere di Catania,  curato da Ezio Costanzo e realizzato dalla Fondazione Oelle. Esposte 70 sue fotografie della guerra in Sicilia scattate da Stern durante l’Operazione Husky nell’estate del 1943 e altre immagini originali riguardanti gli anni del dopoguerra trascorsi da Stern sui set di Hollywood e nel mondo artistico del jazz. Inoltre, nel padiglione esposte alcune fotografie realizzate da Carmelo Nicosia scattate durante il ritorno di Phil nel 2013 in Sicilia. Sono rimasta affascinata. Ricordo anche di essermi tanto emozionata. In quell’evento ero lì ad osservare in silenzio e a studiare tante di quelle fotografie. Avevo con me la mia macchina fotografica pronta a documentare questo grande momento, in quanto, in quel giorno, in quell’evento, c’erano anche i figli di Phil, Peter e Tom, venuti da Los Angeles per testimoniare e valorizzare il lavoro svolto dal padre. Perciò, iniziai a scattare e documentare l’evento.

Ricordo che mi uscì una lacrima in una delle fotografie in cui ritraeva Phil uomo-anziano scattata da Carmelo Nicosia. Si tratta di una delle ultime foto da vivo. Sono una persona molto sensibile ed emotiva. Ricordo che rimasi di fronte a questa fotografia in silenzio circa una decina di minuti. Le fotografie che mi hanno particolarmente colpito di Phil sono state le foto di guerra. È incredibile come Phil, attraverso le sue fotografie, abbia scritto la sua storia, ma soprattutto, sia riuscito a scattare e ad immortalare la tragicità di un conflitto.

La particolarità che si evince nelle sue fotografie è il suo modo di raccontare storie vere e lontane dalle storie del nostro presente, attraverso lo scatto di una fotografia. Sono nata a Gela e il caso ha portato Phil nel 1943, nella mia città natale. Quando vidi la sua mostra fotografica le sue foto mi parlavano, come se volessero lasciarmi un segno. Nei mesi successivi, dicembre 2017, venne pubblicato un libro intitolato:“L’istante e la storia”, reportage e documentazione fotografiche. Dalle origini alla Magnum’’ di Ezio Costanzo.

Durante il mio percorso accademico ho ritrovato più volte il nome di Phil in diverse occasioni. Anche durante le lezioni in Accademia, quando il prof. Costanzo racconta una parte dell’Operazione Husky, durante la sua lezione di Storia del Reportage.  L’anno successo il 25 settembre 2018, sono stata presente alla presentazione di un libro intitolato ‘’Snapdragon, The World War II exploits of Darby’s Ranger and Combat Photographer Phil Stern’’ realizzato da Liesl Bradner, amica intima di Phil Stern. Ho acquistato subito il suo libro, ma non ho avuto il coraggio di presentarmi e di chiederle l’autografo.

Sessione estiva 2019, accompagnai il mio migliore amico all’esame di Storia del Reportage, per sostenerlo, approfittai dell’incontro con il mio docente e grande professore, sempre Ezio Costanzo e lo informai che avevo intenzione di fare la tesi con lui ma non sapevo su cosa farla. Lui mi propose: ‘’Perché non la fai su Phil Stern?’’. A dire la verità, non era tanto sicura di farla. Temevo più che altro di non farcela. Ma gli dissi di sì. Non conoscevo molto la sua storia, non avevo libri da cui poter aggrapparmi, non avevo idea da cosa partire. Il prof. Costanzo mi ha mandato vari materiali, li ho letti tutti. Ma avevo bisogno di più approfondimenti.

Chiesi a Ezio Costanzo se potevo intervistare Liesl Bradner. Mi diede subito la sua email. Ci mise poco a rispondermi. Non avrei mai immaginato di scoprire tante cose su di Phil, sulla sua famiglia, sui suoi pensieri, sul suo carattere dolce e gentile. È incredibile come la storia di Phil ha permesso di collegare il passato con il presente.

Ho scritto la tesi su Phil Stern in un periodo in cui non è stato bello per nessuno a causa della pandemia che ci ha colpito tutti quanti, ma soprattutto, in un periodo buio per me. Non sono riuscita a frequentare tutto il primo anno del biennio accademico, a causa della mia salute, la sordità improvvisa. Ho trascorso giorni e mesi non sentendo, chiudendomi in me stessa. Ma Phil Stern, scrivendo la sua storia, mi ha aiutata a pensare ad altro, a pensare alla sua grande storia. Mi ha data la forza di andare avanti e avere il coraggio di prenderla una cosa e farla, andrà come deve andare, ma l’importante è provarci. Phil per me è un grande esempio di vita, anche se non l’ho mai conosciuto, mi sono affezionata. Grazie Phil, per il tuo grande coraggio”.

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