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“La prigione di carta”: dall’inchiostro alla digitalizzazione imperante!

Ospitiamo oggi la recensione della Prof.ssa Annamaria Milano su ‘La prigione di carta’

 

“Seppur in ammirazione della sottile linea di quell’orizzonte che separa la terra dal cielo, dalla terrazza che “mira el mar” in cui mi trovo, ho letto il primo romanzo “La prigione di carta” di Marco Onnembo. La sua opera prima! La recensione che mi accingo a scrivere è il riflesso specchiato di una storia affascinante, esuberante e, per la curiosità suscitata dalla trama, dall’intreccio catalizzante, sontuoso quanto autentico. Reale e surreale insieme come il luogo da cui scrivo: tra la terra, il cielo ed il mare della mia terra di Sicilia (svelerò il luogo solo a chi lo chiederà). “La prigione di carta” porge ai lettori, la vicenda del protagonista Malcolm King, docente di scrittura creativa e critico letterario statunitense secondo un linguaggio semplice: intuito e fine ragionevolezza della trama, divengono intreccio di saggia ironia ed esperienza perlata. Non appena avuto il libro tra le mani, resto rapita dall’immagine di copertina: dalla finestra a grate della cella della prigione entra la Luce del mondo esterno ad illuminare il corpo di quell’uomo seduto sul libro sgretolato a zolle; quella luce però, adombra il suo lato destro, quello delle emozioni e dei sentimenti. Se è vero che anatomicamente il cuore sta a sinistra, e’ ancor più vero che le vibrazioni vitali risuonano a destra del corpo umano. Il romanzo d’esordio di Marco Onnembo “La prigione di carta” edito da Sperling & Kufner per Mondadori è l’avvincente narrazione della vita del suo protagonista Malcolm King i cui riferimenti storici a Malcolm X e Martin Luther King sono inevitabili e non a caso, voluti. I ribelli della storia afroamericana per il riconoscimento dei diritti civili e la lotta contro ogni forma di discriminazione. Malcolm è rinchiuso in un reparto speciale del carcere di Treadwell. Sono trascorsi appena trentacinque anni di quella sua condanna all’ergastolo per aver contestato la Legge n.341 emanata dal Congresso degli Stati Uniti d’America “sulla digitalizzazione e le nuove forme di apprendimento”. Il timore del professor King era la manipolazione delle coscienze e delle giovani menti delle nuove generazioni di studenti e futuri cittadini americani. A discapito di carta, penna e libri veri, cartacei, il governo americano aveva optato per la digitalizzazione dei Saperi, favorendo la trasmissione delle conoscenze in formato elettronico, come riporta la quarta di copertina. Ergastolo era stata la sentenza per il professor King, da scontare nel carcere di massima sicurezza per aver creduto e lottato affinché il mondo potesse essere cambiato con la scrittura ad inchiostro ed il dialogo resiliente ed empatico. Il riscatto de “La prigione di carta” è la stesura, in sordina e di nascosto, di quel manoscritto che imprime e fissa nella scrittura di quei trentacinque anni, la volontà e la scelta del proprio destino. Cito dalle pagine finali: “Professore, se non le dispiace, vorrei prenderla io. Posso?…. Perché mai vorresti tenerla? Perché ti interessano le farneticazioni di un vecchio cui hanno rubato la vita? Perché lei è il professor Malcolm King. …..Le sue idee, motivo d’ispirazione. …. è stato un punto di riferimento per un’intera generazione”. Non svelerò il finale della storia, lo scoprirete da lettori. Certo è però, che lo scrittore Marco Onnembo possa continuare a scriverne di pagine così avvincenti ed esuberanti di vita. Avrà ancora la sua penna in tasca! ”

Annamaria Milano.

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