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Alessi: il rilancio di Gela attraverso la cultura

Il prof. Giuseppe Andrea Alessi, già presidente dell’Archeo-ambiente, ha presentato oggi alla Consulta per la cultura il suo dossier per il rilancio di Gela

“Qualsiasi tipo di monocultura costituisce un limite per l’economia di qualunque luogo interessato. Mentre un’economia anche di piccole dimensione purché armoniosamente diversificata in vari settori, a lungo andare apporta non soltanto uno sviluppo diffuso e prolungato ma anche propulsivo.

In Italia, ma anche in Sicilia, si riscontra che il numero di visitatori delle aree archeologiche è molto superiore a quello registrato nei musei. Un dato significativo è la Valle dei Templi di Agrigento con quasi un milione di visitatori con un incasso di circa 6 milioni di Euro nel 2018 contro i 45.298,00 Euro del suo museo archeologico “Griffo”. Il confronto con la nostra città non regge completamente con un incasso annuo sui 5000,00 Euro. Vi è da rilevare  che la natura con la città di Gela  è stata fin troppo generosa. L’ha dotata del mare con  vaste e meravigliose spiagge, di un fiume (il fiume Gela), di un lago (il lago Biviere). La città presenta una storia fulgida, basta ricordare che nel 580 a.C. ha fondato come sub-colonia Agrigento e nel 456 a.C. è morto a Gela il grande tragediografo Eschilo,  dopo aver trascorso gli ultimi tre anni della sua vita. A tutto questo vi è da mettere in rilievo la sua particolare ubicazione. Infatti, essa si trova sul punto di snodo tra la Sicilia occidentale e quella orientale con un golfo che si protende da sud verso nord e, sicuramente, dovette essere anche questa motivazione per  la sua fondazione (689-688 a.C.) da parte dei nostri progenitori Greci.

Per chi non fosse a conoscenza, vi è da ricordare che fino ai primi anni sessanta, Gela veniva rappresentata nelle locandine in stoffa della Sicilia con due simboli: l’ombrellone per le sue spiagge e un vaso attico per il suo museo archeologico inaugurato nel ’58. Nelle cartoline con la scritta”LE BELLEZZE DELLA SICILIA”, essa veniva rappresentata assieme alle città di Palermo, Siracusa Taormina, Agrigento e Catania.  La sua economia si basava soprattutto sull’agricoltura e sul turismo balneare-archeologico. A Gela esistevano cinque alberghi, tre lidi e il villaggio francese Magic nei pressi del Bosco Littorio. Parecchie erano le case che nel periodo estivo venivano affittate ad abitanti delle province siciliane interne; da aggiungere che ogni fine settimana sostavano oltre una quindicina di pullman sul lungomare, utilizzati da bagnanti. Erano presenti in città ben tre bagni pubblici, uno sotto il Municipio, un altro sul fianco dell’allora cinema Comunale ed un altro ancora sotto la piazzetta Belvedere, adiacente la scalinata di via Omero. Per evitare che qualcuno sporcasse la spiaggia  o disturbasse con il pallone i soggiornanti, vi era il controllo di  un agente della Polizia Municipale ed uno della Pubblica Sicurezza in borghese. La città veniva lavata, con un camion-cisterna opportunamente attrezzato, due volte al giorno (C.V. Emanuele, via Navarra, Cairoli, Tevere, G. Navarra Bresmes, C. Colombo, Federico di Svevia e viale Mediterraneo). Il Corso veniva spazzato due volte al giorno e venivano multati eventuali sporcaccioni. Il Parco archeologico di Caposoprano era, a differenza di oggi illuminato in tutto il suo percorso e al suo interno venivano svolti spettacoli e tragedie.

Ad iniziare degli anni ’60, con l’inquinamento marino scompare il turismo balneare, mentre quello archeologico dopo il furto del tesoro monetale avvenuto, se non vado errato nel ’76, con la chiusura del suo Museo protrattasi per diversi anni -per motivi di sicurezza e per lavori di sopraelevazione- crolla completamente e la città esce da qualunque itinerario turistico.

E’ chiaro che gli obiettivi da raggiungere inerenti al turismo, dopo decenni di abbandono da parte dei politici e sindacalisti locali, non saranno facili e né immediati, però corre l’obbligo di tentare ed affrontare le problematiche riguardanti al turismo in maniera seria e pragmatica.

Allora viene da porsi qualche domanda. Cosa proporre per cercare di reinserire Gela nei circuiti turistici? Per raggiungere tale obiettivo occorrerebbero diverse cose, ma per ragioni di sintesi ci si soffermerà su tre cose: informazione, accoglienza e valorizzazione.

Prima di tutto per evitare interventi a pioggia e disarticolati, è necessario la istituzionalizzazione della Consulta del Turismo (richiesta avanzata dall’Archeo-Ambiente da diverso tempo e con richiesta di riunirla mensilmente), in quanto è logico che la “mano destra deve sapere cosa fa la mano sinistra” e quindi porre in maniera coesa  degli obiettivi a breve, a medio e a lungo termine.

Sarebbe necessario rendere noto all’esterno tutto ciò che riveste una certa importanza (Museo archeologico  le Mura di fortificazione, Bagni pubblici greci,  Acropoli, Chiese, Castelluccio, ex diga Grotticelle, lago Biviere, Necropoli, spiagge ecc.) mediante tabelloni disposti, lontano dalla città ad alcune decine di Km, lungo le strade nazionali; gigantografie nelle stazioni ferroviarie ed aeroporti, più importanti (vedi Mazzarino); brochure da inviare alle varie scuole, associazioni ed Enti della Sicilia; cortometraggi, mostre, convegni, sagre, partecipazione a borse turistiche. La città di Licata ha indetto il 5 0tt. 2019 la prima borsa del turismo della Sicilia; Piazza Armerina nel 2020, da Aprile ad Ottobre, aprirà la Villa del Casale anche di sera.  L’Assessorato regionale al turismo, in occasione di tutte quante le Borse turistiche cui ha partecipato, ha diffuso materiale di propaganda in diverse lingue, compresi opuscoli riguardanti “alberghi di Sicilia “. Ebbene, mai Gela viene citata. Quindi sarebbe necessario inoltrare richieste opportune in considerazione delle testimonianze di un certo spessore esistenti nella nostra città ma anche per l’esistenza di una Azienda  istituita a tale scopo.

Le sagre del pesce attirano molto, vedi quella di Pozzallo, con cadenza annuale da oltre 30 anni, o quella della vicina città di Scoglitti. A Gela se ne potrebbero organizzare due, una ad inizio Giugno ed una a fine stagione estiva. Entrambe potrebbero fungere “da cavallo di Troia” per pubblicizzare, con visite guidate almeno tre circuiti in città e nel vicino entroterra.

Per quanto riguarda il secondo punto, l’accoglienza, sarebbe opportuno che l’Amministrazione comunale mettesse a disposizione gratuitamente ad eventuali gruppi turistici, per almeno sei mesi, delle guide o quanto meno degli accompagnatori che hanno sostenuto e superato un corso in inglese attinente i beni culturali esistenti in città. Contemporaneamente offrirgli una brochure su Gela, completa dello stradario.

Sui beni culturali “per volare alto” bisogna puntare su poche cose e non disperdere in mille rivoli i soldi delle compensazioni dell’Eni. Gli scavi archeologici sono importanti, lo è pure la fruizione dei beni culturali, ma è  di maggiore rilevanza la valorizzazione per venire incontro  alle esigenze dei visitatori soprattutto in termine di comprensione  del valore archeologico e dell’ampliamento dei servizi resi efficienti. A tale scopo sarebbe necessario lo spostamento ad est dell’ingresso del Parco archeologico di Caposoprano, non soltanto per la sua pericolosità ma anche per creare un  verde attrezzato, un adeguato posteggio per bus e autovetture e per bancarelle adibite alla vendita di souvenir, sfruttando la vasta area vincolata esistente. Al suo interno sono stati rinvenuti negli anni ’50 diverse abitazioni e nel lato opposto, sempre all’interno del parco, ampi vani in mattoni crudi adibiti a caserme (punte di frecce, vedi museo di Gela), pozzi e cisterne per i gendarmi dell’epoca, ma da allora non resi fruibili.

Tale area di sosta sarebbe un incentivo sia per la visita ai Bagni pubblici greci (IV-III a.C.,pressochè integri e che precorrono le terme romane) ubicati a poca distanza in via Europa e sia per l’eventuale inserimento delle Mura di Caposoprano nel patrimonio dell’U.N.E.S.C.O.

Un altro progetto basilare è senza alcun dubbio la ricostruzione -condivisa anche dal Direttore pro tempore del  Parco archeologico di Gela- del Tempio B (VI sec. a.C), dedicato alla dea patroa Atena e di cui sull’Acropoli di “Molino a Vento” esiste l’ultimo strato in conci della fondazione. Di esso, grazie al grande archeologo Luigi  Bernabò Brea, si conoscono la larghezza, la lunghezza, i fregi (esposti al museo P. Orsi di Siracusa) che decoravano il timpano, con l’enorme maschera gorgonica (copia conforme donata dall’Archeo-Ambiente al Museo di Gela ed ivi esposta) e sia gli altri lati compreso sime e cassette,  di cui qualcuna anche esposta nel nostro museo, così come sono noti i canoni dell’architettura templare dorica arcaica. Con questa iniziativa verrebbe valorizzata tutta l’Acropoli,  di cui purtroppo ci sono pervenuti pochi resti e quindi di difficile comprensione per eventuali visitatori. Essa costituisce l’area archeologica con la maggiore stratificazione di testimonianze religiose ed urbanistiche che si sono succedute dall’età del rame (III millennio) a quella timoleontea.

Mentre quindi la ricostruzione è una necessità e ha un senso per Gela, non l’ha invece per Agrigento (quasi un milione di visitatori nel 2018) e per Selinunte in quanto i templi sono pressoché integri. Per chi non è informato, a Selinunte sono stati ricostruiti nel 1927 il tempio C e negli anni ’50, dalla Cassa del Mezzogiorno il tempio E. Addirittura, da qualche anno si vorrebbe ricostruire il tempio G.

I fautori di questo progetto sono: Vittorio Sgarbi, il professore di Università nonché archeologo e scrittore Valerio Massimo Manfredi, l’archeologo Mario Luni dell’Università di Urbino.

I turisti apprezzano  più dei musei, le aree archeologiche con i suoi monumenti e “quasi quasi” vorrebbero entrarci dentro. Bisogna calarsi nella realtà ed essere più concreti possibili.

Esempi di ricostruzione se ne possono indicare ulteriormente: l’Acropoli di Populonia (Piombino), la Stoà di Attalo ad Atene, la Porta di Ishtar di Babilonia (Pergamonmuseum, Berlino, VI sec. a.C.) la Biblioteca di Efeso (Asia Minore), l’Alhambra di Granada, le Mura di Avila (Spagna), ecc.. Per quanto riguarda aggiunte, basta un solo esempio quello del Partenone.

Qualora si volesse rilanciare il Museo archeologico basterebbe duplicare la copia della statua in  bronzo dell’Auriga a grandezza naturale (m 1,80) esposta attualmente nel boschetto della Macchitella, e ritrovata nel Santuario di Delfi nel 1896. Alla sua base in pietra riporta l’iscrizione: “offerta votiva del  tiranno di Gela,  Polizelo”. La donazione era un atto di ringraziamento al dio Apollo per la vittoria conseguita della sua quadriga alle gare pitiche, svoltesi con probabilità nel 478/474a.C. Essa è sfuggita a saccheggi e fusioni grazie ad uno smottamento di terra che la copriva, causato dal terremoto del 373 a.C., assieme ad una quadriga (carro con quattro cavalli) e ad uno scudiero apparteneva ad un gruppo bronzeo. Purtroppo, della quadriga ci sono giunti pochi frammenti: l’asse della ruota del carro, una coda, tre gambe e una costola appartenenti ai cavalli, e dello scudiero soltanto il braccio.

Anche in questo caso, diversi sono gli esempi di repliche che si possono riscontrare. Ad Ugento (in  prov di Taranto) nel dicembre del 1961 fu ritrovata una statua in bronzo alta 74 cm che rappresenta  Zeus (530 a.C.). Attualmente, si trova esposta nel museo archeologico di Taranto, mentre una copia conforme è in mostra nel Museo civico di archeologia e paletnologia di Ugento.

Si è constatato che la copia in bronzo della Macchitella, eseguita mediante un calco in gesso, agli inizi degli anni ’60, è conforme all’originale in quanto l’Archeo-Ambiente, essendo in possesso del 3d effettuato presso il Museo di Delfi in Febbraio 2017, ha potuto eseguire un confronto attraverso foto e misure dei due esemplari. Essi corrispondono.

Pur non essendoci legami storici e archeologici, nel Museo tattile di Ancona si trova esposta una replica in gesso dell’Auriga di Delfi. A maggior ragione una copia in bronzo di questa statua, che è riportata su tutti i libri della storia dell’arte poiché rappresenta uno dei massimi esempi in stile severo, dovrebbe essere esposta nel Museo della nostra città, ma anche a quanto già detto  essa si riapproprierebbe di un pezzo della sua storia evidenziando il florido periodo attraversato  durante la presenza della famiglia dei Dinomenidi.

Questa iniziativa è condivisa dal Direttore pro tempore e dal Dirigente dell’Assessorato regionale ai Beni Culturali che hanno rilasciato, su richiesta  dell’Archeo-Ambiente, consensi scritti (22 Gen.2016.

Chi scrive ha potuto constatare, durante una operazione di diserbatura, insieme ad alcuni soci  dell’Archeo-Ambiente effettuata in Giugno 2019 all’interno di Castelluccio, che diverse erano le persone sopraggiunte, nonché qualche turista. Ciò fa capire che i castelli attirano moltissimo, forse più dei musei.

Castelluccio (XIII sec.). Sistemazione ed allargamento della strada di accesso e possibilità di poter effettuare l’inversione ai torpedoni mediante l’esproprio di una superficie opportuna nell’area antistante all’antico maniero, il rifacimento dei servizi sanitari in quanto distrutti da atti vandalici, il ripristino del museo iconografico e un sistema d’allarme adeguato.  Sarebbe necessario corredare il percorso stradale di opportuna segnaletica stradale sulla S.S.117 nei due sensi di marcia, oltre le tabelle didascaliche, già realizzate dall’Archeo-Ambiente.

Ex diga Grotticelle(1563). Necessita soltanto una pulizia delle rive interne del fiume Gela, delimitate da sponde di contenimento in pietra, tuttora perfettamente integre ed eliminazione della “savana” formatasi ai piedi della cosiddetta “a prisa”. Una particolarità da mettere in rilievo che in tale punto del fiume vi sono presenti gamberi di acqua dolce.

Necropoli catacombale paleocristiana di Grotticelle e Bunker adiacenti. Acquisizione di un fabbricato rurale diroccato adiacente ad esso per l’accoglienza e per la custodia.

La stretta vicinanza di queste tre testimonianze, sopra menzionate, che vanno dal periodo paleocristiano al  XVI sec. costituiscono un percorso turistico nell’entroterra del territorio.

Necropoli di Lotti-Manfria. Opere di protezione, segnaletica e tabelle didascaliche della necropoli rupestre dell’età del bronzo antico.

Bastione Spagnolo della Porta Marina. Rendere fruibile la porta medievale (sovrastata da quattro mensole con frontale di “gorgoneion”) scoperta nel 1993 al suo interno ed attuare il progetto della Sovrintendenza che prevede la costruzione di una scala per accedere alla sommità del relativo Bastione spagnolo per ammirare il golfo di Gela. La ricostruzione del fornice che copriva la Porta Marina consentirebbe inoltre, di costituire assieme alle tre torri medievali e ai  Granai di Palazzo Ducale un opportuno percorso turistico sul lato sud-orientale della città.

Granai di Palazzo ducale e area esterna del Castello di Terranova. Essi attestano il periodo medievale con le residuali torri quadrangolari e le arcate interne ancora visibili. L’intera area deve essere resa fruibile per poter svolgere sagre ed eventi medievali quale ad esempio tornei.

Museo archeologico. Costruito nel 1958, si è rivelato, già poco dopo,  insufficiente come superficie espositiva per potere apprezzare sia i reperti esposti e sia quelli che si trovano nello scantinato, non tutti classificati come materiali di seconda scelta o ripetitivi. Allo stato attuale sono esposti oltre 4000 reperti. In procinto vi è un progetto a più piani per ingrandirlo. Da richiedere presso l’Assessorato competente la figura indispensabile dell’archeologo e personale per la sorveglianza poichè diversi addetti sono andati o stanno per andare in quiescenza. Infatti non sempre le aree archeologiche  nei giorni festivi sono fruibili.

Area di Disueri. Sono presenti, oltre alla Diga, un insieme di necropoli, di importanza pari a Pantalica, sia sul monte Disueri, Canalotti, Fastucheria ed un sito abitativo scoperto su monte Maio. Sarebbe necessaria almeno una strada pedonale ed un museo iconografico.

Il Biviere.  Zona umida di importanza internazionale stabilita dalla convenzione di Ramsar nel 1971. E’ necessario un maggiore controllo per evitare che essa possa essere invasa da rifiuti.

Fascia costiera ovest. A questi beni bisogna aggiungere le spiagge delle contrade di Femmina Morta, Roccazzelle, Manfria, ecc., che necessitano di un lungomare, una piazza, una rete fognaria.

A questo patrimonio “sopra-terra” bisogna aggiungere quello”sottoterra” nella zona di Bosco Littorio dove è stato rinvenuto l’Emporio greco con le tre famose are.

A mio avviso, la maggiore ricchezza archeologica di Gela è nel suo mare dove sono state rinvenute ben tre navi greche e di cui una scoperta nel 1988, giace ancora nelle casse ed una del XV sec. Ancora oggi, nonostante siano passati parecchi anni, non si riesce di capire il perchè la ditta vincitrice dell’appalto e del ricorso non inizi la costruzione del Museo della navigazione.

Per quanto riguarda le strutture ricettive soltanto una è prospiciente a mare, mentre un’altra va degradandosi (ex hotel Mediterraneo) in quanto le scelte urbanistiche effettuate dalle varie amministrazione comunali sono state non per favorire il turismo, ma per abitazioni,  cooperative e villette. Ancora oggi qualcosa si potrebbe fare  per realizzare nell’area marina due strutture di base mancanti a Gela: un campeggio ed un ostello della gioventù. Quest’ultimo sarebbe opportuno per richiamare il turismo scolastico ma anche perchè i giovani saranno i turisti del domani. Entrambe le strutture si potrebbero realizzare in tempi rapidi con il sistema dell’appalto in concessione e gestione:  il campeggio sulla spiaggia limitrofa al Lido la Conchiglia, e verso est,  mentre l’ostello di oltre 500 posti letto, con una sezione maschile ed una femminile,sull’area della Macchitella-Scavone dove oggi rimangono detriti e ferri contorti dall’abbattimento delle palazzine delle I.A.C.P..

Infrastrutture. Interventi a lungo termine. Rete autostradale Siracusa-Gela-Mazara del Vallo; Completamento della “strada dei due mari” Gela-S. Stefano di Camastra; Raddoppio della 117 bis Gela-Catania; Realizzare un rapido collegamento ferroviario e stradale (attraverso il miglioramento dell’attuale S.S. 115) con l’aeroporto di Comiso; Realizzare un porto turistico-commerciale e peschereccio; Ingrandimento del Museo archeologico; Realizzazione del Museo dello sbarco; Realizazione del Museo della Navigazione; Un centro di restauro per il legno bagnato.

Da questa sintetica disamina effettuata si possono dedurre le enormi potenzialità che questa città e il suo entroterra possiedono e che merita essere attenzionata adeguatamente per poter sviluppare in maniera armoniosa la sua economia, grazie al turismo. Quindi necessita di infrastrutture che potrebbero bloccare l’emorragia demografica ed economica che la nostra comunità sta subendo da diverso tempo”.

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