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La Cisl propone una proroga ed un rilancio dell’area di crisi complessa

Il Protocollo di intesa per l’area di crisi complessa di Gela è stato sottoscritto in data 6 novembre 2014 tra il Ministero dello sviluppo economico, la Regione Siciliana, il Comune di Gela, ENI S.p.A., ENI Mediterranea Idrocarburi S.p.A., Raffineria di Gela S.p.A., Versalis S.p.A., Syndial S.p.A. con le rappresentanze delle Organizzazioni Sindacali e  Confindustria Centro Sicilia. Con tale documento si è inteso attuare un processo di riconversione dell’area attraverso lo sviluppo di tecnologie green.

Ma, a causa della crisi che ha colpito il settore della raffinazione del petrolio – sia a livello nazionale che europeo – del calo della domanda interna, della presenza di nuovi competitors a livello globale e delle norme europee sull’efficienza energetica – le principali aziende del settore hanno dovuto proporre un ridimensionamento della capacità produttiva degli stabilimenti, con conseguenze negative sulle imprese dell’indotto in termini di fatturato, ordini e quindi occupazione.

Ecco che dopo la firma del protocollo d’intesa si è reso necessaria la definizione dell’accordo di programma che aveva quale obbiettivo l’attuazione del Progetto di riconversione e di riqualificazione industriale (PRRI) al fine di rilanciare i seguenti punti:

  1. ricollocamento lavorativo del personale appartenente a uno specifico bacino di riferimento;
  2. attrazione di nuovi investimenti finalizzati alla diversificazione produttiva;
  3. potenziamento della dotazione infrastrutturale dell’area ;
  4. al rafforzamento del tessuto produttivo esistente.

L’accordo di programma arriva però a compimento dopo vari passaggi tra Comune, Regione e Ministero, infatti, viene definitivamente firmato il 23 Ottobre del 2018, ben  4 anni dopo la sottoscrizione del protocollo, producendo quindi una riconversione industriale a rilento.

L’accordo di programma scadrà il prossimo ottobre e riteniamo sia indispensabile la sua proroga assieme alla definizione di un nuovo programma di rilancio dei 23 comuni dell’area di crisi complessa, perché – ad oggi – lo stesso non ha mai funzionato, visto che i venticinque milioni di euro previsti dall’accordo di programma non sono stati mai utilizzati poiché non c’è nessun progetto finanziato per lo sviluppo del territorio.

Il perimetro geografico di queste realtà municipali interessa, infatti, un bacino di 414.123 abitanti, ben l’8,2% della popolazione siciliana. I comuni coinvolti sono 2 nel ragusano, 4 nel nel catanese, 4 nell’ennese e ben 13 nel nisseno, in pratica il 12,10% del territorio regionale. Nonostante la forza di questi numeri, ad oggi, l’Accordo di Programma non può che essere giudicato fallimentare.

Da tempo come  OO.SS. di CGIL CISL e UIL territoriali di Categoria e Confederali abbiamo denunciato le diverse  criticità  e le lungaggini burocratiche che purtroppo prevedono tempi biblici di approvazione di decreti e  deliberazioni con passaggi di rimballo dal livello locale a quello Regionale e Ministeriale, con esempio lampante il tempo intercorso tra la firma del protocollo d’intesa e la sottoscrizione  dell’accordo di programma.

Inoltre, così come più volte ribadito, i 25 milioni previsti del Governo Nazionale e da quello Regionale sono risultati insufficienti, e comunque mai utilizzati. La legge 181/89, nata per promuovere iniziative imprenditoriali dell’area, non poteva dare, come si è poi dimostrato, i frutti sperati per l’esiguità dei contributi a carico esclusivo dei potenziali giovani imprenditori.

Il 26 Febbraio 2019 è stato presentato l’avviso pubblico per nuove attività imprenditoriali  finanziato dalla legge 181/89, che prevedeva un fondo perduto e un tasso agevolato,ma i progetti erano ammissibili a partire da 1,5 milioni.

Appare chiaro che la misura è risultata un insuccesso per le regole troppo rigide individuate nel bando, così lo scorso anno, prima del lockdown, è stata emanata una nuova circolare per correggere il tiro, prevedendo una soglia di investimenti di 1 un milione con la variazione della percentuale a fondo perduto.

Regole più appetibili, certo, ma comunque sempre ancora troppe esose per potenziali giovani imprenditori che dovrebbero esserne agevolati. Ma comunque sarebbe già un passo avanti vedere assegnati questi 20 milioni di euro per la creazione di nuove attività produttive.

In tale contesto, giova richiamare lo studio di Nomisma e di Invitalia che ha individuato in 5 settori le direttrici del rilancio organico del territorio: agroalimentare, turistico, sviluppo ed economia sociale, formazione, sviluppo ed economia del mare.

In questi ambiti spiccano: la Gela Siracusa, il Porto di Gela, la complessiva progettazione dei 23 comuni che fanno parte del Patto per il Sud nonché la definizione del sistema creditizio e la perimetrazione del bacino dei lavoratori da ricollocare in osservanza alla delibera della giunta regionale del 26 luglio 2017 n. 305 prevista dal progetto di riconversione e riqualificazione Industria.

E’ chiaro che per poter  rilanciare il settore agroalimentare è necessario intervenire prima sulle infrastrutture con interventi peraltro già previsti nel piano per il Sud, come ad esempio le due dighe nel territorio di Gela (Comunelli e Disueri), dove, con il superamento del livello di guardia, l’acqua viene scaricata a mare perché entrambi gli invasi necessitano di interventi strutturali. Ovviamente anche di tutto questo poco o niente è stato fatto.

Inoltre, nell’accordo di programma sono stati inseriti gli interventi previsti dal Patto per il  Sud per l’area di crisi industriale complessa di Gela che fa riferimento al MasterPlan. Pochissimi interventi ad oggi sono stati eseguiti e sarebbe interessante capirne le motivazioni.

Confindustria Centro Sicilia, in data 11 dicembre 2015, ha pubblicato l’Avviso esplorativo per la manifestazione di interesse alla realizzazione di iniziative industriali su aree di proprietà della Raffineria di Gela S.p.a.* (ENI). In data 29 febbraio 2016 (termine ultimo per la presentazione delle manifestazioni di interesse) sono pervenute 10 ipotesi progettuali rispondenti ai requisiti formali dell’Avviso.

Ma anche su questo punto poco o niente è sato fatto-

In questi anni siamo intervenuti più volte per far attivare iI FEG (Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione), previsto nel protocollo d’intesa del Novembre del 2014 che è lo strumento promosso dall’Unione Europea per facilitare il reinserimento professionale dei lavoratori collocati in esubero e dei lavoratori autonomi.

II Fondo, quindi, interviene offrendo un contributo finanziario per cofinanziare pacchetti coordinati e personalizzati di misure di politica attiva del lavoro. Tali interventi completano, senza sovrapporsi, le azioni messe in campo a livello nazionale, regionale e locale, comprese quelle cofinanziate dai Fondi strutturali e, in particolare, Fondo sociale europeo (FSE).

Per il ricollocamento lavorativo del personale appartenente all’indotto abbiamo piu volte proposto di avviare una riqualificazione del personale al fine della definizione e dell’attuazione del piano di politica attiva, mirato alla ricollocazione dei lavoratori interessati, l’ANPAL, in stretto raccordo con la Regione Siciliana doveva definire un progetto DI RIQUALIFICAZIONE dei LAVORATORI DELL’AREA CRISI GELA.

Tra gli indirizzi individuati dalle OO.SS. per l’area di Gela avevamo indicato al Dipartimento del Lavoro dell’impiego e dell’orientamento dei servizi e delle Attività Formative, innumerevoli interventi relativa all’area industriale. In particolare un numero consistente di interventi riguarda il settore ambientale. In virtù di quanto sopra, avevamo presentato un progetto formativo coerente con le migliori prassi internazionali. In questa ottica gli scenari possibili relativi a tali politiche attive sono da rintracciare in percorsi formativi descritti di seguito:

FORMAZIONE SPECIFICA

  1. PERCORSO DI FORMAZIONE DI ADDETTO ALLA TUTELA AMBIENTALE.
  • La gestione dei rifiuti ● La legislazione in materia di salute, sicurezza e igiene ● Gli scarti industriali ● La prevenzione dell’inquinamento ● Lo stoccaggio di rifiuti pericolosi.
  1. PERCORSO DI FORMAZIONE SPECIALISTICA PER ADDETTO ALLA RIMOZIONE, BONIFICA E SMALTIMENTO MATERIALI CONTENENTI AMIANTO.
  • Legislazione in materia di salute, sicurezza e igiene ● Normative sulla rimozione dell’amianto e dei metodi di bonifica ● Normative sull’esposizione alla contaminazione.

Tale programma prevedeva l’avvio della riqualificazione dei lavoratori sulla base delle professionalità ricercate sul territorio. Il Progetto è finalizzato al rilancio delle attività imprenditoriali, alla salvaguardia dei livelli occupazionali, al sostegno dei programmi di investimento e sviluppo imprenditoriale nel territorio dei Comuni appartenenti all’area di crisi industriale complessa di Gela.

Ma per agevolare le nuove iniziative imprenditoriali che siano in grado di assorbire la mano d’opera locale – secondo le specializzazioni così come nella lista di disponibilità occupazionale permanente – serve  mettere a disposizione  i lotti industriali dentro l’area del petrolchimico, gli assets, le utilities ed i servizi.

Mentre sul fronte dell’ ex raffineria l’ Eni ha confermato gli investimenti nel sito di Gela, così che la bioraffineria continua ad essere vista come un esempio di riconversione industriale collocata nell’ottica dell’economia circolare e della transizione ecologica. Ma è pur vero che dalla chiusura della raffineria – dal 2014 ad oggi – si è passati da una fase  negativa  ad una fase  positiva con nuovi impianti  green di terza generazione. Il progetto Argo Cassiopea rappresenta la parte più consistente degli investimenti del protocollo del 2014 e che verrà realizzato tra qualche mese, oltre alla realizzazione di impianti di produzione di bio jet che è il carburante per gli aerei.

E’ necessario puntare nel nostro territorio sulla sostenibilità legata al riciclo della frazione organica un esempio virtuoso è l’impianto pilota Wast to Fuel che permette  di trasformare un rifiuto in Bio-Olio che torna sul mercato per essere utilizzato come carburante per il trasporto marino e per l’autotrazione  e lo fa rispettando l’ambiente. Questo è un esempio  che va sempre in direzione della sostenibilità e dell’economia circolare. Tutto questo riduce i costi in discarica e permette una riduzione della tassa dei rifiuti sia per i cittadini che per le aziende.

Inoltre è importante che Gela diventi “Centro nazionale di Alta tecnologia per l’idrogeno”. I comuni dell’area di crisi si sono già candidati alla manifestazione di interesse per realizzare una filiera completa che comprende il centro di ricerca e la realizzazione di Hydrogen Valley per la produzione, distribuzione e utilizzo dell’idrogeno in sostituzione dei combustibili fossili. Cosi da mettere in campo una super squadra di esperti costituita da partners scientifici di primo piano per la realizzazione del polo tecnologico con la collaborazione dell’università siciliane, Enea CNR e altri istituti di ricerca.

E’ ovvio che per realizzare tutto ciò, c’è bisogno di accelerare i tempi perché ulteriori ritardi potrebbero alimentare le tensioni dei lavoratori disoccupati o in cassa integrazione che sfocerebbero in protesta per il mancato insediamento delle piccole e medie imprese, e che invece potrebbero trovare ricollocazione nelle aree dismesse della ex raffineria di Gela.

Per questi motivi  riteniamo necessario l’avvio della riqualificazione dei lavoratori sulla base delle esigenze e delle professionalità ricercate dalle aziende che verranno ad investire sul territorio attraverso agevolazioni fiscali valorizzando le zone economiche speciali, le Zes.

Bisogna inserire nell’accordo di programma le zone economiche speciali che corrispondono ai comuni già inseriti nei 23 dell’area di crisi complessa, ovvero: Gela, Niscemi, Caltanissetta, Serradifalco, Caltagirone e Vittoria. Proprio le ZES prevedono incentivi fiscali per investimenti fino a 50 milioni di euro, semplificazioni amministrative e accelerazione per interventi di urbanizzazione primaria.

Negli anni si sono registrate a livello nazionale varie normative ( Area di crisi /accordo di programma/ ZES / Contratti Istituzionale di Sviluppo) che hanno cercato di porre un argine al fenomeno della desertificazione con la previsione di incentivare la crescita.

Queste normative hanno il fine di immettere risorse per rivitalizzare ed evitare la scomparsa di questi territori, per questo motivo è necessario metterle a sistema e farle dialogare tra loro in modo da dotare queste aree del giusto peso nella programmazione economica.

E proprio il contratto istituzionale di sviluppo (CIS) permette il dialogo tra comuni in modo da offrire più servizi efficienti ai cittadini/e e alle proprie comunità. Obiettivo primario è il  superamento dell’interesse locale che non è più giustificato e cooperare in progetti di sviluppo sovracomunale , in parole povere si deve guardare oltre i propri confini. Questo dovrà essere un punto riqualificante della strategia.

 

Infine, è innegabile che non ci sia stata in tutti questi anni alcuna attività di coordinamento, infatti, non mai svolto un ruolo propositivo il “Gruppo di coordinamento e controllo” previsto dall’articolo 8 dell’accordo di Programma e di competenza del Ministero dello Sviluppo Economico che si avvale del supporto tecnico di Invitalia. Per questo motivo si propone di avviare un coordinamento locale presieduto dalla Prefettura al fine del monitoraggio delle azioni locali.

Ciò è fondamentale per mettere a punto un sistema integrato nel quale sono chiamati ad interagire interlocutori certi e affidabili, nel rispetto delle tempistiche dettate dall’ Accordo di programma. Serve avviare il monitoraggio, la pianificazione, la programmazione e l’insorgenza di proposte valide. Lo scopo è di eliminare il balletto dello scarico di responsabilità per una rigorosa e definita attuazione dell’accordo.

A seguito dell’Audizione dello scorso 4 maggio in Senato e dalle domande poste dai senatori si precisa quanto segue.

  1. Il sistemaWastetoFuel produce biocarburanti utilizzando la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU), il cosiddetto “umido” costituito dagli scarti alimentari. Un impianto pilota è stato realizzato alla fine del 2018 nella bioraffineria di Gela ed affidato a Eni Rewind: può trattare circa 700 kg di FORSU al giorno. Dal processo Waste to Fuel si ricava dal 3% al 16% di bio-olio (in funzione della composizione della carica in ingresso). Questo può essere utilizzato direttamente come combustibile a basso contenuto di zolfo per il trasporto marittimo o raffinato per ottenere biocarburanti ad alte prestazioni. Dal processo, inoltre, si ricava gas (principalmente biometano e CO2) e fino al 95% di acqua che, una volta depurata, è riutilizzabile per l’irrigazione o all’interno dei cicli produttivi. Oltre ai rifiuti, Waste to Fuel può trattare fanghi di depurazione, potature, scartidell’industria agroalimentare e della grande distribuzione.
  2. Sulla quantificazione degli incontri tenuti a livello locale con la presenza delle OO.SS, si precisa che gli stessi sono stati parecchi, sia in sede prefettizia che presso l’assessorato allo Sviluppo Economico del Comune di Gela, di cui alla presente si allega copia delle richieste di  incontro in nostro possesso, Si sono tenuti, inoltre, anche incontri in merito alle 10 iniziative progettuali che sono pervenute a seguito dell’Avviso esplorativo pubblicato da Sicindustria al fine di realizzare iniziative industriali su aree di proprietà della Raffineria di Gela S.p.a.

 

 

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