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Il Prometeo alle Mura Timoleontee stasera

Il mito degli Dei greci intrappolati nel dolore umano, nell’amore che genera kaos, nel pathos che coinvolge uomini e dei, che produce vendetta. La penna di un uomo, Eschilo legato alla terra di Gela, non può che trasferire i sentimenti dell’uomo nel mito che, intatto arriva al cittadino del XXI secolo, dopo 2500 anni. Nulla è cambiato. Nell’ ‘Era delle automobili, dell’uomo sulla luna, della genetica trasformativa, i moti dell’anima restano intatti. Oggi come allora. E il Mito greco continua ad affascinare. A metterlo in scena ancora una volta con una forma interpretativa, costumi e musiche originali ci ha pensato l’ Associazione culturale Laros di Gino Caudai che porta a Gela, culla di Eschilo la tragedia il 26 agosto alle Mura Timoleontee, ‘Prometo’ per la regia di Patrik Rossi Gastaldi. Una scenografia naturale adeguata alle imponenti scene della tragedia.

La ‘prima’ è stata salutata con entusiasmo  il 7 agosto scorso con una standing ovation per Edoardo Siravo, Silvia Siravo, Ruben Rigillo, Gabriella Casali e Alessandro D’Ambrosi,al Festival Internazionale Teatro Romano Volterra con la prima nazionale del Prometeo di Eschilo. ” Il mito è ancora vivo nella cultura del mondo occidentale – ha commentato Siravo –  Prometeo forse lo è ancora di più. Dietro a questo la metafora meravigliosa dello scontro tra gli uomini ed il potere che domina dalla notte dei tempi”. Poi in giro per l’Italia fino ad arrivare in Sicilia ed a Gela, dove secondo la leggenda, sarebbe finita la vita del tragediografo greco. A completare l’opera già severa i costumi di scena di Annalisa Di Pietro e le musiche di Francesco Verdinelli.

Prometeo (in greco antico: Προμηθεύς, Promethéus, «colui che riflette prima», in latino: Prometheus), è un personaggio della mitologia greca. L’epiteto di Prometeo lo contrappone con uno dei suoi tre fratelli (Epimeteo) che invece è “colui che riflette dopo”.

Prometeo rubò il fuoco agli Dei per darlo al genere umano e la sua azione, che avvenne in antitesi a Zeus ed è posta ai primordi dell’umanità, rappresenta l’origine della condizione esistenziale umana.

Nella storia della cultura occidentale, Prometeo può essere considerato un simbolo di ribellione e di sfida alle autorità od alle imposizioni, così anche come metafora del pensiero ed archetipo di un sapere sciolto dai vincoli del mito, della falsificazione e dell’ideologia.

Il mito di Prometeo è uno dei più importanti delle cultura greca, che segna il rapporto tra gli uomini e gli Dei dell’Olimpo.

Prometeo era un Titano, ossia uno degli dei più antichi , che controllavano l’universo addirittura prima degli dei dell’Olimpo capeggiati da Zeus (Giove, per i romani). Il gigante era cugino di Zeus e grande amico del genere umano, creato dallo stesso Prometeo su incarico di Zeus.

Prometeo aveva 5 coppie di fratelli gemelli, i Titani. Un giorno si ribellarono a Zeus e Prometeo (che aveva previsto la sconfitta dei Titani) e suo fratello Epimeteo (ossia “colui che riflette dopo”) si schierarono dalla parte di Zeus anziché dei Titani. Questo permise a Prometeo di diventare amico degli altri dei dell’Olimpo .

Uno di questi era Atena, figlia di Zeus, che gli insegnò le arti dell’architettura, dell’astronomia, della matematica, della medicina, della metallurgia e anche della navigazione: Prometeo le trasmise agli esseri umani.

Prometeo e suo fratello ricevettero dagli dei anche un certo numero di buone qualità, da distribuire saggiamente fra tutti gli esseri viventi. Epimeteo (che non… usava molto la testa: per questo fu chiamato così!)  distribuì queste buone qualità agli animali, a caso, e dimenticando gli uomini. Così, per rimediare, Prometeo decise di rubare dalla casa di Atena uno scrigno in cui erano riposte l’intelligenza e la memoria, e le donò agli uomini.

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