Attualita

Il farraginoso ciclo burocratico dell’acqua

Gela –  La vicenda acqua sta interessando non solo i cittadini ma anche quanti, impegnati a vario titolo sul territorio, si vogliono spendere in questa battaglia che è di tutti. Il ciclo dell’acqua in natura è semplice, meno quello del sistema burocratico che ha portato alla situazione attuale.

Oggi abbiamo voluto sentire l’arch. Francesco Salinitro, già amministratore del Comune.

Qual è l’organigramma legato alla distribuzione dell’acqua?

“I Comuni hanno come interlocutore naturale l’ATO Idrico (in liquidazione), ma i sindaci sono chiamati dalla Legge 19/2015 a costituire l’ATI in sostituzione dell’ATO idrico in liquidazione.

Le ATI hanno il compito, ai sensi della stessa Legge regionale, della riorganizzazione dell’organismo di controllo, della disciplina degli ambiti territoriali, della gestione e della tariffazione.

L’ATI di Caltanissetta non è ancora costituito, ma anche quelle già costituite faticano a decollare, anche in conseguenza di una sentenza della Corte Costituzionale che ha annullato una serie di articoli della Legge regionale, pur confermando l’obbligo di costituire le ATI.

Nel frattempo l’ATO in liquidazione di Caltanissetta (ormai ex ATO) ha competenze limitatissime sino al punto che non è abilitato neppure a chiedere alla Regione i fondi già disponibili per le “reti”, con il rischio (serissimo) che Gela perda i finanziamenti già assegnati (circa 9 milioni di euro) per l’adeguamento della rete idrica e fognaria di Manfria e Roccazzelle, con la conseguenza che quartieri prive di reti fognarie (Poggio Blasco per esempio) non riescono a trovare neppure un interlocutore che li ascolti.

Caltaqua interloquisce con ATO idrico in liquidazione e tramite esso con l’insieme dei comuni che ne fanno parte, comune di Gela compreso, ma ATO chiamato a risolvere questioni impellenti e urgenti che riguardano i cittadini si dichiara incompetente ad intervenire. Eppure oggi parliamo di tariffe che questo organismo ha avallato”.

E la parte legislativa?

“La Corte Costituzionale con Sentenza n. 93/2017 ha dichiarato nulli alcuni articoli della legge regionale, in particolare quelli che attengono alla GESTIONE e alla TARIFFAZIONE, affermando che “le forme di gestione e le modalità di affidamento al gestore, nonché la disciplina della tariffa del Servizio Idrico Integrato, rientrano nella competenza esclusiva della Stato in materia di tutela della concorrenza e dell’ambiente, fermo restando il rispetto della normativa comunitaria”.

La sentenza ribadisce, altresì, che la disciplina della tariffa del Servizio Idrico Integrato è affidata ad una autorità indipendente statale che è l’AEEGSI.

Intanto i cittadini/utenti continuano a lamentare disservizi di varia natura:

. la non costante e insufficiente distribuzione dell’acqua;

. la scarsa qualità dell’acqua (non bevibile, ma potabile a seconda dei casi e delle interpretazioni semantiche) che costringe l’utenza a rifornirsi di altra acqua (per bere e per cucinare) da ulteriori fornitori.

L’incertezza della fornitura e l’insufficienza della quantità erogata, costringe l’utenza a dotarsi di impianti e accessori di varia natura per l’accumulo del prezioso liquido, facendo schizzare ancora più in alto il costo complessivo del bene ACQUA”.

Quindi il costo è giustificato?

“Il costo della fornitura è perciò eccessivo, anche rispetto ad altri contesti isolani e nazionali, non solo per ciò che troviamo in bolletta, ma anche per gli ulteriori costi aggiuntivi, per non parlare poi dei costi non immediatamente leggibili quali la deturpazione ambientale e paesaggistica per la miriade di vasche multiforme e multicolori che deturpano i nostri tetti.

Si registrano continue rotture nella rete di distribuzione dell’acqua, ma anche nella stessa rete fognaria che è di là dall’essere completata. Conseguono inconvenienti di varia natura sino a possibili interferenze tra le condotte ammalorate e il terreno circostante;

Caltaqua tende a deresponsabilizzare se stessa sulla scarsa qualità dell’acqua indicando il suo fornitore “Sicilia Acque” come possibile responsabile. Possibile che così sia, ma il cittadino paga le bollette a Caltaqua ed è questa società che deve rispondere al suo cliente e garantirlo sulla qualità di ciò che gli vende.

Se il prodotto è scadente già alla fonte è Caltaqua che deve preoccuparsi di acquistare un buon prodotto. E’ Caltaqua che deve farsi parte diligente presso il suo fornitore perché gli fornisca acqua con i requisiti di “potabilità” che (immagino) sia la condizione prima contrattuale che definisce il rapporto tra ATO (i comuni) e il Gestore.

Caltaqua deve garantire la bontà della fornitura, non c’è dubbio e, se necessario, deve procedere essa stessa alla depurazione dell’acqua qualora ne necessitasse (o pretendere che lo faccia “Sicilia Acque” se questa, secondo Caltaqua, fosse la Società che deve farsene contrattualmente carico)”.

 

Nella situazione data sussistono le condizioni per sospendere il pagamento delle bollette e per richiedere un congruo risarcimento?

 

“Ai legali la risposta, una risposta che non può non partire dal contratto e di come i soggetti chiamati a gestirlo lo hanno applicato, come hanno effettuato i controlli, come hanno organizzato gli uffici per conoscere e monitorare le attività e le denunce, come e se, hanno applicato sanzioni, come hanno verificato i resoconti e la bontà dei lavori di ammodernamento delle reti finanziati con cospicui fondi pubblici.

Partire dal contratto, quindi, verificare note e relazioni, accertare violazioni (di chiunque) se ce ne sono. Va da sè che azioni risarcitorie e/o la risoluzione del contratto tra ex ATO in liquidazione (ora ATI da costituire) e Caltaqua, conseguono questo lavoro preliminare.

Va da se che non riesco ad immaginare un contratto che possa legittimare le disfunzioni (certe) che i cittadini constatano e lamentano frequentemente, perché così fosse allora si aprirebbe una ulteriore e ben più grave capitolo che riguarderebbe la legittimità dello stesso atto contrattuale. A proposito, chi l’ha visto?

Il resto riguarda il dopo, la necessità di non rimanere vincolati ad un gestore anche se inadempiente, e allora penso al referendum sull’acqua pubblica che ha avuto un risultato chiarissimo e plebiscitario. Un referendum che, purtroppo, con vari stratagemmi, sostanzialmente disatteso”.

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